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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2012
PRIMO PIANO AGROALIMENTARE - Home Page
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FERRUA: «Il settore agroindustriale non puÒ essere lasciato solo»

LIBERALIZZAZIONI: «Penalizzate le aziende di trasformazione del pomodoro»

SENESI: «Massima coesione per vincere sui mercati»

ARTICOLO 62: «Opportuno attenuare l'obbligo della forma scritta»


LIBERALIZZAZIONI: «Penalizzate le aziende di trasformazione del pomodoro»

di Raffaella Venerando


ANNIBALE PANCRAZIO Presidente Anicav

L'articolo 62 del Decreto Liberalizzazioni – di recente approvato – obbligherà le aziende alimentari, incluse quelle di ristorazione, a pagare le merci entro massimo 30 giorni per quelle fresche e 60 per le restanti. Bene l'obiettivo di complessivo riequilibrio della filiera, ma andava considerata la peculiarità delle aziende di trasformazione del pomodoro, vero?
Vuole spiegarci meglio? Rispetto agli altri settori dell'agroalimentare, il comparto della trasformazione del pomodoro presenta delle peculiarità che rendono più critica l'applicazione dell'articolo 62. Infatti, essendo quella del pomodoro da industria una stagionalità corta, che si esaurisce nell'arco di 45/55 giorni, le nostre imprese si troverebbero nel giro di 2 mesi a dover pagare l'intero costo della materia prima che rappresenta mediamente il 35/40% del costo del prodotto finito, mentre gli incassi - derivanti dalle vendite del prodotto finito - avvengono nell'arco dei 12 mesi successivi alla trasformazione. E, vista la pesantezza finanziaria che attualmente sta vivendo il nostro comparto, si verrà a creare una situazione particolarmente onerosa che rischierebbe di pregiudicare seriamente la vita delle imprese di trasformazione. Il nostro settore, inoltre, nell'applicazione dell'art. 62, risente anche della discriminazione con le cooperative di autotrasformazione – per le quali non trova applicazione la norma per la parte relativa all'acquisto del prodotto fresco - in quanto per queste si tratta non di acquisto da terzi, ma di conferimento da parte dei soci. Se a questo aggiungiamo tutta una serie di vantaggi sia di natura fiscale che di accesso a contributi comunitari è facile immaginare quale sia lo svantaggio competitivo per le aziende del sistema industriale.


Nonostante i dubbi e le criticità sollevate anche da Confindustria, la norma non ha subito alcuna variazione. Crede che ci sarà comunque modo e tempo per rettifiche? Quali si renderebbero necessarie ?
La norma ormai è stata approvata, per cui non sono più possibili deroghe, né rinvii; tuttavia restano irrisolte numerose questioni soprattutto di tipo operativo. Da diversi tavoli istituzionali è emersa la necessità che nei decreti di attuazione venga data risposta a tutti i dubbi applicativi e, a tale proposito, nell'ultima Assemblea di Federalimentare, svoltasi il 21 novembre scorso, è stato deciso di dare mandato alle Associazioni di raccogliere tutte le particolari fattispecie rilevate nell'applicazione dell'art. 62 nei settori di competenza. Come Anicav - Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali - siamo impegnati a rilevare tali problematicità per il settore conserviero in generale e l'industria della trasformazione del pomodoro fresco in particolare.La direttiva europea 2011/7/UE - cui si ispira l'articolo 62 - non esclude che venditore e compratore si accordino sui tempi di pagamento, andando anche oltre i 60 giorni fissati per legge, purché ciò non pregiudichi i legittimi interessi del creditore. Questa facoltà però non è stata estesa al settore agroalimentare. Poteva invece essere utile? Poteva certamente avere una sua utilità. Infatti, come già detto precedentemente, per il settore che rappresento si avverte la necessità di sanare il disequilibrio tra i termini di pagamento per l'acquisto della materia prima fresca a 30 giorni e le vendite dei prodotti finiti per i 12 mesi successivi a 60 giorni. È chiaro, che lasciare particolare discrezionalità nei contratti di fornitura, come prevede la direttiva, significherebbe dare più forza a chi ha un maggiore potere contrattuale, snaturando lo spirito dell'articolo 62. Tuttavia, a mio parere, sarebbe auspicabile prevedere l'introduzione di elementi di cornice, anche attraverso contratti quadro di filiera, che regolamentino in modo generale le procedure e che, in particolare, favoriscano un rapporto nuovo di filiera fra parte agricola e parte industriale per l'acquisto della materia prima fresca.

Criticità interessano soprattutto quelle aziende che lavorano con l'estero. Quali le particolari difficoltà per le aziende esportatrici?
Il vero problema è che, mentre le aziende che vendono in Italia finalmente hanno un vantaggio ad incassare le vendite in tempi certi, quelle che vendono all'estero si vedono compromettere ancora di più l'aggravio finanziario perché dovranno rinunciare al pagamento della materia prima fresca, come avveniva finora, in più tranches, vale a dire a partire da settembre/ottobre finendo a gennaio/febbraio dell'altro anno. Stante così le cose, invece, dalla prossima campagna di trasformazione la materia prima agricola dovrà essere pagata a 60 giorni, peggiorando ancora di più l'onere finanziario di un settore già fortemente sottocapitalizzato che, da sempre, lavora un mese e mezzo merce che sarà poi venduta nei tredici mesi seguenti.

Passando ad altro tema, il pomodoro San Marzano è uno dei prodotti alimentari più taroccato, insieme a mozzarelle, olio extravergine d'oliva, prodotti ittici e vino: a dirlo "Italia a tavola 2012", il IX rapporto sulla sicurezza alimentare del Movimento difesa del cittadino e Legambiente. Ma quali numeri fa registrare la contraffazione nel suo ambito e quali sono i danni cagionati da questo fenomeno?

Certo, il fenomeno è diffuso, non posso negarlo. Tuttavia, il Consorzio di tutela del Pomodoro San Marzano, presieduto dal nostro past president Pasquale D'Acunzi, sta mettendo a punto uno studio finalizzato all'individuazione all'individuazione di ulteriori strumenti di tutela e di controllo delle produzioni, oltre quelli già esistenti, per la salvaguardia del made in Italy e dei consumatori. Per tale ragione seguo direttamente con attenzione, da componente per Federalimentare, i lavori del Comitato di Confindustria Nazionale per la lotta alla Contraffazione e la Tutela del Made in Italy, presieduto dall'amica e collega presidente di Assica – Lisa Ferrarini. Anche come ANICAV stiamo lavorando sulla possibilità di trovare una forma di valorizzazione del pomodoro pelato, anche in sinergia con il San Marzano, che si ponga l'obiettivo di "esaltare" le qualità del prodotto e le sue proprietà organolettiche. Un riconoscimento della garanzia del prodotto, infatti, avrebbe ripercussioni favorevoli sul mercato del pomodoro pelato italiano, che ricordo a tutti è un prodotto unico al mondo.


Volendo lanciarsi in una prospettiva a breve termine, invece, quale potrebbe essere l'andamento del settore agroalimentare e conserviero per i prossimi mesi?
Quest'anno abbiamo implementato un'attività di monitoraggio dei dati relativi alle giacenze e ai prodotti finiti, per fornire alle aziende un utile strumento di lavoro per avviare un'attività di programmazione e pianificazione al fine di evitare speculazioni di mercato. Questo, insieme al buon andamento della campagna di trasformazione appena conclusa, ci fa ben sperare per il futuro al quale guardiamo con un soddisfacente ottimismo. C'è, sicuramente, ancora molto da lavorare, in particolar modo per quanto riguarda il dialogo con la parte agricola: sarà necessaria la costruzione di una filiera più efficiente e più competitiva, che deve passare, in primo luogo, attraverso il potenziamento del ruolo dell'Organismo Interprofessionale Nazionale, quale sede di confronto, di negoziazione e di programmazione. Il dialogo interprofessionale dovrà rappresentare la leva principale del rilancio del nostro settore. Per questa ragione la nostra associazione (ANICAV) è alla guida del gruppo di lavoro del "pomodoro da industria", di cui è guida Gennaro Lodato Jr. che ringrazio per la sua cortese disponibilità. Riteniamo che vada oramai perseguita una posizione di forte accordo e cooperazione con la parte agricola di concerto con le istituzioni regionali e nazionali. Il lavoro è tanto, difficile, impegnativo, ma con la squadra di imprenditori che in questi ultimi mesi stiamo mettendo in campo crediamo di poter avere un nuovo e positivo sviluppo.

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