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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DicEMBRE 2011
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Maggiori tutele per chi fa IMPRESA

VIGNALI: «I nostri imprenditori più FORTI della crisi»

TRIPOLI: «Si va verso un rapporto più equilibrato tra la PA e le micro, piccole e medie imprese»



VIGNALI: «I nostri imprenditori piÙ FORTI della crisi»

Molti i provvedimenti a effetto immediato contenuti nello Statuto delle Imprese: da quelli di semplificazione a quello sugli appalti, da quello che allarga i poteri dell'Antitrust sui ritardi dei pagamenti a quello che istituisce il garante delle PMI


Gli imprenditori reclamano uno Stato che faccia il tifo per loro e che non metta i bastoni tra le ruote a chi rischia

di R.V.


Raffaello Vignali
Primo Firmatario Statuto delle Imprese

Onorevole Vignali, mesi addietro aveva detto che «entro l'estate lo Statuto delle imprese
sarebbe stato legge». C'è voluta qualche ora in più, ma è andata. Unanimità anche questa volta. Ora quali saranno i passi successivi?

É stato necessario qualche mese in più, ma siamo riusciti ad arrivare in porto prima che la legislatura entrasse in una fase nuova in cui è prevedibile che il Parlamento sia impegnato soprattutto sugli atti del nuovo Governo con la piena unanimità in tutti e tre i passaggi parlamentari. E questo è un buon inizio. Adesso occorre lavorare per garantire la piena attuazione dei principi e delle norme che sono contenuti nello Statuto. Il mio lavoro e il mio impegno verteranno su questo.

Cosa è "uscito" dal provvedimento rispetto alla stesura originale? Si è perso molto?
Abbiamo perso, per ragioni diverse, due articoli che reputavo molto importanti. Il primo era una riforma fiscale che prevedeva una forte semplificazione per le piccole e medie imprese, la differenziazione del trattamento tra utili divisi e utili reinvestiti e la compensazione tra debiti e crediti verso lo Stato.
Il secondo era una delega per la riforma del fallimento non fraudolento che prevedeva che le procedure si chiudessero entro un anno al massimo, come chiede lo Small Business Act. Se l'impresa è un rischio, il fallimento è possibile.
Ma se i tempi sono troppo lunghi (in Italia la media è di sei anni), chi fallisce non può avviare una nuova intrapresa, i creditori non riescono a recuperare quanto spetta loro e le banche vedono risorse incagliate che non possono essere messe a disposizione di altre aziende. In ogni caso, non intendo demordere: sono provvedimenti che cercherò di inserire nei prossimi atti legislativi che attendono il Parlamento.
Ma non va dimenticato che nell'iter parlamentare abbiamo anche arricchito lo Statuto attraverso un lavoro condiviso.

Il testo si compone di 21 articoli: quali quelli ad effetto immediato?

I provvedimenti a effetto immediato sono moltissimi: da quelli di semplificazione a quello sugli appalti, da quello che allarga i poteri dell'Antitrust sui ritardi dei pagamenti a quello che istituisce il garante delle piccole e medie imprese.

Quelli invece che necessiteranno di successivi regolamenti e decreti?

Il principale è la delega al Governo per il recepimento integrale della nuova direttiva europea sui pagamenti che dovrà essere realizzato entro il 15 novembre 2012. Ma vi sono anche i regolamenti del Ministero della Funzione pubblica per la valutazione preventiva delle norme e dei regolamenti che gravano sulle imprese, la loro misurazione e l'obbligo di compensare l'introduzione di nuovi oneri burocratici con l'eliminazione di oneri già previsti.
Così come vi è la previsione della legge annuale: entro il 15 giugno di ogni anno il Governo dovrà presentare un disegno di legge per le micro, piccole e medie imprese, come accade per la legge di stabilità e la legge comunitaria.

Sulla questione del ritardo dei pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione ci sono avanzamenti positivi?
La direttiva europea, che lo Statuto impone al Governo di recepire anticipatamente rispetto alla scadenza fissata da Bruxelles, prevede tempi massimi di pagamento entro sessanta giorni, dopo di che scatta una penale dell'8 per cento.

Lei ha dichiarato che «Lo Statuto delle Imprese è innanzitutto il riconoscimento del valore non solo economico, ma anche sociale e culturale dell'intrapresa nella scia del principio di sussidiarietà». C'è ancora tempo perché l'impresa italiana, specie la Piccola, torni a fare buon business sui mercati mondiali?
La crisi è forte, ma i nostri imprenditori sono più forti della crisi. Dall'avvento della globalizzazione hanno ben compreso che la competizione è sulla qualità e sull'innovazione, non sul costo del lavoro.
Il mercato è diventato turbolento, instabile e velocissimo. Vogliono competere, ma reclamano uno Stato che faccia il tifo per loro e non uno Stato che metta i bastoni tra le ruote a chi rischia. Con lo Statuto delle Imprese lo Stato inizia a guardare gli imprenditori con occhi positivi.
Ho cercato l'unanimità e ho accettato tempi più lunghi per la discussione parlamentare proprio perché volevo che tutti fossero consapevoli che il problema della nostra economia non è il nostro sistema fatto di piccole imprese ma, piuttosto, il fatto di non credere in esso fino in fondo. Lo Statuto delle Imprese non è la fine di un percorso: è l'inizio.

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