AMBIENTE IN CAMPANIA
Troppi ritardi per un territorio
in "alto mare"
Le nostre acque di balneazione soffrono la mancanza di un sistema di depurazione capace di garantirne la salubrità. A malincuore, ma puntualmente, Goletta Verde di Legambiente, la storica campagna di monitoraggio del nostro mare, anche in questa difficile estate ha dovuto registrare i ritardi e i problemi che attanagliano le nostre stupende coste.
Purtroppo il quinto conto energia, pur nel condivisibile sforzo di razionalizzazione del sistema degli incentivi, rischia di togliere ulteriore ossigeno ad un settore - quello delle rinnovabili - che oltre a rappresentare una chiave strategica per affrontare e provare a superare la crisi economica attuale, è paradigmatico per i problemi ambientali legati all'aumento dei gas climalteranti e all'effetto serra.
MICHELE BUONOMO
Presidente Legambiente Campania
A distanza di 20 anni dalla legge del 1992 che lo metteva al bando, l'amianto è ancora molto diffuso in Italia. Si calcola che nel nostro Paese saranno 40mila le vittime di questa pericolosissima sostanza.
Qual è la situazione nella nostra regione?
A venti anni dall'entrata in vigore della legge - la 257 del 92 - che ne vieta la produzione, l'importazione, l'estrazione e la commercializzazione – ma, si badi bene, non l'utilizzo - la questione dell'amianto è tornata fortemente all'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica italiana grazie soprattutto alla recente sentenza di condanna, da parte del tribunale di Torino, dei vertici della società multinazionale che per decenni, tacendone i gravissimi rischi, sanitari e ambientali, l'ha commercializzato nel nostro Paese. Eppure la pericolosità delle fibre di amianto è da anni nota, sia alle autorità sanitarie che a quelle preposte alla difesa dell'ambiente. É stato calcolato, infatti, che ogni anno, solo nel nostro Paese, muoiono per mesotelioma, malattia strettamente collegata all'uso di tale materiale, tra le 1300 e le 1400 persone. Si tratta, per lo più, di lavoratori di diversi settori del ciclo dell'amianto e del suo utilizzo. Tale cifra raddoppia tragicamente se si prendono in considerazione le morti per tumore alla laringe e alle ovaie. Secondo gli studiosi il picco delle morti sarà raggiunto nel prossimo decennio, in considerazione del fatto che la malattia ha lunghi tempi di incubazione. La nostra regione, per le sue caratteristiche di sviluppo industriale e per aver ospitato alcuni importanti centri di produzione di eternit, con conseguente accentuata diffusione di tale materiale sul territorio, è tra quelle più interessate al tema, dal punto di vista sia sanitario, sia ambientale. Molto ancora resta da fare, nonostante l'adozione di alcuni importanti provvedimenti, adottati dalle autorità regionali, nei primi anni dello scorso decennio; tra questi uno dei più significativi è relativo alla "Convenzione per il monitoraggio permanente delle condizioni di salute dei lavoratori", che ha portato all'individuazione di oltre tredicimila persone, distribuite sull'intero territorio campano, affette da patologie gravi. L'altro, sul piano più strettamente ambientale, è stato l'avvio di una mappatura completa della presenza di amianto sul territorio della regione Campania, non ancora completata, e importante soprattutto perché propedeutica agli interventi di bonifica.
A tal proposito che punto sono le bonifiche?
Recentemente, in un dossier, Legambiente ha denunciato l'immobilismo dello Stato e di molte Regioni, tra le quali la nostra. A fronte di una presenza, calcolata dal CNR, in 32 milioni di tonnellate sul territorio nazionale (prendendo in considerazione però solo le onduline di cemento amianto) e, secondo nostri dati, di circa 50mila edifici pubblici e privati e 100milioni di mq di strutture in cemento-amianto, cui vanno aggiunti 600mila metri cubi di amianto friabile, ben poco è stato fatto. La Campania, tra l'altro sconta i ritardi legati alla situazione generale del trattamento dei rifiuti specie di origine industriale, che si riverbera inevitabilmente anche sul piano delle bonifiche. A tale proposito, basti ricordare la situazione dell'impianto dell'Isochimica di Avellino, in pieno centro cittadino, che da anni attende una soluzione definitiva.
Una iniziativa positiva c'è ed è il protocollo Eternit Free sottoscritto da Legambiente insieme con la Provincia di Salerno e la Confindustria: cosa propone l'intesa?
Il protocollo "Eternit Free" sottoscritto tra Legambiente, AzzeroCO2 e, tra i primi in Italia, è bene ricordarlo, la Provincia di Salerno e la Confindustria, prevedeva la possibilità di accedere ad incentivi, previsti dal Quarto Conto Energia, tra i quali quello ulteriore di 5 centesimi a kwh, per quanti decidessero di sostituire, a determinate condizioni, coperture in eternit con pannelli fotovoltaici. Purtroppo tali incentivi sono stati notevolmente o del tutto, a seconda dei casi, eliminati dal Quinto Conto Energia che entrerà in vigore a fine agosto. Restano valide, tuttavia, altre parti dell'accordo che vanno nella direzione di un'ottimizzazione energetica delle imprese. Purtroppo il quinto conto energia, pur nel condivisibile sforzo di razionalizzazione del sistema degli incentivi, rischia di togliere ulteriore ossigeno ad un settore - quello delle rinnovabili - che oltre a rappresentare una chiave strategica per affrontare e provare a superare la crisi economica attuale, è paradigmatico per i problemi ambientali legati all'aumento dei gas climalteranti e all'effetto serra.
Rifiuti: di recente è diventato legge il dl Ambiente che, tra l'altro, disciplina la questione rifiuti in Campania. Cosa cambia?
In Campania, sul versante dei rifiuti resta moltissimo da fare. Sulle teste di noi cittadini, ma anche del sistema delle imprese, pende ancora pericolosamente la spada di Damocle dell'irrisolto ciclo dei rifiuti urbani. Al pari di altre regioni, è forte il rischio di un ritorno all'emergenza vera e propria di un territorio che è privo ancora di impianti per il corretto smaltimento, specie della frazione organica. Deficit che paradossalmente penalizza soprattutto i comuni più virtuosi quelli, per intendersi, che Legambiente da anni classifica come ricicloni. Altrettanto, se non più grave, è la situazione dei rifiuti speciali prodotti in Campania, che in assenza di un adeguato sistema industriale, rischiano di essere preda delle ecomafie.
Che mare e che lidi troviamo ad accoglierci nel nostro territorio?
Il mare è l'altro punto dolente della nostra regione. Le nostre acque di balneazione soffrono la mancanza di un sistema di depurazione capace di garantirne la salubrità. Da anni assistiamo allo scaricabarile di molti di quelli che devono affrontare il problema. A malincuore, ma puntualmente, Goletta Verde di Legambiente, la storica campagna di monitoraggio del nostro mare, anche in questa difficile estate ha dovuto registrare i ritardi e i problemi che attanagliano le nostre stupende coste.
A quali iniziative si sta dedicando Legambiente Campania?
Davvero tante le nostre iniziative. Attualmente, in collaborazione con il Conai, è in corso di realizzazione la settima edizione di Riciclaestate, che coinvolge i sessanta comuni del litorale campano, in una campagna di raccolta differenziata sulle spiagge e in numerose strutture per il turismo balneare. Stiamo intensificando, come ogni estate, in concomitanza con il passaggio di Goletta Verde, le nostre azioni di monitoraggio e di salvaguardia del nostro mare. Continua imperterrito il lavoro di riqualificazione di numerose aree urbane e periurbane, attraverso la realizzazione di orti sociali. Tutti i nostri circoli territoriali, oltre 60 in Campania, sono già impegnati nella preparazione di Puliamo il Mondo, la più grande iniziativa di volontariato ambientale del Pianeta, particolarmente importante nella nostra regione, che l'ultimo fine settimana di settembre vedrà impegnati migliaia di cittadini in un'azione concreta di salvaguardia e di recupero dei nostri territori.
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