di Alfonso Amendola, docente e vicepresidente “Centro Studi sulle Rappresentazioni Linguistiche” Università di Salerno
Se il Beat diventa BIT:
un omaggio a GINSBERG
Le pratiche della sperimentazione digitale contemporanea diventano, alle volte, racconto e riflessione su modelli culturali pre-esistenti: cinema, arte, musica e letteratura. Una pratica sempre più densa, accesa d’impeti comunicativi e visionarietà intellettuali. Un dialogo aperto e vivo verso il nuovo e verso i maestri. E verso questa tipologia di prodotto mediale il nucleo di comunicazione audiovisiva “La resa dei conti” (formato dai campani Laura Mancinelli, Paolo de Risi, Rocco Salzano e Gianni Mirato) da tempo lavora. Nella loro seppur giovanissima biografia artistica già sono tre i lavori (due in video e un altro realizzato come installazione multimediale) centratI su maestri della letteratura: Campana, Fitzgerald e Simenon. Da antiche passioni letterarie e da freschi studi universitari il quartetto realizza lavori di montaggio, sovrapposizioni visive, letture performative, azioni teatral-multimediali, il tutto, infine, documentato da dvd che al momento troviamo solo nei palinsesti di settoriali rassegne video. Stavolta il nome reinventato in chiave digitale è quello di un maestro della beat generation: Allen Ginsberg.
C’è stato un tempo in cui Allen Ginsberg viaggiava “armato” di armonium, cimbali e centinaia di lettere di meditazione tibetana, portando avanti il suo credo mistico e rivoluzionario nei vicoli, nei quartieri, nelle università della “sua” America. Quell’America sottoproletaria, comunista, emarginata, sofferente, drogata o semplicemente libertaria. Il video realizzato da "La resa dei conti" (ricco di interviste, frammenti d'immagine e documenti d'epoca, il cui titolo è un asciutto “A.G.”) racconta, appunto, il marciare docile e indomabile, nomade e ribelle, di questo padre della libertà, dell'amore e della pace universale, di questo magistrale “urlatore” scomparso nel 1997, di questo artefice di storiche e appassionatissime letture “public”. Ed è proprio sulle letture pubbliche che il video in un brioso vortice audiovisivo di neppure 15 minuti ripercorre due clamorossissime tappe. Una raccontata, quella 1956 anno in cui muore la madre di Ginsberg e lui organizza come estremo atto d'amore filiale un reading a San Francisco destinato a segnare l'inizio del rinascimento poetico che prese il nome da quella città e che vide la partecipazione di Whalen, Mc Clure, Snyder, Lamantia. Ed un altro tutto italiano, l'anno è il 1979, il luogo era il festival di Castelporziano. Lui sale in scena, il pubblico comincia ad inveire contro Allen e quasi lo scontro fisico si annuncia inevitabile, perché nessuno vuole ascoltare le poesie di Ginsberg, il pubblico è lì per ascoltare Patti Smith (che tra l’altro è assente). La situazione è tesissima, ma l’energico salmodiare del maestro Beat capovolge la situazione. Ginsberg letteralmente ipnotizza il pubblico coi suoi mantra e i fischi si tramutano in apprezzamento, le urla di disprezzo in attentissimo silenzio. La poesia vince! Il video-collage ha un andamento lieve e sontuoso (proprio come la poesia di Ginsberg) e accanto alla ricostruzione (fatta con registrazioni audio, filmati d'epoca, fotografie e citazioni letterarie) si chiude con la lettura di alcuni passi tratti da “Kaddish” ovvero la preghiera rituale ebraica per i morti edita nel 1959 e il suo capolavoro “osceno” dal celebre attacco iniziale «ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia». Compare anche un'intervista rilasciata nel 1971 dove alla domanda perché scrivi, il poeta risponde: «Perché scrivere è una forma di meditazione. Scopro il mio pensiero latente, l’articolo verso l’esterno. È anche una certa forma di solitudine, ed io voglio comunicarla, che gli altri possano toccarla, toccarmi, e che io possa toccare la gente. Una superstizione. Come era bello Rimbaud. Il vecchio romanticismo, la gloria letteraria del poeta, il mondo di Shelley, di Whitman, quello di Hakui, Han Shan issa, Buddha, Sayaka Lama, Milarepa, Shankara e William Blake». |