Elezioni regionali 2010:
gli industriali campani
chiedono la “svolta”
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queste le chiavi del rilancio
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L'INTERVENTO
Porre l’industria al centro dei programmi politici
Antonio
Della Gatta
presidente
Confindustria
Caserta
Senza fabbriche non c’è sviluppo. L’industria manifatturiera deve tornare al centro dei programmi e degli interessi della politica. La crisi che stiamo vivendo ha evidenziato, infatti, in maniera inequivocabile la debolezza del modello economico basato sul terziario come possibile momento di superamento della società post-industriale.
Il terziario può rappresentare un elemento complementare anche importante del tessuto economico, non certo il pilastro portante del sistema produttivo. In questo senso la situazione della provincia di Caserta è per molti aspetti paradigmatica. Indicata, come si ricorderà, negli anni del cosiddetto boom economico, come la Brianza del Sud in forza degli alti livelli di produzione e di occupazione all’epoca registrati, Terra di Lavoro sta vivendo da alcuni lustri un lento ma progressivo declino. Una fase discendente che è cominciata, appunto, con il graduale smantellamento delle grandi fabbriche del comparto industriale meccanico-elettronico che, nella citata fase espansiva, avevano appunto contraddistinto e sostenuto la crescita economica e sociale del territorio provinciale. Oggi il tessuto industriale della provincia di Caserta è caratterizzato da una diffusa trama di aziende medio-piccole, costrette peraltro a misurarsi con diseconomie interne spesso insormontabili, e che, proprio per il limite dimensionale, non riescono assolutamente a svolgere quel ruolo volano che ebbero Olivetti, Texas Instruments, Siemens e 3M per citarne alcune.
E, tuttavia, è con questa realtà che bisogna fare i conti ed è da qui che bisogna necessariamente ripartire per riavviare il motore dello sviluppo economico e sociale. Ma per irrobustire l’industrializzazione della provincia di Caserta non occorrono incentivi fini a se stessi. Occorre, piuttosto, una seria politica industriale, capace nel contempo di attirare grandi aziende ad alto contenuto tecnologico, e di mettere a sistema le realtà produttive esistenti, creando le condizioni per farle crescere.
Bisogna trovare gli strumenti per evitare che la crisi economica e finanziaria spiazzi quella parte del sistema industriale che resiste e che in questi anni ha scommesso sulla propria capacità di innovare e intraprendere, ma che oggi rischia di essere penalizzata dal restringimento delle linee di credito.
Insomma, alla nuova classe politica della Regione Campania gli industriali casertani chiedono di agire, ma in fretta e non con tempi della politica vecchia maniera. Agire nel campo della legalità, favorendo un processo permanente di crescita culturale (magari attraverso qualificanti percorsi formative e strutture scolastiche, dal momento che la repressione dei fenomeni criminali è condizione necessaria ma non sufficiente); con politiche a favore del lavoro, ricreando magari quei meccanismi virtuosi capaci di generare nuovamente il fenomeno della mobilità sociale; nel campo delle infrastrutture e dell’ambiente, procedendo alla bonifica dei territori devastati dagli sversamenti illeciti e abusivi, e completando il ciclo di depurazione delle acque. |