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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DicEMBRE 2011
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BOCCIA: «Verso l'impresa ISTITUZIONE»

RICERCA e INNOVAZIONE per l'Italia che guarda al futuro

Coraggio: «Allarme DESTRUTTURAZIONE per il comparto delle costruzioni»

"CONFINDUSTRIA PER I GIOVANI": il Sistema di Rappresentanza si apre a neolaureati ad alto potenziale


Coraggio: «Allarme DESTRUTTURAZIONE per il comparto delle costruzioni»

Le imprese associate ad ANCE Campania denunciano un ritardo di pagamenti di crediti scaduti da parte della PA di oltre 300 milioni di euro e il blocco dei lavori per opere pubbliche già in corso di realizzazione, per un ammontare di quasi 600 milioni di euro

di Raffaella Venerando

Nunziante Coraggio
Presidente Ance Campania


Presidente Coraggio, il 2012 è il quinto anno consecutivo di crisi per il comparto edile e la Campania non fa di certo eccezione…
Il nostro settore non aveva mai attraversato una crisi così protratta nel tempo.
É una prova molto difficile, rispetto alla quale c'è solo un lumicino di speranza, quello di aver toccato il fondo ed auspicare che il 2012 possa segnare il punto d'inversione di rotta. Se malauguratamente non dovesse essere così, è facile prevedere l'uscita dal mercato di altre imprese, rispetto a quel 35% che, ad oggi, ha cessato di esistere da quando è cominciata la fase più aspra delle difficoltà. Ma c'è un altro effetto nefasto, e potenzialmente ancor più pericoloso, che si somma alla scomparsa di aziende e quindi di posti di lavoro: quando il mercato riprenderà troverà un settore delle imprese edili destrutturato.
Forza lavoro ridotta, uffici di progettazione decimati dalla crisi, in queste condizioni riprendersi sarà ancora più difficile. Sono tutti elementi che nelle costruzioni pesano in ogni parte d'Italia, ma in Campania ancor di più, a causa di una serie di fattori precisi: su tutti, la scomparsa degli appalti pubblici e i ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, elementi negativi che si sommano ad una crisi congiunturale davvero epocale. Per dare un'idea, le sole imprese associate all'ANCE Campania denunciano un ritardo di pagamenti di crediti scaduti da parte delle pubbliche amministrazioni di oltre 300 milioni di euro e il blocco dei lavori per opere pubbliche già in corso di realizzazione per un ammontare di quasi 600 milioni di euro.

Sicurezza e legalità: i numeri che Campania raccontano?
Più che di numeri che nella corsa a precipizio della crisi finirebbero, quelli disponibili, per risultare già datati e fuori tempo voglio porre l'accento sull'autentico allarme‑sicurezza che la crisi ha fatto scattare. Quando c'è crisi occorre alzare i livelli di attenzione, perché in queste condizioni si determina precarietà di vario tipo: in termini di sicurezza del lavoro nei cantieri propriamente intesa, lo stato di necessità porta a risparmiare anche laddove non lo si dovrebbe mai fare, violando leggi e ponendo a rischio l'incolumità di chi lavora.
Come ANCE siamo particolarmente impegnati, con la collaborazione degli enti bilaterali, ad aiutare e a controllare le imprese affinché non si lascino andare a comportamenti del genere.
Sul versante della legalità ripeto quello che sto dicendo, purtroppo, da tempo: adesso che le imprese sane, quelle in regola sotto tutti i punti di vista, sono messe in ginocchio dalle situazioni di cui abbiamo appena parlato, ci sono grandi squarci attraverso i quali il mercato può diventare preda di quelli che non hanno problemi finanziari, e non ne hanno perché non hanno le costruzioni come attività principale. §Ecco perché la vigilanza e la presenza del sistema ANCE, che opera a stretto contatto con le istituzioni, sono fondamentali nell'ambito dell'azione di rilancio del settore per rendere esigibili le sue potenzialità sull'occupazione, sulle imprese, sui volumi di lavoro.§ I temi della legalità e della regolarità rivestono un significato e una funzione particolare, imprescindibile: non é pensabile uno sviluppo che tolleri infiltrazioni criminali, corruzioni, evasioni fiscali, lavoro nero e grigio, forme di illegalità contrattuali, concorrenza sleale, forme di caporalato, tutti fattori di cui avvertiamo l'inquietante presenza nel settore edile e nel suo indotto.

Paolo Buzzetti, presidente Ance nazionale, pochi giorni fa ha lanciato la proposta di un patto con i sindaci per il rilancio delle città. Cosa ne pensa?
Questa è una possibilità che saluto con favore. Ne avevamo già discusso nel Comitato di presidenza nazionale ANCE, è una grande occasione perché fa sì che possano essere coinvolti negli investimenti capitali privati.
Resta il problema della sburocratizzazione dell'iter, un processo del genere oggi può comportare tempistiche fino a 10 anni nell'espletamento di tutti i passaggi burocratici: una cosa inaccettabile. Ripongo una speranza nell'aver udito un'apertura, nella relazione del nuovo presidente del Consiglio Mario Monti, nella direzione di favorire processi di snellimento, proprio per favorire l'immissione di capitali privati sul mercato degli investimenti.

Confindustria ha individuato nel rilancio delle infrastrutture una delle cinque vie per tornare a crescere. Ma quali sono le opere strategiche per il Paese?

Dobbiamo dividere la valutazione fra le grandi infrastrutture e gli interventi infrastrutturali di minore dimensione ed entità, funzionali allo sviluppo del territorio e, al tempo stesso, ossigeno per le piccole e medie imprese.
Nella prima categoria rientrano opere strategiche per il Paese, quale l'Alta velocità, su cui sicuramente si deve puntare, così come tutti quegli interventi funzionali a migliorare gli spostamenti e ridurne i tempi per persone e merci.

Lei è favorevole alla logica dei grandi eventi e delle grandi opere o vorrebbe che si cominciasse da piccoli interventi ma certi nella loro realizzazione?

Accanto, e non in alternativa ai grandi interventi, non bisogna trascurare, innanzitutto, la manutenzione, che rientra nel capitolo infrastrutture pur non essendo parte dei grandi investimenti.
Basta guardare ad eventi drammatici come quelli recenti di Genova o delle Cinque Terre in Liguria o quelli verificatisi in Toscana per non parlare delle centinaia di disastri ambientali che flagellano il nostro territorio nella regione e al Sud per rendersi conto dell'indispensabilità di lavori che, peraltro, già facevano parte del nostro programma nazionale d'interventi a difesa del territorio, mai partito per mancanza di risorse.
Facile e tragico rendersi conto, dopo, che i danni, oltre alle perdite di vite umane e agli immani disagi per le popolazioni, materialmente ammontano a decine, se non centinaia di volte, le somme che si sarebbero potute spendere in prevenzione.
Ci sono poi precise proposte per rilanciare il settore delle Costruzioni nella nostra regione e per generare velocemente spesa valida ai fini della rendicontazione dei Fondi Comunitari, settore in cui la Regione Campania ad oggi sul plafond 2011 ha speso il 4,6% e si prevede che a consuntivo dell'anno non si vada oltre un misero 6%. Faccio qualche esempio.
Da tempo spingiamo sulla necessità di puntare sul sistema della Metropolitana regionale, completando la linea 1 della Metropolitana di Napoli; di dare rapido avvio ai lavori per la realizzazione della tratta "Piscinola, Secondigliano, fino all'aeroporto di Capodichino; di accelerare l'avvio dei cantieri dei Grandi Progetti Più Europa e del Grande Progetto Centro Storico di Napoli; di avviare i lavori della Strada Statale 268 del Vesuvio, con la costruzione del III tronco e del nuovo svincolo di Angri di innesto sulla A3 Napoli‑Salerno; infine avviare rapidamente i cantieri delle opere relative al ciclo delle acque e di difesa del suolo, il Grande Progetto Fiume Sarno, il Grande Progetto Regi Lagni.
Come si vede, non ci fermiamo alle dichiarazioni di principio, ma entriamo nel merito di precisi lavori con progettualità già definite, per i quali manca la quota di cofinanziamento regionale: quel 15% che, per indisponibilità di fondi, non ci consente di usufruire della grande opportunità di impiegare i fondi europei.

Infine, ritiene che una fiscalità comune europea sarebbe di aiuto per il comparto?
A livello di Unione Europea si va in direzione dell'unificazione anche delle procedure fiscali, assecondando una tendenza che dovrebbe viaggiare in parallelo con una vera unione politica e soprattutto con la definizione di un vero istituto bancario centrale sul modello della Federal Reserve statunitense.
Da ciò è ovvio che deriveranno politiche unificate anche per l'incentivazione dello sviluppo, ma non so fino a che punto pensare che la politica unitaria, sia fiscale sia delle incentivazioni, sia davvero in grado di soddisfare le esigenze delle tante diversità che presenta l'Europa al suo interno. É prematuro, in assenza di traguardi e normative precise, esprimere un giudizio: se dalle belle parole e dalle enunciazioni di principio si passa al concreto, i miei dubbi sulla questione in realtà si fanno più fitti.

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