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a cura di Vito Salerno
CESARE DEVE MORIRE
Paolo e Vittorio Taviani
GENERE DOCU-FICTION
I fratelli Taviani hanno girato "Cesare deve Morire" all'interno del carcere di Rebibbia con i detenuti della sezione di Alta Sicurezza a fare da attori.
I due maestri hanno proposto al regista del loro teatro interno, Fabio Cavalli, di realizzare insieme il "Giulio Cesare" di Shakespeare.
Accolta con entusiasmo la loro idea, il film è stato realizzato con la collaborazione dei detenuti, girando nelle loro celle, nei cunicoli per l'ora d'aria, nei bracci della sezione e infine sul loro palcoscenico, cercando di mettere a confronto l'oscurità della loro esistenza di condannati con la forza poetica delle emozioni che Shakespeare suscita, l'amicizia e il tradimento, l'assassinio e il tormento delle scelte difficili, il prezzo del potere e della verità. Paolo e Vittorio sono riusciti magistralmente a raccontare con un film come nasce da quelle celle, da quegli esclusi, lontani quasi sempre dalla cultura, la bellezza delle loro rappresentazioni. Entrare nel profondo dell'opera shakespeariana significa guardare dentro se stessi: soprattutto quando si lasciano le tavole di un palcoscenico per tornare a chiudersi dentro le pareti di una cella.
Shakespeare nel "Giulio Cesare", in questa storia italiana, porta in campo i grandi rapporti che legano o contrappongono gli uomini, l'amicizia e il tradimento, il potere e la libertà, il dubbio, il delitto, l'assassinio.
Proprio temi sui quali i detenuti attori si erano confrontati nel loro passato, lontano o recente, di colpe e crimini, di valori offesi, di rapporti umani spezzati. Il carcere diviene il set dell'assurdo, dove Cesare viene ucciso, non nella Roma antica, ma nei cortili - cubicoli dove i carcerati scendono a prendere l'aria.
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