di Raffaella VENERANDO
L'interVISTA - Morandini: «La capitalizzazione
delle pmi È necessaria per ripartire» - Giuseppe Morandini
L'intervISTA - Le imprese restano
il “fondamentale” del Paese - VINCENZO BOCCIA
L'intervISTA - l’integrazione tra le economie
contro l’onda d’urto della crisi - STEFANO GATTI
L'intervENTO -crollo della finanza:
effetti e rimedi per le imprese - DI MARCO FIORENTINO
Le imprese restano
il “fondamentale” del Paese
Vincenzo Boccia
Vice Presidente Consiglio centrale Piccola Industria
Presidente, quanto costerà la crisi alle piccole e medie imprese campane?
Sono molte le aziende che si chiedono quale sarà l’effetto della crisi sulla struttura finanziaria delle imprese soprattutto in relazione a due parametri: costo del denaro e liquidità.
Stando ad indicazioni di tipo macroeconomico il costo del denaro dovrebbe abbassarsi ma il rischio di una minore liquidità, con un conseguente aumento dei tassi di interesse, è dietro l’angolo e di sicuro avrà una ripercussione forte e negativa sulla vita e le attività delle piccole imprese.
È reale per la piccola e media impresa il rischio di espulsione dal canale del credito?
In questo momento di significativa difficoltà, le banche opereranno - laddove non lo stiano già facendo - una accurata selezione rispetto a dove investire. Chi a tempo debito si è organizzato per fronteggiare i contraccolpi della crisi, oggi avrà meno problemi; per tutte le altre aziende invece l’imperativo è quello di ristrutturarsi per non uscire dal mercato.
Quello dell’espulsione dal canale del credito per alcune aziende è un rischio reale che potrebbe portare a tensioni dal lato dell’offerta dei prodotti. Il punto cruciale però resta ripensare al sistema bancario, oggi troppo focalizzato sugli indici di grandi agenzie rivelatisi non sempre affidabili. Come Piccola Industria noi abbiamo segnalato che, oltre a indici utilizzati, sono altri gli elementi importanti da prendere in considerazione che però non emergono dai bilanci, quali ad esempio la qualità del management, le idee, i progetti, i contratti in essere, l’affidabilità e la storia dell’azienda.
Gli indici poi non dimostrano un’altra situazione: quella del patrimonio dei beni immobili oggi valutato secondo il costo storico, vale a dire in funzione dell’età della azienda e non secondo il reale e corrente valore immobiliare.
Come Piccola Industria abbiamo quindi chiesto una tassazione agevolata per stimolare le imprese a fare rivalutare e a rendere più aderente al vero il valore del proprio patrimonio immobiliare.
E quello di ricadute occupazionali?
Si potrebbe avere un effetto trauma: alcune aziende potrebbero uscire dal mercato, mentre altre potrebbero rafforzarsi. In ogni caso, è giunto davvero il momento che le piccole e medie imprese italiane facciano un salto verso la dimensione medio-grande, verso una dimensione più europea e una maggiore strutturazione, magari alleandosi tra loro per avere una massa critica più importante e arginare al massimo gli effetti deleteri di crisi pericolose come quella che stiamo vivendo.
Quali misure dovrebbero essere adottate per far ripartire l’economia?
Il Paese ha bisogno di misure anticicliche, di segno opposto alla direzione del ciclo economico. Può essere utile, ad esempio, la detassazione degli utili reinvestiti nelle aziende, la rivalutazione dei beni immobili, il recupero di finanza per l’azienda tramite anche i trattamenti di fine rapporto. Ma più di tutto occorre mantenere alta l’attenzione su di un fondamentale del nostro Paese: le imprese. Non dimentichiamo che oltre il 90% del Prodotto Interno Lordo italiano è fatto da aziende che rappresentano quindi un patrimonio da salvaguardare e non da “assistere”. Se il nostro governo infatti farà scelte anticicliche più attente alle imprese, le aiuterà ad essere più competitive sui mercati europei consentendo loro di aggredire e conquistare spazi ora occupati da altri.
Nel medio periodo quindi assisteremo a varie battaglie: una si giocherà tutta all’interno dell’Europa e sarà quella capace di modificare il capitalismo industriale europeo, l’altra avrà come protagonisti paesi come Cina, gli Emirati, l’Asia o la Libia con i loro fondi sovrani che cercheranno di intervenire e di investire nell'economia italiana. In altre parole siamo in un’economia di guerra e pertanto va pensata un’adeguata strategia; se invece vogliamo fare strategie di pace e di serenità evidentemente la guerra l’abbiamo già persa ma non è nel Dna degli imprenditori arrendersi. |