Quali prospettive per i materiali "FOOD CONTACT"?
L'active packaging amplia il concetto di interazione imballaggio-alimento promuovendo la rimozione e/o il rilascio di componenti utili al mantenimento della qualità dei prodotti confezionati
di Loredana Incarnato Docente di Tecnologia dei Polimeri - Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Salerno
Negli ultimi anni ai produttori di imballaggi alimentari viene richiesto di coniugare i requisiti
originari e intrinseci dell'imballaggio quali protezione, funzionalità e comunicazione con l'attenzione all'ambiente.
Le strategie di ottimizzazione qualitativa (eliminazione delle sostanze pericolose) e quantitativa (minimizzazione dei materiali usati) degli imballaggi costituiscono una via fondamentale, che si affianca alle opzioni del riutilizzo, della riciclabilità e della compostabilità, per progettare e produrre packaging, non solo alimentari, sostenibili sia sul piano economico che ecologico. In questo contesto, presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università di Salerno opera il gruppo di ricerca di Tecnologia dei Polimeri, impegnato nella progettazione e nello sviluppo di nuovi imballaggi flessibili e semirigidi a base di materie plastiche, grazie alla disponibilità di impianti pilota per la filmatura piana, in bolla, doppia bolla e coestrusione e di strumenti per l'analisi chimico‑fisica, reologica e morfologica dei materiali.
Le ricerche, condotte utilizzando plastiche convenzionali e biodegradabili, vergini e riciclate, coniugano sia aspetti tecnologici finalizzati alla produzione e all'ottimizzazione di manufatti su scala laboratorio e/o di prototipi pilota sia aspetti scientifici applicativi, orientati alla realizzazione dell'idoneità alimentare di sistemi polimerici innovativi per il food packaging.
In particolare, i più recenti studi in corso, finanziati nell'ambito di progetti PON e PII Nuove Tecnologie per il Made in Italy, riguardano l'utilizzo di polimeri biodegradabili e la funzionalizzazione di matrici polimeriche commerciali con sistemi nanocompositi e/o tecnologie attive, al fine di potenziarne alcune
caratteristiche specifiche per la produzione di imballaggi polimerici destinati al confezionamento di oli alimentari e prodotti carnei.
L'impiego dei polimeri biodegradabili nel packaging alimentare è ad oggi ancora limitato.
Tali polimeri, infatti, presentano spesso inadeguati valori di resistenza termica (impossibilità di scaldare in microonde o utilizzare per cibi e bevande caldi), di barriera, di fragilità, che ne limitano i campi di utilizzo. Affinché i polimeri biodegradabili diventino funzionali e sostenibili sono dunque necessarie nuove soluzioni per incrementarne le proprietà. Una possibile strategia è quella di funzionalizzare le matrici polimeriche biodegradabili con sistemi nanocompositi e/o tecnologie attive.
Lo studio e lo sviluppo di tali tecniche potrebbero avere riscontri positivi.
La tecnologia dei nanocompositi, mediante una miscelazione nanometrica di polimeri e particelle inorganiche, è in grado di conferire al sistema nanocomposito proprietà meccaniche, di barriera ai gas e di stabilità termica superiori rispetto ai microcompositi tradizionali.
Le tecnologie attive, mediante la miscelazione in fase di processo della matrice polimerica con opportune sostanze attive, come ad esempio gli assorbitori di ossigeno, consentono di ottenere imballaggi capaci di interagire con l'atmosfera interna alla confezione, variandone la composizione quali‑quantitativa, così da prolungare la shelf‑life dell'alimento confezionato. L'active packaging amplia il concetto di interazione imballaggio‑alimento promuovendo la rimozione e/o il rilascio di componenti utili al mantenimento della qualità dei prodotti confezionati senza richiedere investimenti onerosi in impianti di confezionamento specifici.
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