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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2012
L'OPINIONE - Home Page
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GOVERNO MONTI, IL BILANCIO DI UN ANNO I provvedimenti a favore delle imprese


di Raffaella Venerando

FRANCESCO DAVERI
Economista

Professore, il Governo Monti fin da subito si è contraddistinto per le sue manovre improntate più al rigore che allo sviluppo. C'è da dire però che molti di questi provvedimenti normativi, anche i più datati, sono ben lontani dal dirsi conclusi…Di quanto è stato fatto per le imprese, cosa promuove e perchè?
Prima di commentare cosa è stato fatto e cosa no, e cosa è stato completato e cosa no per le imprese, vorrei ricordare qualche dato preliminare. I dati di demografia delle imprese ci dicono che in Italia non nascono poche imprese rispetto agli altri paesi. Piuttosto, di quelle nate ne muoiono tante e quelle che sopravvivono non diventano grandi. Questi pochi fatti suggeriscono che semplificare e ridurre gli adempimenti burocratici è importante per rilanciare il Made in Italy, ma non è tutto. Detto questo, il Governo Monti ha prodotto una serie di interventi legislativi, alcuni dei quali all'interno di pacchetti denominati "Sviluppo" o "Sviluppobis". Ma è nel decreto "salva Italia" che si trovano la maggior parte degli interventi in favore delle imprese, soprattutto di quelle già esistenti. La misura qualitativamente più importante, anche perché già operativa sull'anno fiscale 2011 è l'Ace, l'aiuto alla crescita economica (in inglese Allowance for Corporate Equity), introdotto dall'articolo 1 del decreto legge 201/2011. La norma prevede un incentivo fiscale al rafforzamento della struttura patrimoniale delle imprese con l'esclusione del rendimento normale del nuovo capitale investito e degli utili reinvestiti dal calcolo del reddito d'impresa. Il rendimento normale viene fissato al 3 per cento fino al 2013. L'Ace è, in linea di principio, un'ottima idea: il debito finanziario sul totale del capitale proprio è molto più alto in Italia che in Francia e in Germania. Ma il capitale proprio servirebbe, altrimenti è difficile finanziare gli investimenti nel capitale intangibile - ricerca, software, competenze e risorse umane – gli investimenti che fanno la differenza nel mondo dominato da internet, e certo non solo nei settori ad alta tecnologia ma anche in quelli più tradizionali in cui l'Italia è spesso leader Le banche finanziano volentieri l'acquisto di un capannone che può essere dato in garanzia, molto meno l'apertura di una software house. E così, l'Ace è un'ottima idea. È un'ottima idea anche se non nuova: era già prevista nella legge di delega fiscale di Tremonti, il quale, a sua volta, si era presto pentito di avere incautamente cancellato la Dit (dual income tax) di Vincenzo Visco. Ma, dopo tutto, la politica non è l'università: copiare o attuare una buona idea di un governo precedente non è un delitto, anzi a volte si chiama imparare dalle "best practice" di chi è venuto prima, il che suona molto meglio. Va anche detto che l'Ace è per ora destinata ad avere efficacia limitata: per funzionare ha bisogno che ci siano gli utili e gli aumenti di capitale. Invece la redditività aziendale è al palo daquando l'economia italiana è rientrata in recessione nel secondo semestre 2011, e così pure gli investimenti. Ma quando (se?) l'economia ripartirà nel 2013, l'Ace sarà un utile volano di crescita addizionale.

Si salva solo l'Ace come buona idea?
No, a sostegno alle imprese già esistenti, sempre con il decreto "salva Italia", è stata introdotta la tanto auspicata svalutazione fiscale, rendendo interamente deducibile l'Irap sul costo del lavoro dall'imposta sui redditi personali (Irpef ) e da quella sul reddito delle società (Ires) relativi all'anno 2012. È una misura molto importante: in passato la deduzione era limitata solo al 10 per cento di questo costo. Per ora, però, l'effetto del taglio dell'Irap non si vede perché è a valere sull'anno 2012. Quello che per il momento si vede è l'effetto dell'altra parte della svalutazione fiscale, che si compone non solo delle misure che, riducendo il costo del lavoro, incoraggiano le esportazioni, ma anche di quelle che scoraggiano le importazioni. E l'aumento dell'Iva al 21 per cento introdotto dal governo Berlusconi a partire dal settembre 2011 colpisce i consumi e quindi le importazioni, ma non i prodotti esportati. Gli ulteriori aumenti dell'Iva di 1 o 2 punti necessari a far quadrare i conti e a rispettare gli impegni con l'Europa per il 2013 sono oggetto di discussione in Parlamento. Per ora, dunque, ciò che si vede della cosiddetta svalutazione fiscale è quella che tutti, tranne qualche economista pudico, chiamano stangata sui consumi – forse inevitabile, ma pur sempre stangata.

Cosa, invece, resta ancora da fare?
Nei decreti successivi al "salva Italia" il Governo ha adottato una varietà di provvedimenti di semplificazione amministrativa, contabile e fiscale che dovrebbero favorire l'inizio e la conduzione della normale attività economica delle piccole imprese. Ma - come ricordava anche lei - stando al monitoraggio de Il Sole-24Ore sullo stato di attuazione effettiva delle riforme, i regolamenti per rendere le verifiche proporzionali al rischio dell'attività da verificare sono di là da venire e il regolamento sull'autorizzazione unica ambientale - volto a ridurre gli oneri del rispetto della legge per le imprese - è ancora in attesa di un'approvazione definitiva. Nei provvedimenti più recenti (decreto "Sviluppo-bis" del 18 ottobre 2012) il Governo si è ricordato delle start-up, delle imprese innovative non ancora nate e ha predisposto misure in loro favore, sia in termini di deroghe in materia di diritto societario che di carattere fiscale e contributivo. Se ne avvantaggiano le imprese che rientrano nella fattispecie delle start-up innovative, cioè quelle che investono più del 30 per cento dei loro costi o produzione in ricerca o che impieghino ricercatori o dottori di ricerca per più del 30 per cento dei loro occupati o ancora che siano assegnatarie di diritti di proprietà industriali di varia natura. Sempre con l'obiettivo di semplificare la vita economica delle imprese esistenti o potenziali, con il decreto "cresci Italia" (insieme ad altre misure intese ad accrescere la concorrenzialità dei mercati) sono diventati immediatamente operativi i nuovi tribunali specializzati per le imprese che hanno competenza, anche in materia di marchi e brevetti. Una loro più efficace tutela è nell'interesse del made in Italy, che vive (o muore) della commercializzazione e dell'appropriazione di idee.

Una peculiarità di questo Governo è stata – più di una volta – pensare delle soluzioni senza farsi, paradossalmente, i conti…un caso emblematico è quello dell'Ice (l'Istituto per il Commercio Estero), cancellato per la sfiducia dell'allora ministro dell'Economia Tremonti e re-istituito dal decreto "salva Italia" senza però disporre dei fondi per farlo funzionare. Ma sarà utile davvero per le imprese?
Sarà utile se sarà concepito, non come un carrozzone di Stato pieno di sedi in Italia, ma come un organismo snello che accompagni l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane che vanno in mercati lontani. Per ora ci sono progetti in via di lenta attuazione e il suo presidente, Riccardo Monti, che ha recentemente dichiarato al Sole-24Ore di essere quotidianamente impegnato a sollecitare lo sblocco degli "ultimi passaggi amministrativi e contabili" che rendano operativa la rinnovata Agenzia. Con la ripresa del mercato interno non certo in vista, il nuovo Ice serve e in fretta.

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