FONDI EUROPEI E NON SOLO Occorre accelerare sulla spesa
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FONDI EUROPEI E NON SOLO Occorre accelerare sulla spesa
di Raffaella Venerando
GIORGIO FIORE
Presidente Confindustria Campania
Il Piano di Azione Coesione prevede di destinare circa 600 milioni del POR FESR e FSE Campania alle infrastrutture ferroviarie, 350 all'Istruzione, 20 al credito d'imposta occupazione per lavoratori svantaggiati. Tra le motivazioni del Piano vi era la velocizzazione della spesa, ma lo stato dell'arte registra che - in 6 mesi dal varo del nuovo programma - non sono stati realizzati risultati significativi in termini di attuazione quanto, piuttosto, in termini di adempimenti procedurali che in molti casi rinviano alle Regioni lo step successivo. In un recente incontro tenuto con il Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, promosso dal nostro Vice Presidente per il Mezzogiorno Alessandro Laterza, abbiamo evidenziato le nostre perplessità in ordine alla considerazione che, ancora una volta, si è perso di vista l'obiettivo generale su cui si basa la programmazione dei fondi europei. Infatti, gli interventi previsti spesso concernono attività che dovrebbero essere oggetto di spesa dei fondi ordinari e non di quelli comunitari, che hanno carattere di straordinarietà in quanto finalizzati allo sviluppo del Mezzogiorno e, segnatamente, a colmare il gap Nord-Sud. É questo il caso del welfare (asili e cura degli anziani) che, proprio per la sua rilevanza, dovrebbe essere oggetto di una programmazione ordinaria da parte di Governo ed Enti locali; della mobilitazione dei ricercatori italiani all'estero che, per quanto obiettivo condivisibilissimo, non appare come un'azione da far rientrare tra gli obiettivi della "crescita", almeno così come intesa dal sistema impresa, soprattutto in un momento cosi critico come quello attuale. Per quanto concerne la riprogrammazione delle risorse residue 2007/2013 dei fondi POR FSE e FESR e dei fondi FAS, Confindustria Campania sta evidenziando la propria posizione in tutte le sedi istituzionali competenti, affermando che la riprogrammazione dei fondi FSE deve essere concentrata sulle politiche del lavoro e della formazione, mentre, la riprogrammazione dei fondi FESR sui Grandi Progetti cantierati o cantierabili immediatamente. Riguardo al FAS, ora denominato Fondo Sviluppo e Coesione, non abbiamo condiviso la destinazione che la Regione Campania ha dato agli 860 milioni di euro di propria competenza, in quanto, si tratta di interventi che, a nostro avviso, non rispondono alla finalità del fondo, ovvero il riequilibrio economico e sociale delle aree del Paese cosiddette "sottoutilizzate", quanto, piuttosto, a saldare posizioni debitorie pregresse. É questo il caso della manutenzione straordinaria dell'infrastruttura forestale regionale o della copertura delle rate di mutuo che gli Enti locali hanno acceso per la realizzazione di opere di ordinaria amministrazione, come per esempio l'infrastrutturazione dei sistemi fognari, e che risultano a carico della Regione. Pertanto, con la futura programmazione2014/2020 si dovrebbe, evidentemente, evitare di ripetere gli errori commessi nei periodi precedenti; a tal fine, riteniamo che il processo di definizione dei futuri Programmi Operativi debba tener conto dei seguenti principi di impostazione:
1. Incrementare il tasso di cofinanziamento UE
Come noto finanziamenti dell'Unione Europea, secondo il principio dell'addizionalità, sono correlati ad una quota di cofinanziamento nazionale (statale + regionale); finora, con riferimento al POR , la quota comunitaria è stata pari al 50% della spesa, quella statale al 35% e quella regionale al 15%. Ma le Regioni, per realizzare gli obiettivi di finanza pubblica stabiliti in sede di Unione Europea, devono fissare annualmente il tetto programmatico, in termini di impegni e pagamenti, della spesa soggetta al patto di stabilità. Alla luce della passata esperienza si propone di definire sin da subito un maggiore tasso di cofinanziamento comunitario (65%) riducendo quello nazionale dal 50% al 35%, al fine di ridurre la percentuale di spesa che incide sul tetto del patto di stabilità. Inoltre, sempre al fine di evitare il ritardo della spesa e la correlata perdita di risorse, si potrebbe spendere l'intero cofinanziamento europeo nella prima fase del periodo di programmazione 2014/2020, rinviando alla seconda fase la spesa del cofinanziamento nazionale e regionale.
2. Ridurre la flessibilità di gestione dei Programmi Operativi.
Poiché il ritardo di attuazione dei PO è stato consentito anche dalla discrezionalità concessa alle Amministrazioni locali nella gestione dei propri programmi, in relazione alla possibilità di variare, per esempio, all'interno dello stesso Asse risorse e azioni tra i vari obiettivi, sarà utile per la futura programmazione ridurre tale flessibilità, al fine di garantire maggiore responsabilità sulle scelte di allocazione delle risorse rispetto agli obiettivi dei futuri Programmi Operativi.
3. Concentrare le risorse su progetti di immediata cantierabilità.
Con lo scopo di non incorrere in un ennesimo ritardo sulla spesa, si propone di prevedere obbligatoriamente che i Programmi Operativi siano corredati dei progetti relativi alle azioni previste dal Programma stesso, progetti che dovranno essere "esecutivi", ovvero, pronti per l'avvio dell'iter amministrativo delle autorizzazioni necessarie alla cantierabilità. Infine, una considerazione di fondo su due tra gli obiettivi tematici più importanti assegnati ai Fondi del Quadro Strategico Comune per il periodo 2014/2020: la promozione dell'occupazione e l'incremento della competitività delle PMI.
A nostro avviso, nessuna politica per l'occupazione può risultare efficace se prima non si assicurano alle imprese le condizioni essenziali allo svolgimento della propria attività. In altre parole, non occorre continuare ad iniettare nel Territorio risorse aggiuntive destinate allo sviluppo se sul territorio non vi sono realtà produttive in grado di recepire tali risorse e trasformarle in sviluppo e occupazione. Con tali considerazioni, si intende affermare la necessità di assicurare alle nostre aziende innanzitutto "la vivibilità del territorio", garantendo le pre-condizioni per l'ordinario svolgimento della propria attività.
A tal fine, occorre: una tassazione equa, la sburocratizzazione delle procedure della Pubblica Amministrazione, una gestione efficiente delle Aree di insediamento industriale, una efficiente rete infrastrutturale materiale e immateriale. Al riguardo, il rilancio della crescita del nostro sistema produttivo non può non passare, innanzitutto, per l'alleggerimento del peso fiscale a carico delle imprese che al Sud è addirittura più elevato che al Nord, acuendo il gap di competitività tra queste due aree del paese. É necessario un cambio di strategia da parte del Governo rispetto alle politiche di sostegno al sistema imprenditoriale, che preveda finanche l'ipotesi di sostituire le risorse destinate alle agevolazioni con i minori incassi derivanti da una minore tassazione sulle imprese.
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