CAMPANIA, mancano le condizioni di contorno per un turismo di qualitÀ
DESTINAZIONE SALERNO Grandi eventi e non solo
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LA PAROLA A ...
LUCI E OMBRE DEL COMPARTO TURISTICO NEL SALERNITANO
COSTIERA AMALFITANA E CINQUETERREA CONFRONTO
NON ESISTE BUON TURISMO SE NON C'È BUONA VIVIBILITÀ
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LUCI E OMBRE DEL COMPARTO TURISTICO NEL SALERNITANO
ALDO D'ELIA
Docente di Management del Turismo presso l'Unisob di Napoli Esperto e autore de Il Sole 24 Ore
aldodelia@finturismo.it
Il turismo nella provincia di Salerno segue generalmente l'andamento e le alterne vicende del settore a livello nazionale, di cui però riesce a "sovraperformare" alcuni aspetti essenziali come ad esempio la permanenza media (5,9 giornate contro le 3,89 della media nazionale) e l'incremento degli arrivi di turisti: mentre l'Italia nel suo complesso cresce dello 0,5% nel biennio 2009/2010 e la Campania poco di più, Salerno e la sua provincia crescono nello stesso periodo di oltre 15 punti percentuali.
Salerno, infatti, la troviamo con un indicatore di 32,6 nel ranking delle province italiane a elevata incidenza di stranieri, laddove Roma e la sua provincia sono a 75,4.
Davvero considerevole per continuare sulla scia dei dati positivi risulta essere poi il peso dell'economia del turismo salernitano su quella regionale: a livello di presenze la provincia di Salerno contribuisce per oltre il 40% sul totale regionale, stessa percentuale per quanto riguarda i posti letto con una media di una sessantina per esercizio, con un forte picco per gli esercizi extra-ricettivi (villaggi, campeggi, ecc.) che sfiorano il 75% della dotazione regionale e fanno della provincia di Salerno la prima provincia italiana in questo segmento ricettivo. Le sole località di Capaccio, Amalfi, Positano, Ravello valgono da sole 1,2 milioni di presenze con un'incidenza altissima di turismo estero a valuta pregiata. Notevoli gli sforzi del capoluogo che si avvia a raggiungere quota 2500 posti letto alberghieri per quasi 180.000 presenze annue a fronte di risorse turistiche relativamente importanti rispetto al resto del territorio, ma il vero boom è nel turismo crocieristico di grosso cabotaggio: +200% dal 2008 con 100.000 crocieristi anche se qui il paragone con Napoli è abissale, in quanto il terminal all'ombra del Maschio Angioino ha quasi sfondato quota 1,5 milioni. Infine, vanno senz'altro menzionate come rilevanti l'alta velocità e la novità del treno Italo che hanno raggiunto anche Salerno. Fin qui i numeri in chiaro con il dato conclusivo del valore aggiunto ben superiore per il turismo sul territorio provinciale al miliardo di euro.
Se invece guardiamo al rovescio della medaglia, la provincia di Salerno risente - come del resto la regione e il Paese - dei gap, anzi forse addirittura dei break strutturali, del comparto, primo fra tutti un palese sottoutilizzo nonostante i numeri elencati ma anche la pressoché totale assenza di governance, una scarsa diffusione di mezzi del web tourism, una annosa incuria dei siti che hanno portato solo in quest'anno per ben due volte destinazioni provinciali di primo piano sul Corriere della Sera tra quelle da salvare dall'incuria e dal degrado, espressione di una scarsa cura dell'ambiente e dei siti culturali. Tra le occasioni mancate anche le "eterne incompiute" come la Napoli-Pompei-Salerno, il raccordo Salerno-Avellino e la famigerata Salerno-Reggio Calabria per un non trascurabile flusso in arrivo dal resto del Mezzogiorno e il finora mancato decollo dell'aeroporto di Pontecagnano dove non possono ancora atterrare i vettori charter e le compagnie low cost che hanno invece fatto la fortuna di altri territori.
Grande assente anche il golf anche per il mancato avvio di Persano, mentre restano al palo anche il polo monumentale delle due Giffoni con i borghi di Sieti e Terravecchia. Scarsamente utilizzato finanche l'auditorium di Ravello, mentre sono completamente tramontate località un tempo rinomate come Acerno a fronte di altre in attesa di consolidamento come il polo termale di Contursi le cui acque sono tra le migliori del paese.
Tra le cause di inefficienza anche lo scarso e spesso conflittuale dialogo tra Salerno e Napoli che non consente una logica divisione dei ruoli e una marcata specializzazione del territorio. Molto è stato fatto ma molto rimane ancora da fare per una provincia che, tra luci e ombre, è in attesa di un grande salto in avanti. |