CAMPANIA, mancano le condizioni di contorno per un turismo di qualitÀ
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CAMPANIA, mancano le condizioni di contorno per un turismo di qualitÀ
di Raffaella Venerando
LORENZO CINQUE
Presidente Regionale Gruppo Turismo Confindustria Campania
Presidente, qual è la fotografia del settore turismo in Campania?
Il comparto turistico campano attende oramai da vent'anni la legge definitiva che regoli il settore, dopo che la giunta regionale ne ha varato la bozza, e che metta ordine tra gli organismi che ne detengono la governance. Vero è che la politica, oltre che legiferare in materia, altro non può spingersi a fare perché la diretta conoscenza del comparto possono averla solo gli addetti ai lavori, le imprese turistiche, e solo e soltanto questi hanno facoltà di proporre cosa sia più opportuno fare per il rilancio del settore. Gli interventi utili per incrementare i numeri del flusso turistico sono gli stessi da anni: per creare un contesto davvero competitivo per il nostro turismo le imprese dovrebbero avere le giuste condizioni di contorno. In primis, ovviamente, ci sono le infrastrutture e i trasporti che rappresentano una condizione indispensabile per poter concorrere con gli altri paesi. Possiamo anche vantare bellezze straordinarie, ma se poi queste sono difficili da raggiungere il rischio rimane sempre lo stesso, quello di rimanere ai margini dello sviluppo economico. Non è di certo retorica ricordare che il ritardo infrastrutturale del nostro Paese è senza eguali, di qualunque infrastruttura si tratti: autostrade, ferrovie, metropolitane, porti, aeroporti, lo sviluppo di ognuna di queste sconta un ritardo sconcertante ormai non più sostenibile. Senza questi interventi il rilancio del settore, specie nella nostra regione, resta un puro enunciato propagandistico.
Chi vince e chi perde nella nostra regione?
Complicato rispondere perché bisognerebbe capire chi vince, perché vince, o a discapito di chi. Negli ultimi anni abbiamo creduto che dare vita a un maggior numero di aziende turistico-ricettive ci mettesse di per sé nelle condizioni di essere vincenti.Tutt'altro. "Più strutture non equivale infatti proporzionalmente e necessariamente a una maggiore garanzia di qualità. La legge sui bed and breakfast, ad esempio, ha stravolto la figura di chi fa turismo. Era forse opportuno concedere questo tipo di licenze per territori non già saturi di strutture alberghiere perché il proliferare dei b&b – più economici ma in taluni casi meno professionali delle nostre medie imprese che invece necessitano dell'impiego di specifiche risorse, e non della sola e normale organizzazione familiare – ha compromesso gli equilibri. Bisognava dare slancio a questa fetta di offerta turistica, ma bisognava farla decollare in aree ancora da sviluppare. Un altro problema poi è relativo agli ormai troppovecchi Put, Piani Urbanistici Territoriali, che spesso impongono alle strutture ricettive dei vincoli non più in linea con le trasformazioni reali del territorio. Se semplificazione deve esserci, che sia estesa e davvero efficace.
Chi oggi viene in vacanza nella nostra regione? Con quali aspettative?
In alcuni periodi, i turisti sono rappresentati in larga parte da nuclei familiari attratti dalle bellezze culturali e paesaggistiche del nostro territorio; in quasi tutte le stagioni invece larga è la fetta di giovani che sceglie la Campania addirittura come location per le proprie nozze. Rispetto all'offerta culturale però mi preme porre l'accento su di un aspetto: se i circa 256 musei campani – più o meno importanti, più o meno grandi – fossero messi in rete come si verifica in altri posti del mondo, sicuramente il numero di arrivi nella nostra regione salirebbe con positive ricadute per tutto il comparto, anche perché si potrebbe contare su afflussi extra stagionali.
Tasse, balzelli e ora anche l'Imu rappresentano un altro aggravio considerevole per il comparto. Come sarebbe possibile ovviare a una pressione fiscale così soffocante?
Quando tutti correvano alla verifica degli esiti catastali, noi ponemmo una questione: la maggioranza degli alberghi sono considerati opifici – e quindi non unità abitative – per cui hanno estimi catastali altissimi che danno sì la possibilità di richiedere mutui e prestiti con maggiore facilità, ma, per converso, comportano un'elevata tassazione. La nostra richiesta quindi allo Stato è di rivedere certi parametri distinguendo ad esempio un D1 con poco personale da un altro D1 che invece offre un'occupazione più consistente. Il rischio è che per limitare i danni che derivano da una tassazione eccessiva, si mettano fuori del circuito professionale unità lavorative.
La riforma del mercato del lavoro ha ridotto la tipologia dei contratti. Anche questo può essere un punto dolente per il settore, considerata l'elevata stagionalità?
La riforma Fornero non ha tenuto affatto in considerazione il comparto turistico, ponendo paletti – ad esempio - per la riassunzione delle risorse. All'interno della propria pianta organica anche gli alberghi con maggiore personale hanno collaboratori stagionali, pure quelli aperti tutto l'anno. Il nostro problemaè quindi oggi quello di avere uno strumento che ci permetta di assumente le persone a tempo, perché il nostro lavoro non è determinato, anzi riflette e subisce le influenze di variabili che non dipendono esclusivamente dal mercato ma anche da altri fattori imponderabili come le condizioni climatiche. A questa problematica bisognerebbe dare risposte efficaci e certe.
Chiudiamo in positivo: Confindustria Campania su quali progetti o iniziative sta concentrando i propri sforzi e in vista di quali obiettivi?
Confindustria Campania sta spingendo per la promozione del piano di azione e di coesione certa che se il benessere diventa pervicace sul territorio, il benessere a cascata si propagherà anche nel comparto turistico. |