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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
Giugno 2009
UNIONE DI caserta - Home Page
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Mediterraneo,
un mare di opportunitÀ

Calano pil e occupati, sale l’export

«DirÒ a Roma che qui il sistema produttivo non puÒ essere abbandonato a se stesso»

Eventi per un anno, la svolta degli imprenditori per rilanciare il settore


Mediterraneo,
un mare di opportunitÀ


Nel 2010, con l'apertura del mercato Euro-Mediterraneo, ci saranno 40 Paesi e 600 milioni di abitanti potenziali clienti e partner commerciali. La prospettiva è stata al centro del dibattito del VII Convegno Biennale del Ggi di Confindustria Caserta, nel Teatro di Corte della Reggia vanvitelliana

di Antonio Arricale

Il Mediterraneo è un mare chiuso, ma rappresenta un’area aperta. É su questa apparente contraddizione che si è sviluppata, il 22 e 23 maggio scorsi, presso il Teatro di Corte di Palazzo Reale, la riflessione del VII Convegno Biennale organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Caserta.
Contraddizione apparente, che è peraltro immediatamente superata già nel titolo del convegno, che infatti sempre giocando sulle parole, è stato: “Mediterraneo, un mare di opportunità”. E un sottotitolo estremamente esplicativo, peraltro: “Il Mezzogiorno cerniera tra l’Europa ed i nuovi mercati”.

Il presidente Ggi di Confindustria Caserta - Massimiliano Santoli

Dunque - è questa la tesi di fondo - l'Italia e il Mezzogiorno godono di un ruolo cruciale nell'area mediterranea. Un ruolo baricentrico dal punto di vista culturale, commerciale e strategico che ne ha fatto, nei secoli, un luogo di confronto con i popoli e i paesi vicini. E che oggi, alla vigilia dell’entrata in vigore degli accordi di libero scambio innestati sulla Dichiarazione di Barcellona per il Partenariato Euromediterraneo, diventa nuovamente di attualità oltre che di grande interesse economico.
Nel 2010, infatti, con l'apertura del mercato Euro-Mediterraneo, dall'altra parte del mare ci saranno 40 Paesi pronti ad aprirsi a nuovi sbocchi commerciali, e 600 milioni di abitanti, tutti potenziali clienti e partner. Un immenso mercato di cui, naturalmente, per posizione geografica e soprattutto per vocazione economica, la provincia di Caserta rappresenta la principale porta di ingresso.

L’assessore regionale ai Trasporti Ennio Cascetta

Basta dare uno sguardo agli indicatori economici, al riguardo. In provincia di Caserta negli ultimi anni sono diminuite le importazioni e aumentate le esportazioni. I dati della Camera di Commercio dicono che tra il 2007 e il 2008 l’esportazione ha avuto un trend positivo dell’11%, contro il 20% del 2006-2007 e il meno 1,5% registrato tra il 2004 e il 2005. Dati che collocano la provincia di Caserta al di sopra del valore medio campano e nazionale. Dunque, di questo passo e in questa prospettiva, è lecito ritenere che per la provincia di Caserta ci possa essere una concreta opportunità di rilancio, in particolare all'interno appunto dell'Area MENA (Middle East & North Africa), a condizione però che emerga chiaramente, nelle conseguenti scelte politiche che la prospettiva impone, la consapevolezza che si presenta una grande opportunità.
Convinzione su cui, del resto, sono state innestate le tesi elaborate dai giovani imprenditori casertani, le quali sono state illustrate, come è prassi, in apertura dei lavori dal presidente Ggi Massimiliano Santoli. Convinzioni, peraltro, corroborate da un’attenta analisi del trend di crescita di quest’area.

Il presidente di Confindustria Caserta Antonio Della Gatta

«L’Africa è più ricca dell’India sulla base del Reddito Nazionale Lordo procapite ed almeno una dozzina di Paesi africani hanno un reddito lordo procapite superiore a quello della Cina», ha ricordato Santoli. Anche se indirettamente colpito dalla crisi occidentale, il continente ha grandi ed insospettabili prospettive di crescita. E la demografia conferma queste tendenze: l’Africa è uno dei mercati più giovani del mondo, il 50% della popolazione ha meno di 24 anni. «Con questa popolazione di giovani si colloca al primo posto rispetto a tutte le altre regioni in via di sviluppo».
E ancora: «Entro la metà del secolo si stima una crescita di altri novecento milioni di persone - raddoppiando quella attuale - mentre in Europa ci sarà una riduzione di sessanta milioni di unità. É chiaro che tutto questo rappresenta una sfida ai già precari equilibri politici e sociali di un continente assai frammentato, ma al tempo stesso rappresenta un’opportunità commerciale senza pari per i Paesi geograficamente più vicini. Dal 1997 al 2007, in soli dieci anni, la crescita del Pil è passata dal 3,5% al 6% e l’inflazione è in discesa dal 10,2% al 6,6%. Sommati assieme, oltre 220 milioni di africani vivono in regioni nelle quali il PIL cresce più del 6%. E lo si chiama ancora terzo mondo», ha chiosato Santoli.

Il vice presidente di Confindustria Cristiana Coppola

E però l’Europa, ed in particolare l’Italia, si trova fortemente in ritardo nell’approccio con tali realtà che per cultura, clima, attitudine sono state prese d’assalto invece da comunità indiane, libanesi, cinesi, che si contendono un mercato enorme. Eppure il Mezzogiorno potrebbe giocare un ruolo fondamentale in questa prospettiva. Il Sud Italia, grazie alle rotte geografiche più favorevoli, è chiaramente avvantaggiato per lo scambio commerciale dei prodotti in transito da e per tale continente. Ma i risultati, su questo fronte, si otterranno solo se accompagnati da una politica economica volta a favorire infrastrutture e quindi porti marittimi, aeroporti internazionali, reti ferroviarie ad alta capacità ma soprattutto interporti in grado di ottimizzare i flussi.
Nel 2008 l’ammontare delle esportazioni italiane verso i paesi affacciati sulla costa che si estende dallo Stretto di Gibilterra al Bosforo è salito a 52 miliardi di euro con un incremento di circa il 61% rispetto all’anno precedente. Parliamo di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Israele, Giordania, Libano e Siria. Verso questi 9 paesi nel 2008 l’Italia ha esportato più di tre volte il valore delle vendite, comunque in ascesa, di prodotti nazionali in Cina. Con un tale ritmo di crescita, nel 2009 l’export italiano verso le economie del Mediterraneo non europeo potrebbe raggiungere e, verosimilmente superare, il valore degli acquisti di merci italiane da parte degli Stati Uniti.
Oltre l’export c’è l’internazionalizzazione. I flussi crescenti di interscambio che l’Italia realizza verso aree e Paesi diversi sono intimamente legati ad una crescita degli investimenti diretti all’estero delle imprese italiane. Sotto questo profilo, il 2007 è stato un anno positivo. Il flusso annuo di investimenti diretti dall’Italia all’estero è raddoppiato, salendo a 64,9 miliardi di euro rispetto ai 33,5 miliardi del 2006. La distanza rispetto agli investimenti esteri di grandi paesi europei come Germania e Francia rimane consistente, ma i nostri progressi sono incoraggianti. Sono circa 600 le sussidiarie di imprese italiane attive nei paesi mediterranei che vanno dal Marocco alla Turchia. Sta anche a queste 600 imprese e alle molte altre che verranno nel prossimo futuro la missione di fare del Mediterraneo un mercato in crescita e un laboratorio di convivenza. Insomma, sostengono i giovani imprenditori casertani, le condizioni per cogliere tutte le opportunità offerte dal Mediterraneo ci sono tutte. Occorre, tuttavia, in tal senso un impegno preciso sia dalla società civile, che dalla politica. «Alla prima - ha detto a chiare lettere Santoli - chiediamo un particolare impegno a far crescere il dialogo e lo scambio culturale con gli altri paesi del mediterraneo. La cultura deve essere il veicolo preferenziale per stabilire legami di ogni genere con altri paesi». «Se guardiamo alla maggior parte dei paesi del mediterraneo - ha aggiunto il presidente Ggi - ci rendiamo conto che questi gravitano nell’orbita culturale di altri paesi: Francia, Inghilterra, Spagna per esempio ma non dell’Italia. Non possiamo non recuperare questo gap. In particolare per quanto riguarda il mondo del business, dobbiamo necessariamente creare un dialogo alla pari tra differenti culture e tradizioni. Siamo convinti, infatti, che non possa esserci sviluppo senza conoscenza e rispetto reciproco».

Federica Guidi, presidente Giovani Imprenditori di Confindustria

Quindi, l’appello alla politica: «Alla politica e alle istituzioni chiediamo di investire risorse per la formazione di una classe dirigenziale ed imprenditoriale con competenze specifiche per i rapporti con i Paesi del Mediterraneo», ha detto Santoli. «Chiediamo di investire risorse anche in progetti finalizzati ad implementare la realizzazione delle reti di interconnessione. Chiediamo di disciplinare l’introduzione di organismi a carattere locale collegati con omologhi organismi nei Paesi del Mediterraneo che permettano lo scambio di informazioni corrette, trasparenti e tempestive».
La due giorni è stata arricchita da dibattiti e riflessioni da diversi punti di vista. Ai lavori della prima giornata, con i saluti di benvenuto del vice presidente Ggi Carlo Barbagallo e del presidente degli imprenditori senior, Antonio Della Gatta, ha partecipato la vice presidente di Confindustria per il Mezzogiorno, Cristiana Coppola. Quindi, fra i relatori vanno annotati gli interventi dell’assessore regionale ai Trasporti Ennio Cascetta, del vice presidente degli armatori italiani Mario Mattioli, dell’industriale Pasquale Casillo, di Piercamillo Falasca dell’Istituto Bruno Leoni e di Daniele Lezzi della Rete Ferroviaria Italiana. Quindi, l’intervento del console generale Usa a Napoli, J. Patrick Truhn.
Non meno interessante, la seconda giornata dei lavori che, introdotta dal vice presidente Attilio Pallante, ha ruotato intorno agli interventi del vice presidente della Camera Rocco Buttiglione, del presidente regionale Ggi Mauro Maccauro, del direttore commerciale di Euler Hermes Siac Massimo Falcioni. E poi ancora: Enzo Giustino, Alessandro Laterza, Roy Capasso, Fulvio Tessitore, Luigi Traettino, i senatori Pasquale Giuliano e Marco Follini, e le conclusioni del presidente Giovani Imprenditori di Confindustria Federica Guidi.

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