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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DicEMBRE 2011
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BOCCIA: «Verso l'impresa ISTITUZIONE»

RICERCA e INNOVAZIONE per l'Italia che guarda al futuro

Coraggio: «Allarme DESTRUTTURAZIONE per il comparto delle costruzioni»

"CONFINDUSTRIA PER I GIOVANI": il Sistema di Rappresentanza si apre a neolaureati ad alto potenziale


RICERCA e INNOVAZIONE per l'Italia che guarda al futuro

É sulle eccellenze che il nostro Paese deve puntare, aggregando la massa critica necessaria per essere competitivi a livello europeo e internazionale

di Stefania Nardone, Confindustria

Diana Bracco
Presidente Progetto Speciale Ricerca & Innovazione Confindustria


Presidente Bracco, sono salite a nove le edizioni delle Giornate dedicate alla R&I organizzate da Confindustria. Quali i dati emersi quest'anno?
"É ora di crescere": questo è stato il messaggio forte uscito dalla Giornata della Ricerca e Innovazione di Confindustria del 9 novembre scorso. Nel passaggio delicato che stiamo attraversando, l'attenzione del Paese deve, infatti, essere tutta centrata sulla necessità della ripresa di un processo strutturale di crescita.

Come possono contribuire la Ricerca e l'Innovazione?
In questa prospettiva, Ricerca e Innovazione come sostiene da tempo la Commissione europea rappresentano leve assolutamente strategiche e si impone, perciò, un approccio molto più incisivo e finalizzato a far comprendere a tutti e in particolare ai giovani l'effetto trainante della R&I, anche andando oltre il tradizionale perimetro degli "addetti ai lavori".

E Confindustria?
Confindustria è impegnata in prima linea, ormai da anni, con l'obiettivo di veicolare diffusamente una cultura della R&I. La logica è quella di dare visibilità al Paese reale, sfatando molti luoghi comuni. Abbiamo tantissime imprese che continuano a vincere la sfida sui mercati internazionali saldando innovazione e competitività e sostenendo i dati delle nostre esportazioni e moltissimi centri di eccellenza, con ricercatori italiani che hanno cambiato il mondo con tecnologie Made in Italy. Confindustria in questi anni ha svolto un enorme lavoro a favore della R&I. Un lavoro di aiuto alle imprese e anche di elaborazione di proposte concrete. É sulle eccellenze che l'Italia deve puntare, aggregando la massa critica necessaria per essere competitivi a livello europeo e internazionale.

Che cosa serve per dare una scossa?
In Italia la crescita va sbloccata e sulla R&I è tempo di passare all'azione. Per questo occorre una strategia e un piano di sviluppo di medio‑lungo periodo, con obiettivi chiari e condivisi, che crei strumenti efficaci e flessibili e renda disponibili risorse adeguate e certe nel tempo. Su questa base, bisogna favorire sempre di più la creazione di grandi Progetti strategici Sud‑Nord che uniscano i territori e che favoriscano un sistema virtuoso di utilizzo delle risorse pubbliche e private. L'abbiamo fatto, dobbiamo proseguire su questa strada.

Nonostante la crisi, sono tante le imprese di eccellenza individuate dalla Mappa delle competenze in R&I realizzata da Confindustria. Esistono differenze tra le aziende vincenti del Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno di Italia o la buona innovazione è capace di abbattere le distanze geografiche e culturali?
La Mappa delle competenze in R&I delle imprese, realizzata da Confindustria insieme alle sue Associazioni, evidenzia con chiarezza dati assolutamente confortanti, sia in termini quantitativi assoluti sul numero delle imprese che in Italia fanno ricerca sia, soprattutto, sul versante della loro distribuzione territoriale, diffusa in tutte le aree del Paese.
Questa approfondita mappatura è stata alla base del Progetto Sud‑Nord di Confindustria, avviato insieme alla Vice Presidente per il Mezzogiorno Cristiana Coppola e che ha voluto rappresentare una risposta adeguata alla necessità di massimizzare le risorse a disposizione, private e pubbliche, attivando una rete tra centri di ricerca e imprese piccole, medie e grandi di tutto il Paese. Il ragionamento di fondo è stato il seguente: promuovere l'interazione di più realtà territoriali su specifici progetti di ricerca come presupposto indispensabile per realizzare un'architettura finanziaria a diversi livelli di competenza.

E dopo cosa è successo?

Abbiamo condiviso questa filosofia con le Regioni, il Miur e il Mise e i risultati concreti sono stati immediati. Recependo l'idea del progetto Sud‑Nord di Confindustria, il Miur ha lanciato, a inizio 2010, un primo bando per la Ricerca industriale, utilizzando 465 milioni di euro del PON 2007‑2013 cui ha poi aggiunto altri 100 milioni di euro per favorire il coinvolgimento di territori del CentroNord extra‑convergenza.
I numeri di partecipazione parlano da soli: 533 progetti presentati, 1746 imprese e più di 200 centri di ricerca e università coinvolti, per un investimento complessivo previsto di oltre 5,8 miliardi di euro. Su richiesta di Confindustria, il Miur sta anche concordando con le regioni della convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) di aumentare le risorse allocate sul bando con altri 530 milioni di euro sempre di risorse PON e ciò per evitare che progetti meritevoli non siano finanziati.

Ci sono altre leve da poter azionare?
Dobbiamo insistere nel proporre di dotare il Paese di un credito d'imposta strutturale in Ricerca e Innovazione (allineandoci con i Paesi più avanzati). Uno strumento semplice, efficace e alla portata anche delle piccole imprese, che in passato ha avuto un grande successo di partecipazione ed effetti molto positivi.
L'attuale formulazione del credito d'imposta non premia chi fa ricerca con continuità perché si basa sulla incrementalità delle risorse investite in R&I. Dobbiamo anche riuscire ad ottenere rapidamente una semplificazione degli strumenti di incentivazione alla R&I. Un intervento a costo zero che le aziende, soprattutto piccole, apprezzerebbero moltissimo.
Il Miur, rispondendo a una costante sollecitazione di Confindustria, ha avviato un Tavolo per la semplificazione degli strumenti e delle procedure di supporto alla R&I.

Potrebbero aprirsi spazi per i giovani?

R&I sono strumenti indispensabili per la crescita di un'economia e necessitano di giovani che si pongano al centro di un processo di rinnovamento. Dobbiamo, quindi, trovare formule nuove per l'inserimento di giovani qualificati nel tessuto industriale del nostro Paese. È necessaria, perciò, la realizzazione di un nuovo modello organizzativo e gestionale per chi opera in ricerca.
É in questo contesto che si inserisce la figura del "ricercatore industriale" quale figura trasversale e comune a tutti i comparti. Se riusciremo a dare seguito a questa idea si potranno raggiungere molti risultati importanti.
Sarà costruita una posizione ambita ai giovani, si aprirà un mercato del ricercatore a livello internazionale, si identificheranno le aziende che veramente fanno ricerca. Si potranno inoltre mettere in relazione ricercatori industriali con ricercatori accademici, aprendo nuovi percorsi di carriera, rivitalizzando la relazione università e impresa e andando oltre lo stereotipo della precarietà.
Possiamo farcela.

In questa direzione si muove anche il progetto InImpresa lanciato dalla Fondazione Giuseppina Mai Confindustria: in che cosa consiste?

I l progetto mira a facilitare l'inserimento di giovani ricercatori nelle imprese. Operiamo su due piani: da un lato, intendiamo dare maggiore visibilità alle tante imprese, nazionali e multinazionali, che con costanza accolgono giovani ricercatori; dall'altro, invitando tutti a uno sforzo aggiuntivo per creare, attraverso la Fondazione Giuseppina Mai Confindustria, nuove occasioni professionali per giovani ricercatori su progetti di R&I che possano arricchire l'offerta già presente.

In conclusione, quali sono gli imperativi?
L'Europa ha puntato da tempo su R&I come driver di crescita su cui costruire il futuro e l'Italia deve fare lo stesso! Una nuova strategia europea, che punta anche all'innovazione e non più solo alla conoscenza, e che dedica un'attenzione particolare ai risultati applicativi della ricerca per un'Europa "innovation‑friendly".
La partecipazione ai programmi di ricerca europea è una grande opportunità di sviluppo per il Paese, per le imprese, per il mondo della ricerca. Non è solo una fonte di risorse, ma una modalità strategica per crescere e aumentare la massa critica degli interventi. É necessario operare su più livelli. Da un lato, si deve contribuire alla definizione delle politiche e degli strumenti, assicurando una forte partecipazione a livelloPaese e, dall'altro, occorre intervenire per migliorare i servizi a supporto delle imprese e dei centri di ricerca per essere protagonisti da subito nell'Europa della R&I.

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