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  Dicembre 2012

Articoli n?07
AGOSTO/SETTEMBRE 2012
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NAPOLEONE IL COMUNICATORE Intervista con l'autore del libro, Roberto Race

IL LAVORO OCCASIONALE ACCESSORIO


NAPOLEONE IL COMUNICATORE Intervista con l'autore del libro, Roberto Race



di Vito Salerno

Con "Napoleone il comunicatore", Roberto Race, giornalista e consulente in comunicazione e public affairs, spiega modalità ed eventi che segnano l'ennesimo primato del generale Bonaparte, meno conosciuto dei tanti conquistati nelle battaglie condotte per mezza Europa. C'è un filo rosso, infatti, che attraversa tutta l'epopea di Napoleone; dalla spedizione italiana alla missione in Egitto, fino ai numerosi trionfi, alle successive disfatte e al doppio esilio. È la sua straordinaria, modernissima, visionaria, profetica capacità di comunicare. Napoleone, in effetti, ha inventato l'opinione pubblica così come siamo abituati a intenderla oggi. Ha utilizzato per la prima volta il merchandising, ha saputo promuovere la sua immagine mentre guidava la Grande Armée alla conquista di mezza Europa. Emerge dalle pagine del libro in maniera quasi impressionante la consapevolezza di Napoleone dell'importanza dell'agire comunicativo. Davvero un maestro di marketing e comunicazione politica. Il lavoro di Race è utile sia a chi intenda approfondire le radici delle tecniche moderne di comunicazione, sia a chi voglia entrare in contatto con una dimensione ancora non completamente esplorata di una delle figure più originali della storia moderna. A pochissimi mesi dalla sua uscita in libreria "Napoleone il comunicatore. Passare alla storia non solo con le armi" è già un successo editoriale. Il volume edito da Egea (144 pagine, 16 euro), la casa editrice dell'Università Bocconi, si avvia alla ristampa ed è uno degli e-book più venduti on line. Un altro colpo messo a segno da Roberto Race, che da qualche anno ha lanciato in Italia la figura del direttore relazioni esterne e comunicazione/portavoce "in affitto" e che lavora oggi con alcune importanti aziende italiane. Race è molto attivo anche nei contesti associativi, è segretario generale della Fondazione Valenzi e fa parte di RENA Rete per l'eccellenza nazionale, della Ferpi e de Il Chiostro. Il suo impegno è stato riconosciuto anche dall'Aspen Institute Italia che lo ha scelto come Aspen Junior Fellow per uno dei programmi di formazione e networking più esclusivi a livello internazionale.

Roberto, ci racconti come è nato questo libro?
La gestazione è stata lunga. Mi appassionava il personaggio di Napoleone perché lo sentivo straordinariamente moderno. Ero tentato fin dall'inizio di sviluppare un'indagine sulla sua incredibile capacità di autorappresentazione, che finiva per colpire al cuore l'immaginario collettivo della sua epoca e che si è rivelata determinante anche per la percezione che di Bonaparte hanno avuto i posteri. Raccoglievo documenti, li approfondivo e mi accostavo alla materia abbozzando le prime riflessioni ma senza decidermi a completare l'opera, anche perché consapevole dell'enormità della pubblicistica che ruota intorno a questo personaggio. Devo ringraziare Luigi Mascilli Migliorini, autore di una delle più importanti biografie su Napoleone, per aver creduto in questo progetto fin dall'inizio, sei anni fa, ed averlo seguito e supportato nella sua evoluzione. Aver lavorato a queste pagine a più riprese mi ha d'altra parte permesso di rileggerle e rielaborarle con il giusto distacco, seppur sempre guidato da quelle grandi passioni che sono per me la comunicazione e il giornalismo.

Appunto, perché Napoleone il comunicatore?
Perché il Napoleone comunicatore fa riflettere e può fornirci anche qualche prezioso insegnamento. Il sapiente utilizzo che fa dell'opinione pubblica, un concetto- categoria che sicuramente si consolida con lui, dimostra che un leader può vendere la sua immagine, con gli strumenti e le opportunità consentite dalla sua epoca. Come ha bene sottolineato Mario Rodriguez, recentemente il ruolo dei moderni mezzi di comunicazione come la tv, internet e i social network, viene enfatizzato al punto da vederci l'origine del fenomeno del "marketing politico". È un errore. Napoleone è stato un grande propagandista di se stesso senza aver bisogno di telegiornali o blog. L'imperatore si faceva leggere gli articoli della stampa straniera secoli prima dell'avvento dell'iPad... E nella campagna d'Egitto pretese di avere con sè tutto l'occorrente per impiantare una vera tipografia viaggiante per diffondere con una testata ad hoc le sue scoperte di altissimo valore culturale. Bonaparte non si limita a tastare gli umori della borghesia o del popolo, come pure facevano i sovrani del passato. Li soppesa e ne tiene conto, nella consapevolezza che la genesi moderna del suo potere è collegata al consenso di ampi strati sociali. Per Napoleone comunicare è una modalità di azione che consente di anticipare le mosse dell'avversario e sbaragliarne gli schieramenti. È altresì uno strumento di rappresentazione, con il quale si inscena un summit come si commissiona un quadro, il cui scopo ultimo è di rafforzare l'immagine vincente conquistata sui campi di battaglia e nell'azione riformatrice interna ed esterna ai confini della Francia. Napoleone comunica precorrendo mode, idee, vezzi, tendenze. È creatore del merchandising, ispiratore di sistemi di interazione bellica simili alla moderna comunicazione integrata aziendale, fondatore, censore e controllore di organi di stampa, inventore delle moderne veline attraverso i suoi compiacenti e compiaciuti bollettini militari. La sua N e l'aquila imperiale stemma dell'esercito lo consacrano anche come ispiratore dei brand moderni. L'unico perdente che nell'esilio di Sant'Elena, sperduto in mezzo all'Oceano ha avuto la possibilità di scrivere lui la sua storia, reimpostando il racconto e inaugurando la moda dei memoriali.


Generale, Imperatore, Comunicatore. Cos'altro?
Il Napoleone che racconto in questo volume fa pensare a quegli imprenditori e a quei manager che sanno motivare e coinvolgere i loro collaboratori rendendoli partecipi delle sfide che dovranno affrontare assieme. Quello che per Napoleone è il campo di battaglia per l'imprenditore e il manager sono la fabbrica ed il mercato, dove solo chi sa cosa vuol dire essere in prima linea può dare gli ordini ed essere ascoltato. Proprio come tanti leader d'impresa, Napoleone sa che conta più essere autorevole che autoritario. Molti degli aneddoti rievocati nel volume confermano questa attitudine, in particolar modo nel rapporto che Bonaparte riusciva a instaurare con i suoi soldati.


Napoleone quindi può essere anche un esempio?

Potrebbe esserlo per coloro che aspirano a essere classe dirigente oggi. Napoleone era capace di dare la visione ai suoi uomini, lì, sempre in prima linea, convinto che "non si può guidare un popolo senza indicargli un grande futuro". Direi che dà dei punti a tanti leader o pseudo leader moderni anche sotto il profilo lessicale. Le massime napoleoniche, ad esempio, dimostrano spesso con quanta efficacia si può sintetizzare una lezione di vita, dare un'indicazione di percorso, formulare un giudizio su fatti e persone. Costituiscono un altro indicatore di una componente spesso mancata ai governanti italiani e anche a chi ha retto negli ultimi anni le sorti dell'Unione Europea: la capacità di decidere.

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