di Alfonso Amendola Dip. di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione, Università di Salerno - Direttore Artistico "Mediateca MARTE"
IL PESO LEGGERO DELL'ARTE CERAMICA
Grava un pregiudizio sull'arte della ceramica. Un pregiudizio di un "genere", uno "stile", un "materiale" principalmente legato ad uno sguardo ancorato alla tradizione, ad un contesto che difficilmente si "contamina" con la contemporaneità e soprattutto legato ai modelli di un'espressione prioritariamente dentro le "vocazioni" del territorio.
Sia ben chiaro, nulla da eccepire, ma chi (come chi scrive) continua a guardare ai flussi del contemporaneo e agli assalti del nuovo, raramente s'appassiona alla ceramica.
Illuminazione d'immenso, quindi, incontrare nel suo primo passo itinerante, la mostra "Peso alle immagini" (prossimamente in esposizione in diverse gallerie italiane). L'obiettivo di questo progetto, curato da Pierfrancesco Solimene e Rosario Vicidomini, è appunto la contaminazione, la frattura, l'eversione, il taglio plurale tra il "disegno contemporaneo e la centenaria tradizione della ceramica salernitana". Sulla scena di questo innovativo "set" troviamo 18 illustratori, pittori, grafici e street artists - italiani e stranieri - che si sono confrontati con la pratica artigianale della ceramica nel corso di 6 workshop realizzati quest'estate presso il laboratorio "Solimene Art". Gli artisti - tutti originali narratori di sguardi obliqui che guardano alle culture di massa, agli immaginari popolari, alla televisione, allo scenario metropolitano - sono: Luca Caimmi, Mara Cerri, Cyop & Kaf, Anna Deflorian, DEM, Anton Engel, Lilli Gärtner, Magda Guidi, Eva Montanari, Marino Neri, Guido Pigni, Cristina Portolano, Beatrice Pucci, Sylvie Ringer, Marco Smacchia, Alice Socal, Marco Tabilio, Luca Vagnini. Artefici di una riuscita miscela che amalgama stili, tecniche, saperi, tensioni espressive. Il tutto guardando, con una potente impronta visionaria, allo straordinario "periodo tedesco" vietrese. Quel periodo che seppe indicare una radicale variazione all'interno del sistema decorativo delle ceramiche tradizionali. Con immediata chiarezza i due curatori ci indicano i loro orizzonti: «Ci interessa il periodo tedesco della ceramica vietrese in quanto, pittori, illustratori, approcciandosi liberamente alla ceramica, seppero creare, in primitiva semplicità, un'arte autentica che traeva ispirazione dalle suggestioni territoriali.
Erano stranieri, per lo più di origine tedesca, che, attratti dall'esotismo della costiera amalfitana, vennero a lavorare nelle fabbriche di ceramica salernitane tra gli anni Venti e la seconda guerra mondiale.
Oggi, partendo da questo esempio, in un contesto storico in cui la fruizione delle immagini avviene, per la quasi totalità, attraverso internet ed in cui l'immaterialità comoda va di pari passo con una sempre maggiore superficialità, ridare peso e corpo alle cose è, per noi, semplicemente una necessità».
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