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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
Giugno 2009
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Porti e crisi economica:
sfida all’ok corral


Nel settore portuale il Mezzogiorno rivela oltre alla dotazione infrastrutturale,
dinamismo e concretezza imprenditoriali, per poter garantire un’alta qualità dei servizi




Francesco Saverio Coppola
Direttore SRM


Che il sistema portuale assuma per l’Italia un’importanza strategica non solo dal punto di vista della produttività nazionale, ma anche per l’occupazione in generale, è una considerazione nota. É sufficiente rilevare che il sistema portuale in senso stretto nel 2007 ha contribuito al PIL del nostro Paese con oltre 6,8 miliardi di euro, generando un’occupazione complessiva, tra risorse dirette e indirette, di 71.000 unità.
Che l’Italia abbia la possibilità di diventare la piattaforma logistica naturale per i traffici nel Mar Mediterraneo, di nuovo al centro degli scambi commerciali planetari a seguito dei rapidi e profondi mutamenti avvenuti nello scenario internazionale, sembra diventato oramai più uno slogan che un reale obiettivo di programmazione strategica nazionale.
Valutare le opportunità che questi nuovi scenari hanno delineato per il Mezzogiorno cui la posizione geografica regala la possibilità di assumere il ruolo di magnete della logistica e delle merci in campo globale, è l’obiettivo che l’Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Soci Fondatori: Banca Infrastrutture Innovazione Sviluppo, Banco di Napoli, Compagnia di San Paolo, IMI Investimenti, Intesa Sanpaolo e Istituto Banco di Napoli Fondazione) si è proposta di conseguire nella sua ultima ricerca, “Porti e territorio”.
Il lavoro sarà presentato a Roma il prossimo 24 giugno al Senato della Repubblica.
SRM ha condotto lo studio coniugando, come nel suo consueto stile di ricerca, le risultanze dell’analisi empirica del fenomeno con dati, valutazioni, analisi, proposte evinte dalle indagini condotte sul territorio, a contatto cioè con i principali protagonisti del settore a livello istituzionale, imprenditoriale, infrastrutturale e finanziario. La ricerca ha preso avvio dalla considerazione degli effetti della crisi internazionale sul settore marittimo e di riflesso su quello portuale ad esso strettamente connesso. Nonostante questo, i porti italiani giocano un ruolo di protagonista nello sviluppo del commercio marittimo globale e rappresentano un nodo strategico nel sistema degli scambi commerciali del nostro Paese: ogni anno vedono transitare il 62% del nostro import e il 45% del nostro export.
Nel contesto di un’area euro-mediterranea sempre più caratterizzata dall’elevato dinamismo e dalle significative prospettive di crescita futura, il Mezzogiorno ha tutte le possibilità di diventare una risorsa per l’Italia intera ma tale opportunità può diventare un’effettiva potenzialità di sviluppo economico e territoriale solo a condizione che si punti sulla crescita di un mercato della logistica in grado di svilupparla. Il nostro Paese nonostante la sua vantaggiosa posizione geografica presenta ancora dei vincoli di natura strutturale, imprenditoriale, culturale e normativa che non consentono di utilizzare la logistica come leva concorrenziale nella sfida globale e che stanno diventando un ostacolo concreto alla crescita e al rafforzamento della capacità competitiva dell’Italia.
Dal punto di vista dell’infrastrutturazione e delle reti di trasporto si pone da molto tempo per il nostro Paese un problema di trade off tra risorse e vincoli finanziari. Questo genera diversi ordini di problemi:
- la strozzatura che la fragilità del sistema infrastrutturale e logistico italiano causa allo sviluppo delle imprese;
- il posizionamento competitivo del Paese dal punto di vista dell’offerta infrastrutturale e quello delle imprese domestiche nel contesto globale;
- la fragilità dei processi di decisione per la realizzazione delle infrastrutture e il nocivo aumento di tempi e costi;
- la mancata costruzione di una “piattaforma logistica Italia”.
É ovvio però che un’attenta programmazione infrastrutturale, soprattutto in considerazione delle scarse risorse a disposizione, non può prescindere dalla scelta delle priorità realizzative e deve essere inserita nel quadro di un disegno complessivo del sistema infrastrutturale del Paese e dei dispositivi di trasporto: coordinando le piattaforme logistiche, rafforzando le complementarità tra le reti, intensificando l’offerta di trasporto combinato. In questo contesto, i porti dovrebbero occupare una posizione prioritaria in quanto costituiscono la porta di accesso al nostro paese dei flussi globali di merci in transito e ciò sta a significare che il sistema portuale di cui il Sud Italia è dotato può offrire una reale competitività funzionale ad un’area geografica sempre più strategica all’interno del bacino del Mediterraneo. Nel settore portuale il Mezzogiorno rivela oltre alla dotazione infrastrutturale, dinamismo e concretezza imprenditoriali, per poter garantire un’alta qualità dei servizi.
Ai porti del Mezzogiorno fanno capo oltre alle reti marittime del traffico container intercontinentale anche le reti delle Autostrade del Mare che, proprio negli scali del Sud Italia, hanno l’area di maggiore attività: tra Sicilia, Campania e Puglia è concentrato oltre il 75% delle linee marittime delle Autostrade del Mare. L’insieme delle due reti facenti capo ai porti del Sud Italia spiega la presenza in tali strutture di global carrier o di grandi terminalisti che credono nelle loro potenzialità di crescita e che vi hanno realizzato anche consistenti investimenti.
La ricerca, sulla base della dettagliata analisi di mercato e delle valutazioni elaborate dall’advisory board, ha avanzato alcune proposte di policy tese a migliorare la competitività del sistema portuale del Mezzogiorno. Si tratta di proposte che tengono conto della scarsità di risorse pubbliche disponibili e che quindi non si limitano a richiedere finanziamenti per i pur indispensabili adeguamenti infrastrutturali. Si tratta di proposte che andrebbero poi definite e tradotte dal punto di vista più tecnico-operativo ma che possono rappresentare una prima indicazione per avviare un processo capace di contribuire al superamento delle criticità riscontrate e, quindi, al rafforzamento del sistema portuale nazionale:
- Indirizzare gli investimenti verso il consolidamento delle infrastrutture già esistenti.
- Definizione normativa più netta di Autonomia Finanziaria.
- Definizione più codificata delle tariffe portuali.
- Perseguire politiche di sviluppo che favoriscano le relazioni internazionali e le sinergie tra porti.
- Creazione di un sistema di agevolazioni che favorisca l’integrazione logistica e la creazione di sistemi tra i porti.

Nell’advisory board della ricerca vi sono esponenti di Istituzioni, Associazioni di Categoria e mondo finanziario:
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; Assologistica; Assoporti; Banca Europea per gli Investimenti; Confitarma; Unione Interporti Riuniti.

Global operator:
Gallozzi Group; Grimaldi Group; Maersk Line; MSC-Mediterranean Shipping Company;
TCT Gruppo Evergreen.

Interviste e focus
- la ricerca contiene 26 interviste face-to-face a Istituzioni (Ministero, Regioni, Autorità Portuali), Associazioni di Categoria, Global Operator Mondiali;
- sono stati effettuati 4 focus tematici su: integrazione infrastrutturale; relazioni internazionali; innovazione portuale e analizzati anche tre mega-porti esteri Anversa, Barcellona, Rotterdam;
- la ricerca contiene anche un’indagine sul sistema portuale elaborata dalla Banca d’Italia;
- sono state utilizzate oltre 350 fonti bibliografiche-statistiche-documentali nazionali ed estere.

i numeri della ricerca

- Nel 2007 il sistema portuale italiano ha contribuito al PIL con oltre 6,8 miliardi di euro, generando un’occupazione complessiva, tra risorse dirette e indirette, di 71.000 unità.
- Ogni anno i porti italiani vedono transitare il 62% dell’import e il 45% dell’export.
- Con 268,2 milioni di tonnellate il nostro Paese è al primo posto, nell’interscambio europeo via mare con le altre grandi aree mondiali.
- Nelle 23 autorità Portuali italiane nel 2007 il traffico merci è aumentato dell’1,20% e quello container del 7,5%.
- Tra Sicilia, Campania e Puglia è concentrato oltre il 75% delle linee marittime delle Autostrade del Mare e la Sardegna è il punto di riferimento nel Mediterraneo per il cabotaggio obbligato.
-Il Mezzogiorno dispone di 178 porti di cui 12 Autorità Portuali che movimentano il 47% delle merci e il 53% del container.



 

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