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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2010
 


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Elezioni regionali 2010: gli industriali campani chiedono la “svolta”

L'interVENTO - Fiducia, competitivitÀ, responsabilitÀ: queste le chiavi del rilancio

L'INTERVENTO - Dalla crisi allo sviluppo, le proposte
di Confindustria-Ance Benevento alla politica


L'INTERVENTO - Porre l’industria al centro dei programmi politici

L'INTERVENTO - Rilanciare Napoli per arrestare il declino regionale

L'INTERVENTO - Subito un piano per il manifatturiero

L'INTERVENTO - I Giovani richiedono una politica con più idee


Elezioni regionali 2010:
gli industriali campani chiedono la “svolta”




Cinque le priorità su cui incentrare la politica industriale regionale: settori strategici; infrastrutture; sanità; ricerca e innovazione; ambiente

di Raffaella Venerando

Le elezioni regionali sono alle porte. Indipendentemente da chi sarà il candidato eletto all’indomani del 28 e 29 marzo, il mondo dell’industria in Campania ha deciso di far sentire chiara la propria voce, elencando quali sono le priorità per l’immediato futuro della nostra regione. Il quadro economico e sociale che emerge in Campania - come noto - è particolarmente complesso. I problemi sono gli stessi di sempre: sicurezza, malaburocrazia, occupazione, infrastrutture, solo per citare quelli che hanno statura monumentale.
Da più parti si ricorda infatti che questa tornata elettorale è l’ultima grande occasione per la Campania per segnare - dopo 17 anni di governo Bassolino - una linea di “forte discontinuità” rispetto al passato. Le prossime elezioni regionali, inoltre, rappresentano un passaggio centrale per rimettere in moto la macchina istituzionale ed amministrativa della Regione Campania, proprio a cominciare da una maggiore capacità di ascolto delle istanze dei singoli territori.
La politica sarà chiamata nelle prossime ore infatti a cruciali banchi di prova, alla svolta verso i fatti, le cose concrete: la crisi nel Mezzogiorno continua a mordere, con riverberi preoccupanti sia per le imprese, sia per le famiglie. Siamo ancora a metà del guado e nessuna distrazione è permessa. Le imprese, quelle sane, hanno in sé la capacità di resistere e superare le difficoltà, ma chiedono alla politica un pacchetto di riforme, un disegno strategico che si sostanzia in poche e precise mosse per realizzare obiettivi innanzitutto di legalità, sviluppo e quindi anche di crescita occupazionale.
Gli industriali della Campania hanno elaborato un documento ad hoc che riassume aspettative e indicazioni del sistema imprenditoriale sulla futura azione della Regione.
L’appello ai candidati parte da alcune premesse fondamentali: sta per terminare la programmazione dei fondi comunitari 2007-2013 (quindi si potrà contare solo sulle risorse ordinarie); la Campania è la regione con il più basso tasso di occupazione e quella dove si registra una delle più alte concentrazioni di attività legate alla criminalità organizzata; infine, l’Ente regionale campano è stato oggetto di devastanti gestioni commissariali che hanno depauperato la già debole macchina amministrativa.
Gli imprenditori campani chiedono la svolta per lo sviluppo, partendo dalla realizzazione di due obiettivi: legalità - rafforzando la trasparenza e l’efficienza della Pubblica Amministrazione; riqualificando i percorsi formativi e lavorando a un processo di costante crescita culturale - e lavoro, incentivando l’occupazione giovanile, creando nuova occupazione stabile, sbloccando l’ascensore sociale oggi fermo, ma soprattutto ponendo di nuovo al centro della politica industriale la relazione tra interesse economico e interesse sociale. Cinque dovranno essere le priorità, secondo Confindustria Campania:
1. Settori strategici (manifatturiero; agroalimentare e turismo).
2. Infrastrutture (poche opere ma di impatto sullo sviluppo del sistema economico; fare leva sul concetto di joint-city attraverso lo sviluppo di moderne infrastrutture per la mobilità).
3. Sanità (servizi moderni; integrazione pubblico-privato per fare nascere nuove strutture più efficienti).
4. Ricerca e innovazione (fare sistema e rete con università e centri di ricerca per potenziare l’innovazione tecnologica).
5. Ambiente (completamento del ciclo dei rifiuti solidi urbani e quello di depurazione delle acque; bonifica dei territori; energia).
È tutto il sistema produttivo a chiedere di non indugiare in superflue meline. Non ne ha bisogno la Campania, tanto meno la sua economia. Coesione, certezza e rapidità nelle scelte: questo l’orientamento da seguire.
«Oggi l’obiettivo principale della politica per le imprese - ha spiegato Giorgio Fiore, presidente di Confindustria Campania - dovrebbe essere la creazione di condizioni favorevoli per effettuare investimenti per la competitività e l’innovazione. La politica infatti ha la responsabilità di non aver introdotto riforme adeguate ed orientate al buon funzionamento della macchina dello Stato a supporto dell’imprenditoria».
Infrastrutture e Aree Asi sono le priorità sottolineate da Gianni Lettieri, presidente dell’Unione Industriali di Napoli: «La realizzazione di alcune opere infrastrutturali è strategica ai fini dell’attivazione o accelerazione di processi di sviluppo nell’area metropolitana di Napoli e nella regione. Emblematiche al riguardo sono le situazioni del porto di Napoli e della zona orientale. Da Vigliena a Bagnoli, occorre una riorganizzazione del Water Front che miri all’apertura della città al mare. Sia a est che a ovest, gli interventi di riconversione debbono poggiare su iniziative atte alla realizzazione di progetti di effettivo valore economico. Servono altresì misure di riqualificazione del Centro Storico, tra i maggiori d’Europa per estensione e valori artistico-culturali, ancora privo del Piano di gestione richiesto dall’Unesco».
E ancora: «Occorre, nell’ambito dell’attuale programmazione infrastrutturale, individuare interventi aggiuntivi miranti soprattutto a facilitare comunicazioni e trasporti su ferro e metro. Vanno attivati interventi di riammagliamento tra le aree di insediamento aziendale e i nodi di trasporto, allo scopo di ridurre costi economici e di impatto ambientale». Maggiore attenzione per il manifatturiero richiede invece il presidente di Confindustria Salerno Agostino Gallozzi che lancia un vero e proprio appello: «Le nostre imprese - ha dichiarato Gallozzi - certamente soffrono una crisi di liquidità, e poi devono fare i conti con ordini ridotti, banche preoccupate e molto attente a monitorare il credito, ritardi nei pagamenti. Resta ancora alto il rischio di ulteriori contrazioni dell’occupazione per effetto di ristrutturazioni indispensabili per le aziende che intendono presentarsi all’appuntamento con la ripresa in condizioni di efficienza e di piena operatività».
Gallozzi poi insiste: «Bisogna confrontarsi senza strumentalizzazioni - nel rispetto dei ruoli e delle competenze - sui grandi temi dello sviluppo economico legato al comparto manifatturiero, alle infrastrutture, alla riqualificazione delle aree industriali, al turismo, alla ricerca ed alla formazione. E poi: come si intende recuperare terreno sugli aspetti centrali della vita civile? Tra tutti: ordine pubblico e sanità. Interventi che vanno elaborati in un quadro complessivo di sistema e di visione regionale dello sviluppo. Occorre rendere efficiente la macchina burocratica che appesantisce e vanifica ogni iniziativa, privata e pubblica, con una lunghezza delle procedure che ci pone costantemente fuori limite massimo, anche e non solo rispetto all'utilizzo delle risorse europee».
Piena sintonia con Gallozzi da parte di Antonio Della Gatta, presidente di Confindustria Caserta: «Senza fabbriche non c’è sviluppo. L’industria manifatturiera deve tornare al centro dei programmi e degli interessi della politica. La crisi che stiamo vivendo ha evidenziato, infatti, in maniera inequivocabile la debolezza del modello economico basato sul terziario come possibile momento di superamento della società post-industriale. Per irrobustire l’industrializzazione della provincia di Caserta non occorrono incentivi fini a se stessi. Occorre, piuttosto, una seria politica industriale, capace nel contempo di attirare grandi aziende ad alto contenuto tecnologico, e di mettere a sistema le realtà produttive esistenti, creando le condizioni per farle crescere. Bisogna trovare gli strumenti per evitare che la crisi economica e finanziaria spiazzi quella parte del sistema industriale che resiste e che in questi anni ha scommesso sulla propria capacità di innovare e intraprendere, ma che oggi rischia di essere penalizzata dal restringimento delle linee di credito. Insomma, alla nuova classe politica della Regione Campania gli industriali casertani chiedono di agire, ma in fretta e non con tempi della politica vecchia maniera. Agire nel campo della legalità, favorendo un processo permanente di crescita culturale (magari attraverso qualificanti percorsi formative e strutture scolastiche, dal momento che la repressione dei fenomeni criminali è condizione necessaria ma non sufficiente); con politiche a favore del lavoro, ricreando magari quei meccanismi virtuosi capaci di generare nuovamente il fenomeno della mobilità sociale; nel campo delle infrastrutture e dell’ambiente, procedendo alla bonifica dei territori devastati dagli sversamenti illeciti e abusivi, e completando il ciclo di depurazione delle acque».
Per Silvio Sarno, presidente di Confindustria Avellino, occorre recuperare la capacità competitiva dei territori campani. Questa scelta, secondo Sarno «racchiude in sé diversi aspetti di un'azione complessa. Prende in esame la capacità di produrre valore aggiunto, indirizza e proietta l'azione pubblica nella dotazione di infrastrutture, logistica, servizi. Pone in risalto il vivere civile, la sicurezza dei territori; mira all'efficienza gestionale dei servizi sanitari; sostiene un'adeguata azione di formazione; ricerca, centri d’innovazione; richiede una pubblica amministrazione protesa al bene comune. Se solo ci incamminassimo verso questi orizzonti con un patto forte tra rappresentanti e rappresentati, credo fermamente che tutti i territori saprebbero riscoprire la via della crescita; le strategie industriali potrebbero nutrirsi di un nuovo contesto e stabilire interconnessioni tra comparti e settori; la società civile sarebbe abilitata a riscoprire le proprie potenzialità e a non abbandonarsi a vivere di intermediazione pubblica».
Torna sul tema delle infrastrutture anche il presidente di Confindustria Benevento Cosimo Rummo, il quale evidenzia che «Il primo obiettivo da realizzare è quello di condividere un impianto programmatico e progettuale che crei un reale sistema a rete delle infrastrutture. Al riguardo, infatti, è stato accolto con grande favore il concetto introdotto della joint city introdotto da Confindustria Campania, in base al quale l’opera infrastrutturale rappresenta un’occasione di rilancio complessivo delle città attuali. In particolare per il miglioramento dei collegamenti dell’area beneventana e, di conseguenza, di tutta la Regione Campania si richiedono in maniera prioritaria, i seguenti interventi: Progettazione e cantieramento dell’aeroporto Napoli 3 - Benevento; Metropolitana leggera».
Pone l’accento, infine, sul sostegno all’impresa il presidente regionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria Campania Mauro Maccauro, mettendo in risalto che con il federalismo diminuirà progressivamente l’incentivazione diretta da parte dello Stato all’attività d’impresa, per cui nei prossimi anni gli interventi a sostegno della stessa saranno, quindi, garantiti dalle singole regioni.
«Tale condizione - ha rimarcato Maccauro - non farà che evidenziare la competizione tra i territori. É necessario, pertanto, immaginare una solida base di politica economica, fondata anche sulla riscrittura in chiave regionale di leggi a sostegno dell’Imprenditoria Giovanile. Possono essere un’ispirazione concreta la Legge 44/86, la vecchia Legge Regionale 28/93 fino alla Legge Regionale 15/02 che ha cessato i suoi effetti nel 2006. Ma ciò che conta è che questo strumento abbia il respiro di tutta la nuova legislatura e che si ponga in particolare due obiettivi: attrarre, con strumenti concreti e snelli, investimenti che provengano da altri territori; incentivare la voglia di fare impresa dei cittadini campani e in particolare dei giovani. Seguendo questa linea ispiratrice, occorrerà profondere ogni impegno per rendere disponibili e fruibili per attività d’impresa tutti i siti che ad essa possano essere gratuitamente destinati: le aree dismesse, le zone demaniali improduttive, gli incubatori, gli immobili pubblici fatiscenti ed inutilizzati. Un vero e proprio piano casa per le imprese, ma per quelle vere, desiderose di nascere e crescere, di svilupparsi in maniera dinamica e innovativa, lasciando al mercato - e non a scelte di vecchio sapore dirigistico - l’individuazione dei settori produttivi su cui scommettere. Sarebbe auspicabile, in tal senso, disporre di un Programma triennale di attività di sostegno alle imprese (assicurando procedure snelle e tempi celeri di erogazione) che sfrutti, coerentemente a quanto segnalato, in maniera efficiente strumenti propri e le opportunità create dall’Unione Europea, al fine di costruire un rapporto positivo tra territori, industria e tessuto economico. A tal scopo ricordiamo che per il periodo 2010-2013 sarà ancora attivo il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale».

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