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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DicEMBRE 2011
GREEN ECONOMY - Home Page
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Riciclare non basta: «I RIFIUTI vanno AZZERATI»


di Raffaella Venerando


Marinella Correggia spiega come con piccoli e intuitivi suggerimenti si possa guarire il nostro sistema obeso, abbattendo a monte la produzione degli scarti non solo alimentari

Più che di società del riciclo si dovrebbe quanto meno cominciare a parlare di società sostenibile.
Il mondo dovrebbe scegliere di consumare meno e meglio, prediligendo la qualità




l logo della strategia Zero Rifiuti ideata da Paul Connett


Dottoressa Correggia, partiamo dal contesto: dal 19 al 27 novembre è stata celebrata l'edizione 2011 della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti. L'Italia come è arrivata a questo appuntamento? Quale invece le performance del Vecchio Continente?

Per l'occasione sono state preparate diverse iniziative, circa 6000 lungo tutto lo Stivale. Si è trattato essenzialmente di momenti studiati ad hoc non tanto per potenziare i numeri della raccolta differenziata, quanto per diffondere i principi della filosofia che mira alla prevenzione a monte della produzione dei rifiuti. Parafrasando un famoso adagio, in tema di rifiuti «prevenire è meglio che smaltire». Rispetto a questo obiettivo, l'Italia è decisamente indietro, anche se non mancano delle valide esperienze positive distribuite però in modo puntiforme lungo tutto il territorio nazionale.

Nel suo ultimo libro "Zero rifiuti. Manuale di pratiche individuali e collettive per prevenire i rifiuti, cambiare la propria vita e l'economia", lei spiega per l'appunto in modo semplice come prevenire sia meglio che smaltire: nella strategia rifiuti zero il primo passo è senz'altro quello di ridurre fino ad azzerare gli sprechi. Lei quali buone pratiche suggerisce?

Ciascuno di noi può diventare, con semplici mossi e sane abitudini di vita, "spazzino di se stesso" come ha proposto in passato Gandhi. Le buone pratiche da adottare sono molteplici e facili da concretizzare sia a livello individuale, sia collettivamente. Nel libro viene spiegato come evitare di sprecare il cibo, come realizzare il compostaggio domestico dei propri scarti alimentari; come ridurre fino quasi azzerare gli imballaggi superflui, ricorrendo ad esempio all'acquisto di prodotti sfusi o alla spina per quanto concerne l'igiene sia della persona, sia della casa; come sia più opportuno e sostenibile preferire ad oggetti usa e getta o ad "obsolescenza programmata" beni durevoli, magari più cari in termini di prezzo ma di certo più resistenti nel tempo. Sono raccolte e raccontate poi diverse esperienze dal vero di cittadini, a dimostrazione di quanto nei fatti possa essere davvero semplice contribuire in modo positivo ad una consistente riduzione dei rifiuti.


La cover dell'ultimo libro di Marinella Correggia edito da Altraeconomia


Ma quali sono i settori in cui si spreca di più? È la catena alimentare a detenere il primato?

Sì, è lungo la catena alimentare che si addensano gli sprechi più consistenti. Basti pensare che nella sola Europa vengono gettati nei rifiuti tonnellate di cibo ancora perfettamente commestibili, mentre quasi 80 milioni di persone vivono quotidianamente al di sotto della soglia di povertà ed in condizioni di malnutrizione. Oltre allo spreco degli alimenti in sé e degli scarti organici che non diventano risorse perdendosi in discarica a causa della scarsa diffusione della buona pratica di compostaggio a domicilio, andrebbe affrontato con serietà lo stile di vita dissoluto di molti cittadini che fanno un ricorso eccessivo ai cibi pronti e al confezionato mostrandosi riluttanti ad abituarsi all'acquisto di prodotti sfusi presso i cosiddetti negozi leggeri o presso alcuni reparti della Grande Distribuzione, contrapponendogli soluzioni alternative ecosostenibili.

In Italia sono già 56 i Comuni che hanno aderito alla strategia Zero Rifiuti. Tra questi, figura anche Napoli che sarà la promessa è questa a "regime" entro il 2020. Cosa è indispensabile secondo lei perché diventi realtà quest'impegno?
La strategia Zero Rifiuti è stata messa a punto da una équipe di cittadini e ricercatori dietro l'impulso di Paul Connett professore emerito di chimica ambientale all'Università St Lawrence di Canton, New York che ne è stato l'ideatore. Quello promosso da Connett è un metodo volto a raggiungere il riciclaggio del 100 per cento dei rifiuti, ritirando dal commercio tutti quei prodotti che non possono essere riciclati. Perché si raggiunga la piena riuscita della strategia è necessaria però la sussistenza di una precondizione indispensabile: la classe politica impegnata nella elaborazione delle leggi, insieme alla comunità e all'industria devono, ciascuno per la propria parte, impegnarsi con responsabilità e dedizione. Il buon esito infatti è auspicabile solo se tutte le parti coinvolte assolvono al proprio dovere civile, prima che funzionale. Solo grazie all'impegno sinergico la strategia Zero rifiuti può funzionare. In Italia stanno via via aumentando i Comuni che hanno scelto di aderire a questa filosofia di vita e di organizzazione della comunità. L'obiettivo è quello di abbattere quei 550 kg pro capite di rifiuti questa la cifra registrata per il 2010 partendo dal presupposto che la sola, seppur corretta differenziazione, non basta perché non tiene conto comunque dello spreco di materiale che comunque si verifica lungo il processo e del dispendio energetico legato alla raccolta differenziata. Le emissioni di gas serra sono la spia di un sistema che è irrimediabilmente obeso e di cui tutti sono responsabili, specie rispetto alla terapia per "rimetterlo in forma".

Non crede che sarebbe utile incentivare anche economicamente la popolazione per potenziare i numeri della raccolta differenziata e ridurre gli sprechi?
La comunità di cittadini andrebbe incentivata non solo per migliorare le percentuali di raccolta differenziata, ma anche e soprattutto per spingere sulla prevenzione: già oggi chi si impegna ad attuare il compostaggio domestico dei propri scarti ottiene una riduzione della tariffa sui rifiuti proprio perché sceglie di tenerseli in casa e non di portarli fuori, rinunciando nei fatti a un servizio pubblico. Anche il passaggio dal pagamento della Tarsu alla Tia in base al quale la tassa dei rifiuti non viene più calcolata in base ai metri quadri di ogni abitazione ma in base ai chilogrammi di rifiuti realmente prodotti va in questa direzione, anche se mi auguro ci si spinga di più pure legislativamente per premiare chi a monte abbatte la questione dei rifiuti scegliendo nuove forme più sostenibili di nutrirsi e più in generale di organizzare la propria vita di consumatori.

Un'ultima domanda: crede che il mondo sia sulla buona strada per realizzare la "Società del riciclo" come vuole una direttiva europea sul tema?
Il mondo da questo punto di vista non ha performance omogenee: alcune città sono avanti nelle buone pratiche, altre invece stentano ad adeguarsi a corrette prestazioni. Da questo punto di vista il nostro Paese non fa di certo eccezione, facendo registrare situazioni differenti di impegno. Più che di società del riciclo però io insisto perché si parli di società della sostenibilità. Una volta e per tutte il mondo dovrebbe scegliere di consumare meno e meglio, prediligendo la qualità come metro di misura sia in fatto di alimentazione, sia in materia di acquisto di beni. A conti fatti ci si guadagna sempre orientando le proprie scelte nel segno della qualità.


PROFILO
Chi è Marinella Correggia

Marinella Correggia è impegnata da anni sul fronte dei temi socioambientali, si è occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra. È stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi. Collabora con diverse testate tra cui "il Manifesto". Tra i suoi libri: Manuale pratico di ecologia quotidiana (Mondadori, 2000); Addio alle carni (LAV, 2001); Cucina vegetariana dal Sud del mondo (Sonda, 2002); Si ferma una bomba in volo (Terre di mezzo, 2003); Diventare come balsami (Sonda, 2004).
Altreconomia è l'editore che dal 1999 racconta, con la rivista mensile e i suoi libri le iniziative più coraggiose di un'economia nuova e solidale, fondata sulle relazioni, il rispetto dell'ambiente e delle persone, la forza della società civile. Altreconomia è un caso unico d'informazione indipendente, senza finanziamenti pubblici e senza padroni. Il consorzio Altra Economia è infatti una cooperativa, formata da 450 soci, in gran parte lettori, persone e realtà vicine all'economia solidale.

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