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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DicEMBRE 2011
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Maggiori tutele per chi fa IMPRESA

VIGNALI: «I nostri imprenditori più FORTI della crisi»

TRIPOLI: «Si va verso un rapporto più equilibrato tra la PA e le micro, piccole e medie imprese»



TRIPOLI: «Si va verso un rapporto piÙ equilibrato tra la PA e le micro, piccole e medie imprese»

Prosegue il lavoro di diffusione delle soluzioni concrete identificate dalle imprese su quelli che sono i driver principali della competitività: l'aggregazione per una crescita dimensionale; le strategie per l'innovazione e l'internazionalizzazione; le soluzioni per la loro patrimonializzazione e quelle organizzative

I problemi di sottocapitalizzazione delle nostre imprese derivano in gran parte da un rapporto "storicamente" squilibrato tra capitale di debito e di rischio: il ricorso al capitale di rischio resta modesto, sia per quanto attiene il mercato borsistico sia per gli strumenti di finanza innovativa come "private equity" e "venture capital"

di R. Venerando


Giuseppe Tripoli
Mister PMI

Dottor Tripoli, di cosa si sta occupando oggi Mister PMI?
Negli ultimi mesi ho partecipato ad oltre 40 incontri sul territorio, una formidabile occasione per conoscere tanti imprenditori che quotidianamente si confrontano con il difficile momento economico che stiamo tutti attraversando, cercando di capirne stati d'animo ed esigenze.
Mi riferisco in particolare ai giovani, che sono troppo spesso prigionieri di una realtà lavorativa che sembra non interessarsi alle loro potenzialità, e ai diversi mondi professionali si pensi ai commercialisti che hanno un ruolo fondamentale nell'innovazione d'impresa.
Da questi incontri sono emersi molti spunti che ci sono stati utili a definire norme di snellimento che, condivise con le associazioni di categoria, sono diventate legge.
Dagli incontri con le Regioni è venuto anche l'incoraggiamento ad incentivare le reti tra imprese: secondo gli ultimi dati di Infocamere, al primo novembre i contratti di rete erano 197 con un coinvolgimento di 957 aziende, con un trend, negli ultimi mesi, in costante incremento. Ciò a testimonianza che quando uno strumento si rivela efficace, le imprese sono attente nel coglierne le opportunità.

Quali saranno le fasi successive all'approvazione dello Statuto delle Imprese e quali le priorità cui dedicherà le sue energie?
Una delle priorità verso le quali porrò attenzione è la vigilanza e la cura del completo recepimento nel nostro Paese dei principi riportati dallo Small Business Act, coordinando tale azione con Daniel Calleja Crespo, l'incaricato speciale per le PMI a livello europeo e guardando con attenzione alle migliori prassi degli altri Paesi UE.
Tra l'altro, ricordo come sia in corso una riflessione con gli altri colleghi SMEs Envoys europei proprio su come rendere più coordinata, visibile ed efficace l'azione di collegamento tra la Commissione da un lato e i rispettivi Stati nazionali dall'altro, in termini di esigenze del sistema delle PMI europee e relativi strumenti di policy comunitari.
Proseguirò nel lavoro di raccordo tra le esigenze delle micro, piccole e medie imprese ed il Governo, facendo da tramite tra le proposte delle associazioni di rappresentanza e delle imprese stesse e dialogando con le Regioni. Intendo anche impegnarmi molto in un lavoro di diffusione delle soluzioni concrete identificate dalle imprese su quelli che sono i driver principali della loro competitività: l'aggregazione per una crescita dimensionale che rende la loro "taglia" adeguata ai mutati scenari di mercato; le strategie per l'innovazione e l'internazionalizzazione; le soluzioni per la loro patrimonializzazione e quelle organizzative.

Quali crede saranno i vantaggi di questa legge?
Innanzitutto mi lasci sottolineare che l'approvazione definitiva alla Camera lo scorso 3 novembre dello Statuto, è giunta in modo assolutamente bipartisan, segno che la costruzione di un rapporto più equilibrato e paritetico tra la Pubblica Amministrazione e le micro, piccole e medie imprese era esigenza sentita da tutte le forze politiche. Lo Statuto contiene poi alcune norme di sostegno molto concrete al sistema delle piccole e medie imprese; ne ricordo tre.
La riserva minima del 60% negli incentivi pubblici, di cui il 25% destinato alle micro imprese. La semplificazione negli adempimenti, nella logica del One in, One out: non potranno essere introdotti nuovi oneri regolatori o amministrativi senza che prima la PA non ne abbia ridotti o eliminati di preesistenti. L'accesso semplificato agli appalti pubblici, grazie alla divisione in piccoli lotti e al subappalto, riservato alle aggregazioni fra Pmi, reti tra imprese, Consorzi ed ATI. Di grande rilievo e attesa dalle imprese anche la delega data al Governo per recepire entro 12 mesi la Direttiva europea sulla lotta ai ritardi di pagamento.

Per quanto attiene alla finanza, cosa deve necessariamente cambiare secondo lei nel rapporto con l'impresa?
Nello stesso Documento UE di Revisione dello Small Business Act viene sottolineata la necessità di migliorare la relazione tra finanza e Piccole e medie imprese, ritenendo l'aspetto dell'accesso al credito un elemento critico nell'intera UE al fine di incrementare le performance delle imprese. I problemi di sottocapitalizzazione delle nostre imprese derivano in gran parte da un rapporto "storicamente" squilibrato tra capitale di debito e di rischio: il ricorso al capitale di rischio resta modesto, sia per quanto attiene il mercato borsistico sia per gli strumenti di finanza innovativa come "private equity" e "venture capital".
È fuor di dubbio che un ruolo importante lo ricoprirà il Fondo Italiano di Investimento (FII), ovvero il fondo di private equity misto pubblico‑privato per sostenere i processi di capitalizzazione delle imprese che fatturano tra i 10 e i 100 milioni di euro. L'obiettivo è quello di ampliare, nel medio termine, il numero di aziende di media dimensione incentivando i processi di aggregazione tra le imprese minori, al fine di sostenerle nel loro sforzo di mantenersi innovative e competitive anche sui mercati internazionali.
Il MiSE ha poi attivato azioni più specificamente mirate a una maggiore apertura delle piccole imprese al mercato dei capitali di rischio. Credo sia importante ricordare l'accordo siglato con l'Aifi nell'aprile 2010, che vede un forte coinvolgimento anche delle Associazioni d'impresa, delle Camere di Commercio e degli Ordini professionali, per la realizzazione di seminari informativi sugli strumenti di finanziamento che stanno riscontrando un vivo interesse tra le imprese (i primi già effettuati a Reggio Calabria, Napoli, Bologna e Verona). Stiamo anche lavorando alla creazione di una rete territoriale di Equity Angels, un sistema di intermediari in grado di svolgere
un ruolo di cerniera tra imprese e investitori istituzionali; si tratta di figure professionali adeguatamente formate in grado di offrire alle imprese una prima selezione sulle opportunità di finanziamento per agevolare il successivo matching tra imprese e fondi. Però anche gli imprenditori devono fare un "salto" di tipo culturale: sono ancora molte le imprese, anche di medio‑grandi dimensioni, in cui l'apertura all'afflusso di capitali esterni é vista con timore e solo come potenziale perdita di controllo.

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