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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNAIO-FEBBRAIO 2009
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di Raffaella VENERANDO

Giovani e politica, due mondi “non comunicanti”

«La politica va vissuta come un impegno civile»

Vendola: «Il raccordo con i giovani È un investimento per il futuro»

«La politica italiana non incanta piÙ»

«L’efficienza amministrativa combatte la “malapolitica”»

«C’È bisogno di risposte concrete»

«Anche in politica dovrebbe esserci il passaggio generazionale»

«Non c’È ricambio e i partiti sembrano club privati»

«Occorrono maggiore partecipazione e visione di insieme»

«Va recuperato il valore strategico della rappresentativitÀ»

Brutta, sporca e cattiva? PerchÉ la politica italiana non affascina piÙ



Brutta, sporca e cattiva?
PerchÉ la politica italiana non affascina piÙ




Ha perso credibilità, ha deluso, ha tradito, ha allontanato. Ma perché è successo? Perché la politica italiana, e non solo quella, ha smesso di affascinare e di catalizzare l’attenzione e l’impegno di molti cittadini?

Di questo si è dibattuto - con toni però speranzosi piuttosto che apocalittici - nel corso di un convegno organizzato dai Giovani Imprenditori di Confindustria Campania lo scorso 19 gennaio, presso la Sala d’Amato di Palazzo Partanna.
É stato Mauro Maccauro, presidente G.I. di Confindustria Campania, a fare da moderatore della discussione che ha visto confrontarsi l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino, il Sottosegretario al Welfare Pasquale Viespoli e l’Assessore campano al turismo Claudio Velardi.
Pretesto per avviare il dibattito è stata la presentazione del libro “Politica Ground Zero” di Francesco Delzio, ex Direttore di Giovani Imprenditori di Confindustria nazionale, attualmente Direttore delle Relazioni Esterne e degli Affari Istituzionali del Gruppo Piaggio.
«C’era una volta la politica, potente, arrogante, carnefice - così esordisce Delzio nel presentare alla platea i contenuti del suo lavoro editoriale - quella stessa politica così forte, così autorevole, oggi non c’è più. La politica ha rinunciato al suo ruolo di guida e lentamente si sta avviando al suicidio scegliendo di rinunciare ad imporre delle regole al mercato finanziario, creando quindi quel vuoto di idee e principi che ha portato alla crisi non solo economica che stiamo vivendo. La politica ha abdicato alla sua prima e più naturale missione in tutto l’occidente - fatta eccezione per quello che sta accadendo attualmente negli Stati Uniti - diventando spettatrice di azioni intraprese da altri, trasformandosi in un teatro vuoto dove la partecipazione dei cittadini è ogni giorno sempre più calante, come pure calante è la fiducia nei politici e nei partiti».

 Il Presidente dei Giovani Imprenditori
di Confindustria Campania Mauro Maccauro
insieme con Francesco Delzio, autore del libro
“Politica ground zero”


Ma come è potuto accadere e, soprattutto, come è possibile fare un passo indietro e ritornare a credere nella politica?

Secondo l’ex ministro Cirino Pomicino «la crisi della politica è una crisi di identità, nessuno è più capace di trasmettere un messaggio coinvolgente in cui credere, per cui impegnarsi. E, sia chiaro, senza identità non si va da nessuna parte». Per l’onorevole Pomicino «bisognerebbe ritrovare i vecchi luoghi del confronto: i partiti, prima che la spaccatura tra mondo politico e collettività diventi insanabile».
Poi continua: «Il partito nuovo deve seguire l’esempio di quello vecchio, deve fondarsi cioè sulla militanza, deve tornare ad aggregare, ad essere fucina di idee e proposte».
Uno dei nodi della politica attuale viene da tutti riconosciuto nel gap di rappresentanza, il mancato riconoscimento tra eletti ed elettori, tra governati e governanti.
«Il territorio si deve riappropriare delle sue rappresentanze», sottolinea il Sottosegretario Pasquale Viespoli nel suo intervento. «Non è vero che oggi la politica non è più indispensabile - prosegue - ma è significativo che ci si chieda dove sia finita la buona politica. Occorrerebbe un ricambio generazionale forte in Italia come più volte ha sottolineato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ci vorrebbero scelte forti, quelle stesse scelte che non sono state fatte e che hanno confinato l’Italia in una posizione marginale nella scena europea, prima ancora che mondiale».
L’attenzione si è spostata poi al locale, con Viespoli che ha puntato forte l’accento sul mancato interesse della politica per il Mezzogiorno. «Occorreva un patto bipolare perché il Sud non venisse dimenticato, bisognava agire coesi rispetto a un comune obiettivo, ma non è stato fatto».
L’Assessore regionale al Turismo Claudio Velardi, invece, ha dichiarato che «il problema non è la mancanza di partecipazione dei cittadini alla sfera politica, perché oggi grazie alla Grande Rete non esistono più confini ed è anacronistico parlare di politica tradizionale. Quello che più conta è trovare uomini leader, capaci di convogliare intorno a sé forze e idee nuove e di canalizzarle verso la riuscita di grandi progetti collettivi».
Tutti d’accordo insomma sulla necessità di ricostruire l’amore per la politica per poter partite su nuove basi, per potere tornare a pensare in grande, perché come scrive nel suo libro Delzio citando Pedro Solinas «muore solo un amore che smette di essere sognato».

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