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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNAIO-FEBBRAIO 2009
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di Raffaella VENERANDO

Giovani e politica, due mondi “non comunicanti”

«La politica va vissuta come un impegno civile»

Vendola: «Il raccordo con i giovani È un investimento per il futuro»

«La politica italiana non incanta piÙ»

«L’efficienza amministrativa combatte la “malapolitica”»

«C’È bisogno di risposte concrete»

«Anche in politica dovrebbe esserci il passaggio generazionale»

«Non c’È ricambio e i partiti sembrano club privati»

«Occorrono maggiore partecipazione e visione di insieme»

«Va recuperato il valore strategico della rappresentativitÀ»

Brutta, sporca e cattiva? PerchÉ la politica italiana non affascina piÙ



«La politica italiana non incanta piÙ»

Qual è la ragione del disinteresse (o disincanto?) dei giovani rispetto alla politica e come può essere contrastata efficacemente?
Sì, c’è un qualche disinteresse da parte dei giovani, ma non è nei confronti della politica quanto, piuttosto, nei confronti dei partiti. É un disinteresse perfettamente giustificabile. In Italia partiti sono organismi burocratici oppure populistici oppure padronali oppure clientelari oppure tutto insieme. Non hanno democrazia interna. Non incoraggiano la partecipazione. Non promuovono il merito, ma preferiscono il conformismo, l’ossequio, il carrierismo. Pertanto, non c’è nessuna sorpresa se i giovani si orientano ad altre forme di partecipazione. Non credo, infatti, e so che non esiste neppure un “disincanto” dei giovani nei confronti della politica. Tanto per cominciare nessun giovane si è, in tempi recenti, fatto incantare dalla politica italiana: notevole dimostrazione di saggezza giovanile. Questa politica non incanta e, dunque, non si fanno incantare. In verità, neppure i non-giovani si fanno incantare. I non-più-giovani sono, semmai, al tempo stesso, più realisti («è necessario impegnarsi per non lasciare campo libero ai peggiori») e più rassegnati («non si riesce a fare di meglio, stiamo in quello che abbiamo per presidiarlo e, magari per migliorarlo»). Non possiamo, però, cavarcela con queste semplici, ma fondate, affermazioni. Un punto va fermato con chiarezza. Snobbare i partiti e ritenere la politica italiana non degna di avere le proprie energie, le proprie capacità e, dirò, con un linguaggio che forse i giovani usano più di frequente, le proprie emozioni e il proprio entusiasmo sono due comportamenti comprensibili e coerenti. Questi comportamenti non sono suscettibili di essere mutati soltanto con le parole espresse dagli affabulatori politici di destra e di sinistra e, qualche volta, dai furbetti del centro. Tuttavia, quando esiste un obiettivo, come, per esempio, la riforma universitaria; quando esiste una causa, come quelle intorno alle quali operano molte associazioni di volontariato (che fanno politica secondo altri metodi); quando fa la sua comparsa un uomo politico decente, i giovani ci sono, si impegnano, agiscono. Al momento opportuno, che sicuramente verrà, i giovani sapranno arrivare all’appuntamento con la politica, quella che serve, non a dare immeritati profitti ai politicanti di mestiere, ma a cambiare, in meglio, la vita.

Gianfranco Pasquino (nella foto) è professore di Scienza politica nell’Università di Bologna. Il suo libro più recente è Le istituzioni di Arlecchino 2009 (ww.scriptaweb.it).

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