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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2012
PRIMO PIANO AGROALIMENTARE - Home Page
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FERRUA: «Il settore agroindustriale non puÒ essere lasciato solo»

LIBERALIZZAZIONI: «Penalizzate le aziende di trasformazione del pomodoro»

SENESI: «Massima coesione per vincere sui mercati»

ARTICOLO 62: «Opportuno attenuare l'obbligo della forma scritta»


SENESI: «Massima coesione per vincere sui mercati»

di Raffaella Venerando


FRANCESCO SENESI Presidente Gruppo Alimentare Confindustria Salerno

Presidente Senesi, il Distretto agroalimentare salernitano è un autentico patrimonio per il nostro territorio: quali caratteristiche ne garantiscono, oltre che la forza, l'unicità?
Le aziende che operano nel perimetro del distretto (che si estende in ben 20 comuni del Salernitano e in quattro della provincia di Napoli) riescono ad esprimere il valore aggiunto di una qualità molto elevata in stretta simbiosi con la vocazione territoriale legata essenzialmente alla tradizione della trasformazione di un prodotto, il pomodoro, che è diventato sinonimo di "made in Italy" nel mondo. Uno dei pochi casi dove non conta soltanto il prodotto, ma il "saper fare" che non è facilmente replicabile altrove.

Il tessuto produttivo però è fortemente frammentato e, questo, non è l'unico limite delle aziende del comparto…

La frammentazione del tessuto produttivo non è un problema solo dell'agroalimentare, ma dell'intero sistema-Paese e ancor più del Mezzogiorno. Ma al di là della polverizzazione del circuito delle aziende preoccupa la scarsa capacità di aggregazione nel momento saliente della commercializzazione delle produzioni: pur "comprendendo" le gelosie tipicamente meridionali rispetto ai marchi e ai prodotti, è davvero poco giustificabile non mettere in campo strategie commerciali comuni soprattutto nella difficile sfida dell'internazionalizzazione.

Spesso inoltre industriali e agricoltori non riescono a fare squadra, anzi, stanno su due fronti opposti. Ma la partita non è la stessa e per vincere non converrebbe allearsi?
Questo è un altro problema che come Confindustria Salerno stiamo affrontando attraverso la costituzione di un tavolo comune con le organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo. Nei prossimi giorni presenteremo ufficialmente l'attivazione di un accordo per la tracciabilità delle produzioni che fanno riferimento alla filiera agroalimentare. È un primo passo proprio nella direzione dell'accordo complessivo sulle quote di produzione del pomodoro. Anche se devo sottolineare che la nostra associazione dei conservieri, l'Anicav, su questo fronte sta profondendo il massimo sforzo.Naturalmente, occorre trovare il giusto punto di equilibrio: non è una cosa semplice, ma è un obiettivo troppo importante per non essere raggiunto con senso di responsabilità da parte di tutte le componenti.

L'idea di realizzare un marchio del pomodoro pelato sta avanzando?
Perché sarebbe importante si realizzasse e cosa osta alla sua concreta affermazione?

Se lei si riferisce ad un marchio di distretto, anche su questo fronte mi risulta che si sta lavorando. Permangono le difficoltà alle quali accennavo prima, ma credo anche che siamo tutti consapevoli che è il momento della responsabilità. Più che dividerci, è il momento di fare squadra, di mettere in campo i nostri punti di forza, non quelli di debolezza.

E il riconoscimento Igp del pelato?
È un altro degli obiettivi strategici che deve rientrare in un quadro complessivo di accordi e di alleanze territoriali in grado di conferire alle imprese della nostra provincia un ulteriore elemento di competitività. Ripeto: è il momento della massima coesione perché solo in questo modo riaffermeremo la nostra leadership in un segmento produttivo di elevatissimo appeal internazionale. Non è questione di competizione tra distretto del Nord e distretto del Sud. Questa è una visione miope: il vero campo di gioco sono i mercati dei Paesi emergenti. È su quel terreno che dobbiamo cogliere l'occasione di consolidare la crescita delle nostre aziende, in attesa della ripresa del mercato interno troppo compresso dalla crisi in area euro.

Sempre limitandoci al distretto del pomodoro, da più parti si voleva costruire un'alleanza transregionale tra Campania e Puglia proprio in vista di una maggiore tutela del prodotto. Si riuscirà in questa azione? A chi gioverebbe? Le differenze legislative tra le due regioni (penso ad esempio alla questione del terreno di primo lavaggio) sono un ostacolo insormontabile?
Non ridurrei tutto ad una questione tecnico-normativa. Il problema è più vasto: occorre una piena convergenza dal punto di vista dell'attivazione di politiche industriali di ampio respiro. Occorre che la Regione Campania colga appieno le potenzialità dell'agro-alimentare non solo in provincia di Salerno ma anche nelle altre province. E, invece, manca una visione operativa, concreta: infrastrutture, logistica integrata, banda larga, marketing e sostegno per le imprese che internazionalizzano, innovazione tecnologica, solo per fare qualche esempio pratico. Quanto agli accordi trans-regionali ben vengano, ma non mi sembra un cammino in discesa.


LEGGE 205/2008: IL RISCHIO È CHE LE AZIENDE DI TRASFORMAZIONE ABBANDONINO LA DOP

A CURA DELL'UFFICIO COMUNICAZIONE E STAMPA DI CONFINDUSTRIA CASERTA

Allo scopo di condividere analisi e soluzione delle problematiche che attanagliano la filiera bufalina, presso la sede di Confindustria Caserta si è svolto – lo scorso 31 ottobre - l'incontro congiunto della Sezione Lattiero-casearia dell'associazione datoriale di Terra di Lavoro, presieduta da Lino Fierro, con il Gruppo Alimentare di Confindustria Salerno, rappresentato dal Vice Presidente Marino Pezzullo. A conclusione di un'ampia, franca e approfondita discussione gli imprenditori Casertani e Salernitani del settore hanno espresso forti perplessità e unanimi riserve in merito all'applicazione della legge n. 205 del 2008. La norma in questione, infatti, pone enormi vincoli al comparto, costringendo le imprese di trasformazione a costruire nuovi stabilimenti per diversificare la produzione a denominazione protetta dagli altri formaggi tipici della produzione industriale locale. Perplessità e riserve motivate dalla difficile congiuntura economica globale che da quattro anni, ormai, attanaglia il sistema economico nel suo complesso, i cui riflessi sono stati avvertiti in maniera particolarmente più dura – se possibile – proprio dalla filiera bufalina. Gli imprenditori del comparto lattiero-caseario, infatti, non sono oggettivamente pronti a sostenere gli investimenti che la richiamata norma impone, e temono, anzi, ulteriori riflessi negativi rispetto agli scenari che si stanno già da quest'anno delineando. Per gli imprenditori casertani e salernitani, la strada è quella di rafforzare tutte quelle azioni finalizzate alla costante e sempre massima trasparenza nel settore, che trova nel disciplinare Dop la più elevata protezione e garanzia. Contestualmente, infatti, le Sezioni confindustriali del comparto lattiero-caseario invitano tutti i soggetti economici ed Istituzionali vario titolo preposti a garanzia del settore, a valutare attentamente le conseguenze di provvedimenti che già nei prossimi mesi, potrebbero causare la fuoriuscita di moltissime le imprese dalla Dop.

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