di Raffaella VENERANDO
Giovani e politica, due mondi “non comunicanti”
«La politica va vissuta
come un impegno civile»
Vendola: «Il raccordo con i giovani È un investimento per il futuro»
«La politica italiana non incanta piÙ»
«L’efficienza amministrativa
combatte la “malapolitica”»
«C’È bisogno
di risposte concrete»
«Anche in politica dovrebbe esserci
il passaggio generazionale»
«Non c’È ricambio e i partiti
sembrano club privati»
«Occorrono maggiore partecipazione
e visione di insieme»
«Va recuperato il valore strategico
della rappresentativitÀ»
Brutta, sporca e cattiva?
PerchÉ la politica italiana
non affascina piÙ
«Va recuperato il valore strategico
della rappresentativitÀ»
Marco Pontecorvo
Presidente G. I.
di Confindustria Salerno
Esiste una distanza reale tra giovani e politica. Di chi è la responsabilità, dei giovani poco interessati alla sfera pubblica oppure della politica che finisce con l’allontanare piuttosto che con il coinvolgere?
Non solo tra i giovani ma tra la società civile tutta e la politica, soprattutto negli ultimi anni, si è creata una spaccatura considerevole. Dopo il terremoto politico causato da Tangentopoli circa vent’anni fa, infatti, è cominciata una stagione per così dire tecnocratica, con al comando della sfera politica non più uomini di mestiere, cresciuti nelle scuole di partito, ma veri e propri tecnici che non avevano più con la base elettorale di riferimento – e spesso anche con il territorio - alcun legame. Si è alimentato quindi un circuito di scarsa rappresentatività tra le parti cui ha contribuito anche il nostro sistema elettorale con i suoi nomi paracadutati dall’alto, con l’effetto deleterio di alimentare una mancanza di fiducia e di partecipazione da parte dei cittadini alla vita politica del paese.
Quindi, cosa bisognerebbe fare per riavvicinare i cittadini, e non solo i giovani, alla politica?
La politica dovrebbe fare un passo indietro, riannodando un rapporto diretto con la base elettorale, cercando di capire quali sono le istanze più urgenti, quali le aspettative da non deludere. Dal canto loro, però, i giovani dovrebbero riavvicinarsi alla sfera pubblica, incrementando la loro partecipazione nonostante si siano negli anni indeboliti i partiti, un tempo strutture tradizionali della politica. Non si ha diritto di criticare le scelte della politica se, per contro, non si dimostra un vero e proprio desiderio di impegno affinché le cose cambino.
L’impresa ha un ruolo e un valore intrinsecamente sociale, spesso non riconosciuto. É la politica a non farsene carico oppure sono gli imprenditori a non reclamare sufficiente attenzione?
Anche se, spesso, il ruolo sociale svolto dalle imprese non viene riconosciuto dalla politica la collettività sembra apprezzare l’impegno della classe imprenditoriale, sempre attiva nell’interesse del bene comune. É fondamentale però migliorare il dialogo tra tutte le forse sociali, altrimenti lo sviluppo sano dell’economia del paese è seriamente minato.
Quale requisito è, secondo lei, irrinunciabile per essere un buon politico?
Un buon politico non si improvvisa tale. Dalla sua deve avere necessariamente esperienza, capacità di ascolto e abilità nella programmazione. Spetta al politico, infatti, dare l’indirizzo futuro al Paese; diversamente si rischia la paralisi, come è successo in Italia negli ultimi quindici anni. |