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La tutela dell’ambiente
nel settore delle costruzioni
di Antonio Lombardi
La tutela dell’ambiente
nel settore delle costruzioni
Il dibattito dell’ecosostenibilità dell’attività edilizia è stato fino ad oggi centrato
sul problema della gestione e dello smaltimento dei rifiuti
È necessario che
il materiale di risulta
dalle attività di costruzione e demolizione venga conferito e trattato
in peculiari siti
di stoccaggio, e che
si prevedano impianti specializzati nel trattamento in grado non solo
di recuperare, “lavorare”
e trasformare il rifiuto conferito, ma anche
di ricavarne già un “prodotto finito” pronto per essere immesso nuovamente nel mercato delle costruzioni
Antonio Lombardi
Presidente ANCE Salerno
“Le ricadute ambientali dell’attività edilizia” è stato il tema di un convegno organizzato dal Comitato Paritetico Territoriale della provincia di Salerno in partenariato con l’Ance Salerno che ha recentemente riproposto, con grande attualità e con autorevoli approfondimenti, le disparate tematiche legate al rapporto tra la tutela dell’ambiente e lo svolgimento dell’attività produttiva nel settore delle costruzioni.
Il rispetto delle regole in materia di sostenibilità ambientale rappresenta indubbiamente un dovere per i cittadini e per gli stessi operatori economici: ma anche una necessità imprescindibile giacché, come abbiamo sperimentato in Campania, le conseguenze di inadempienze, ritardi, inefficienze o, nelle fasi patologiche, delle emergenze si ripercuotono gravemente sulla vivibilità complessiva del territorio e quindi anche sulle sue capacità produttive ed economiche, oltre che ovviamente sulla salute dei residenti. Per non parlare dei danni d’immagine, che si protraggono ben oltre il superamento delle fasi critiche.
Adottare quindi strategie atte a limitare l’impatto ambientale nello smaltimento di qualsivoglia tipologia di rifiuto deve rappresentare pertanto un obiettivo strategico di assoluta priorità, badando tuttavia - sempre nell’ottica dell’ecosostenibilità del ciclo dei rifiuti - anche a quelle pur possibili operazioni di recupero e riutilizzo che ridurrebbero ulteriormente le problematiche di smaltimento e inquinamento.
Per entrare nello specifico del comparto delle costruzioni, l’attività edilizia e la tutela ambientale sono temi che hanno frequenti e strette correlazioni, legate non solo alla “produzione” in senso stretto del rifiuto e quindi al suo smaltimento, ma anche al possibile recupero di buona parte del materiale inerte che mai come nel caso dell’edilizia, è suscettibile di ripetuti utilizzi senza incidere in alcun modo sulla qualità degli interventi.
Gli ultimi provvedimenti normativi adottati in materia di tutela dell’ambiente (Decreti legislativi 152/2006 e 4/2008) hanno esteso gli adempimenti legati allo smaltimento dei rifiuti – un tempo previsti soltanto per le imprese che operano specificamente nel comparto - anche ad aziende di altri ambiti produttivi tra cui appunto l’edilizia. Ciò ha comportato per le imprese edili la necessità di dover predisporre ed espletare nuovi, ulteriori adempimenti amministrativi e di dover attrezzare i propri comparti produttivi alla raccolta, all’etichettatura, al primo stoccaggio e allo smaltimento del rifiuto. Le novità più significative concernono le operazioni di trasporto: all’impresa edile è consentito ad esempio il deposito temporaneo del materiale di risulta ma soltanto entro i limiti territoriali circoscritti del cantiere, indipendentemente dalle sue dimensioni, ma non in altre aree, ancorché temporanee, esterne ad esso: non è quindi consentito, ad esempio, il trasporto del rifiuto inerte dal cantiere verso siti esterni o anche magazzini aziendali, sempre esterni al cantiere giacché questa attività imporrebbe una specifica autorizzazione degli enti locali e l’adozione di particolari regole e cautele imposte dal D. Lgs. 152/2006.
Il dibattito dell’ecosostenibilità dell’attività edilizia è stato fino ad oggi essenzialmente centrato sul problema della gestione e dello smaltimento dei rifiuti: un tema di grande attualità cui tuttavia oggi è possibile - anzi doveroso - affiancare una ulteriore problematica di grande valenza strategica, che è quella legata appunto al recupero e al riutilizzo del materiale di scarto dell’attività delle costruzioni.
Proprio il recupero e il riutilizzo del materiale di risulta da attività di costruzione e demolizione può infatti svolgere un ruolo di primissimo piano in materia di tutela ambientale e di controllo del territorio: parliamo peraltro di materiali non pericolosi - cemento, legno, mattoni, piastrelle, ferro - che idoneamente trattati possono essere recuperati e riutilizzati, senza particolari problematiche, con un considerevole risparmio di materie prime, con una contestuale significativa riduzione della produzione dei rifiuti e, di riflesso, una maggiore tutela dell’ambiente.
Ma affinché questi pur possibili ed auspicabili processi di riutilizzo dei materiali inerti di scarto diventino una reale opportunità per la salvaguardia dell’ambiente, è necessaria una rivisitazione delle normative vigenti, giacché la complessità delle operazioni di recupero di inerti e la scarsità di impianti specializzati nella differenziazione e nel trattamento (soprattutto nel Mezzogiorno), assieme alla complessità delle procedure e agli adempimenti legati allo stoccaggio provvisorio e al trasporto, scoraggiano queste opportunità. All’estero, ma anche in alcune regioni del nord Italia, esistono già imprese specializzate, in grado di recuperare, trattare e valorizzare questa tipologia di rifiuto, ricavandone peraltro materiale di grande pregio.
Allo stato una circolare del Ministero dell’Ambiente del 15 luglio 2005 suggerisce l’uso di materiale riciclato - nella misura del 30% - soltanto nei cantieri di opere pubbliche. L’auspicio è che l’obbligo si estenda anche ad altre tipologie di intervento per decongestionare in maniera molto più incisiva un ciclo dei rifiuti che, soprattutto in Campania, presenta varie fasi e disparati fattori di grande fragilità e precarietà.
Ma è ovvio che i suggerimenti - come pure le imposizioni normative - se non calate in un contesto produttivo in grado concretamente di recepirle e attuarle al meglio, perdono di qualsiasi significato e valenza. È necessario quindi che il materiale di risulta dalle attività di costruzione e demolizione venga conferito e trattato in peculiari siti di stoccaggio, e che si prevedano impianti specializzati nel trattamento in grado non solo di recuperare, “lavorare” e trasformare il rifiuto conferito, ma anche di ricavarne già un “prodotto finito” pronto per essere immesso nuovamente nel mercato delle costruzioni.
Ciò consentirebbe l’attivazione di impianti produttivi di grande valenza economica e produttiva, prima ancora che strategica ai fini della tutela dell’ambiente e dello smaltimento dei rifiuti: realtà che creerebbero nuova occupazione e nel contempo ridurrebbero in maniera significativa la quantità di materiale da conferire in discarica, con le conseguenze positive facilmente immaginabili.
Un primo step operativo strategico potrebbe quindi essere rappresentato dal concreto sostegno a questa tipologia di attività, per incentivare la costituzione, la conversione, o la crescita di realtà aziendali specializzate nelle operazioni di raccolta e recupero degli inerti del comparto delle costruzioni ed al loro successivo trattamento ai fini del riutilizzo.
Nel contempo tuttavia andrebbe sostenuto incisivamente e favorito l’impiego dei materiali recuperati, ad esempio attraverso incentivazioni e facilitazioni per gli interventi realizzati con questa tipologia di materiale. E andrebbe promosso ed incentivato anche l’avvio agli impianti di recupero dei materiali inerti derivanti dai processi di lavorazione.
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