IL PAESE E IL RISCHIO DI UNA «LOTTA DI TASSE»
IL MANIFESTO DEL CONTRIBUENTE
IL PAESE E IL RISCHIO DI UNA «LOTTA DI TASSE»
Con la direttiva del 1 marzo 2012, sono stati concessi benefici per la dilazione del pagamento - da 5mila a 20mila euro con un numero massimo di 48 rate - ai contribuenti che hanno una pendenza con il fisco
di Raffaella Venerando
FRANCESCO DELZÌO
Manager e scrittore
Dottor Delzìo, il suo ultimo libro "Lotta di tasse. Idee e provocazioni per una giustizia fiscale" indaga un fenomeno di malcostume molto italiano: l'evasione fiscale.
Vuole dirci quali ne sono i contorni, quali le cifre?
L'evasione fiscale in Italia oggi determina un mancato gettito per lo Stato di circa 180 miliardi di euro – questo l'ultimo aggiornamento europeo -, vale a dire un patrimonio enorme che va perso se si escludono quei 12 miliardi di euro l'anno che riusciamo a recuperare attraverso l'azione riscossiva dell'Agenzia delle Entrate. Il libro parte esattamente da questo, per poi concentrarsi su di un tema che sta oltre la superficie e che io considero il vero argomento politicosociale su cui focalizzare l'attenzione: mi riferisco alla clamorosa ingiustizia fiscale che oggi esiste nel nostro Paese, ed è forte, tra i lavoratori dipendenti da una parte e il mondo del lavoro autonomo e professionale dall'altro. Questa iniquità è perfino sintetizzabile in un dato: oggi i lavoratori dipendenti detengono appena il 30% della ricchezza, ma pagano l'80% delle tasse. La distanza tra questi due dati dà la misura di quanto profondo e insostenibile sia ormai questo fenomeno, a maggior ragione all'interno della crisi più grave mai affrontata dal dopoguerra ad oggi. Proprio per questo bisogna porvi rimedio al più presto.
…Altrimenti, lei paventa come conseguenza un rischio non da poco: quellodell'esplosione di una nuova «lotta di classe»…
Esatto. Io la chiamo con un gioco di parole lotta di tasse, una nuova lotta di classe basata sul fisco che ha all'origine questa ormai desolante iniquità. Tra l'altro, il pericolo di una deflagrazione sociale è in qualche modo avallato anche dagli ultimi sondaggi dei principali istituti demoscopici – vedi Ipsos – i quali certificano che esiste e si fa via via più consistente un sentimento nuovo degli italiani rispetto al tema dell'evasione fiscale. Fino a un anno fa, in materia di tassazione, il problema principale per i cittadini era rappresentato dal peso eccessivo delle imposte; oggi, invece, il nemico numero uno degli italiani è proprio l'evasione fiscale e chi non si fa carico – come dovrebbe – di pagare regolarmente le tasse. L'asse dell'attenzione degli italiani va quindi spostandosi verso questa clamorosa ingiustizia sociale, che, prima che scoppi, va radicalmente affrontata e combattuta.
Ma in che modo sarebbe possibile rendere il sistema tributario più giusto e più equo?
Nel libro propongo una strategia nuova e radicale, quella della espulsione sociale dell'evasore. Questa si fonda su di un principio semplice: non è di certo il carcere a poter funzionare da deterrente, ma è molto più efficace l'isolamento sociale dell'evasore fiscale. Quando viene accertata un'evasione continua e rilevante vuol dire che da solo quel soggetto, impresa o persona fisica che sia, sta rescindendo il patto sociale: ovvero ha deciso di non contribuire al pagamento di quelle tasse che servono a finanziare i servizi per la collettività. Pertanto, fino a quando lo stesso soggetto non pagherà in maniera sistematica e regolare le imposte, è necessario sospendergli l'erogazione dei servizi pubblici, fatta eccezione per la sanità che è un diritto costituzionalmente garantito. Si tratta di una misura radicale, che però può essere attuata subito e con un effetto deterrente straordinario. Un'altra proposta gemella invece riguarda le attività commerciali e professionali: quando viene scoperta e accertata in maniera inequivocabile la violazione continua degli obblighi fiscali – si pensi alla mancata emissione di scontrini e ricevute – la contromossa da applicare potrebbe consistere nell'impedire che il soggetto in questione continui ad esercitare la propria attività, revocandogli ad esempio la licenza che gli sarà resa solo quando lo stesso soggetto rientrerà nell'alveo della legalità diventando di nuovo fiscalmente fedele.
Oltre alle sanzioni, però, il contribuente italiano potrebbe diventare virtuoso se venisse premiato in qualche modo?
Senz'altro. Fortunatamente non siamo tutti evasori. Credo esista, infatti, un numero importante e consistente di soggetti fiscalmente fedeli che vanno premiati di più rispetto a quanto avviene oggi. Un modo sarebbe rilasciare loro una sorta di bollino blu - tra l'altro questa ipotesi era nell'agenda del Governo Monti ma poi è stata abbandonata - che consenta a tutti di sapere che quel professionista paga le tasse e rispetta le regole fiscali. In questo modo si dà al detentore del bollino un premio di mercato attraverso la pubblicizzazione del suo comportamento corretto e, al contempo, ai consumatori la facoltà di scegliere con maggiore consapevolezza e coscienza da chi acquistare.
Ci lasci con uno spiraglio di ottimismo: l'Italia ce la farà a diventare - fiscalmente parlando - un popolo più civile?
Ho molta speranza perché comincia a farsi strada nel nostro Paese un sentimento nuovo. In questo ci sta aiutando paradossalmente la crisi che, con le sue turbolenze, sta lanciando un messaggio chiaro su tutti: non c'è alternativa, o paghiamo tutti le tasse o la barca affonda e con essa affonda pure il Paese, visto che non ci sono più grandi margini di recupero per il bilancio pubblico in altri ambito e l'unico resta quello dei famigerati 180 miliardi di mancate tasse riscosse oggi dallo Stato. Questo nuovo sentimento è confermato non solo dai sondaggi ma anche da Befera, direttore agenzia delle entrate, il quale ha dichiarato che nei primi mesi del 2012 la compliance fiscale, cioè il tasso di adempimento spontaneo da parte dei contribuenti, è in sensibile aumento. I segnali positivi insomma ci sono e possono contribuire a farci cambiare atteggiamento verso chi evade le imposte, smettendo così di considerare chi evade più furbo. Il vero vincente è chi invece contribuisce alla causa comune, paga le tasse per avere servizi efficienti e rispetta le regole. |