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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNAIO-FEBBRAIO 2009
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Modelli 231, un nuovo modo di fare impresa

Transazione fiscale
e accordi di ristrutturazione


Modelli 231, un nuovo modo di fare impresa

La tutela delle imprese clienti e la responsabilità degli intermediari finanziari



Riccardo Imperiali e Rosario Imperial
Avvocati, Studio Legale Imperiali

Dai prima d’ora il nostro ordinamento aveva registrato una simile convergenza tra etica, legalità e diritti fondamentali.
Globalizzazione - L’accostamento tra etica e diritti fondamentali in campo economico è presente in importanti declinazioni del corretto modo di operare dell’impresa multinazionale. Oggi, tuttavia, assistiamo ad una evoluzione sul versante della responsabilità d’impresa tout court che rappresenta un po’ la “chiusura del cerchio”.
Gli ultimi passaggi di questo processo sono stati gli scandali finanziari che hanno coinvolto milioni di risparmiatori in tutto il mondo. Ecco, quindi, comparire nel nuovo e nel vecchio continente sistemi normativi (Sarbanes-Oxley Act negli Usa e dlgs 231/2001 in Italia) nei quali il legislatore si avvale di due principali leve: l’imposizione di un adeguato modello organizzativo di prevenzione interna ed un efficace sistema dissuasivo per punire eventuali violazioni.
Scenario nazionale - Dopo il primo lustro di vigenza della norma in Italia, passato in sordina, il decreto 231 si è dimostrato norma efficace nel contrasto ai comportamenti penalmente rilevanti con coinvolgimento delle aziende. I pubblici ministeri ne fanno ricorso con disinvoltura.
Se i procedimenti penali che coinvolgono le persone fisiche autori del reato soffrono dei noti problemi che affliggono l’attuale giustizia penale, ciò non accade per i processi alle aziende. Le sanzioni pecuniarie ed interdittive “fanno male” e l’azienda è disposta a qualunque soluzione di compromesso pur di evitarle. Da qui il successo della norma, in una prospettiva di efficace politica di contrasto degli illeciti.
Essendosi avveduto di questo effetto virtuoso, il legislatore ha incominciato a far ricorso al “meccanismo 231” sempre più frequentemente, inserendovi nuove ipotesi di reato (il cosiddetto reato presupposto) che fanno scattare l’ingranaggio della responsabilità 231 dell’impresa.
Così, dagli originari reati di corruzione, si è passati ai reati di falso, a quelli societari, ai delitti con finalità di terrorismo o eversione dell’ordine democratico, ai delitti contro la personalità individuale, ai reati di market abuse, ai reati colposi per violazioni di norme antinfortunistiche, al riciclaggio, ai reati informatici. La lista, peraltro, è di quelle “aperte” e si attende l’inserimento di nuove ipotesi di reato come quelli ambientali e fiscali.
Legalità aziendale - L’evoluzione registrata in merito al 231 può farci affermare che la norma stia divenendo il caposaldo della legalità aziendale: un approccio metodologico fatto di modelli organizzativi, di specifici ruoli e competenze, di procedure interne di gestione, di formazione e sensibilizzazione della forza lavoro, di sistemi indipendenti di vigilanza e controllo, di periodiche verifiche di conformità, di individuazione ed implementazione dei correttivi. Secondo il classico processo ciclico preso a prestito dalle politiche di manutenzione dei sistemi di qualità.
Per sfuggire alle sanzioni pecuniarie ed interdittive previste per le violazioni più gravi, l’azienda deve dimostrare di essersi organizzata al proprio interno in modo da fare ritenere ragionevolmente fondata la funzione di prevenzione. Il modello da seguire, tracciato a grandi linee dal legislatore, deve dimostrarsi efficace ed efficiente. L’esigenza di “tenere insieme” il sistema introdotto dalla norma spesso invita alla redazione di linee guida aziendali (dette anche codici o politiche) che rivestono un ruolo centrale di amalgama e di fertilizzazione culturale. (Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore”)
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