Trasporto pubblico a Napoli:
i cittadini dettano l’agenda dei lavori
La qualità del servizio si attesta ancora su livelli bassi
come pure il livello di soddisfazione degli utenti. è ora di cambiare marcia
di Mariano Votta, Giornalista e project manager
politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva
Lasciamo stare per un attimo lo sciopero di venerdì 17 ottobre, che non poteva che causare disagi.
Ma che dire dell’estate napoletana sul fronte del trasporto pubblico locale? Decisamente calda, con al centro dell’attenzione - e delle polemiche - la vicenda della Compagnia Trasporti pubblici e la decisione dell’ente Provincia, già socio al 50% dell’azienda, di diventarne unico azionista rilevando il restante 50% in mano al Comune di Napoli, chiamato in causa dalla stessa Provincia a causa delle casse vuote della Ctp.
Sul versante che maggiormente ci interessa, ovvero quello della qualità del servizio e della tutela degli utenti, va registrato - su tutti - il tutt’altro che edificante fenomeno della clonazione del biglietto Unico Campania.
A denunciare il raggiro ai danni dei cittadini e dello stesso Consorzio Unico Campania, l’associazione dei consumatori Assoutenti e il PiT Servizi di Napoli, la struttura di Cittadinanzattiva impegnata nell’offrire gratuitamente ai cittadini informazione e tutela nell’ambito dei servizi di pubblica utilità. Le segnalazioni sono giunte nel periodo di ferragosto e gli episodi si sono registrati a macchia di leopardo in tutta la provincia di Napoli. All’atto di vidimare il biglietto, dal display dell’obliteratrice compariva il messaggio di titolo non valido. Troppo tardi per le vittime della truffa, di fatto impossibilitate ad identificare il biglietto falso solo alla vista o al semplice tatto, e costrette a rivolgersi, oltre che alle autorità competenti, al servizio assistenza del Consorzio per richiedere una verifica dell’ologramma e del numero di serie.
L’episodio di illegalità ha di fatto messo in luce la necessità di potenziare non solo i controlli a bordo dei convogli e delle stazioni (specie della Circumvesuviana) dove più di frequente si registrano episodi di microcriminalità e vandalismo, ma anche presso i punti vendita. Infatti, secondo Assoutenti Campania «la fase di distribuzione dei biglietti è materia delicata perché è lì che può avvenire la contraffazione». L’esercizio commerciale deve infatti essere autorizzato alla rivendita, e tale informazione deve essere adeguatamente comunicata all’esterno in modo che chi utilizza i mezzi pubblici sappia dove andare a comprare i biglietti. Ma come? Certo non può bastare esporre la scritta “rivenditore autorizzato”: se hanno clonato il titolo di viaggio, replicare tale scritta risulterebbe perfino banale...Un primo intervento potrebbe essere quello di avviare campagne di informazione - coinvolgendo le stesse Associazioni dei consumatori presenti sul territorio- volte anche a far conoscere l’elenco degli esercizi commerciali abilitati ad oggi reperibile sul sito della Agenzia Campana per la mobilità sostenibile (www.acam-campania.it).
La clonazione dei titoli di viaggio non è che l’ultima di una serie di problematiche quotidianamente registrate dalle Associazioni di tutela dei diritti dei cittadini attive a Napoli. Informazioni al riguardo le fornisce il dossier consegnato da Acu Campania all’Assessorato regionale ai Trasporti, nel quale si denuncia, per quanto riguarda l’Azienda Napoletana Mobilità, un parco autobus vecchio; il relativo call center non sempre accessibile; la mancanza di personale nella maggior parte dei capolinea; diverse fermate sprovviste di display funzionante, oppure recanti informazioni inesatte; mancanza degli orari di partenza e arrivo degli autobus ai capolinea e alle fermate intermedie; difficoltà di accesso ai mezzi della Anm e della Ctp per l’utenza diversamente abile.
Dati di carattere generale sul livello di (in)soddisfazione degli utenti del trasporto locale giungono dal recente dossier di Legambiente “Ecosistema urbano 2009”, che conferma come sia “piuttosto basso” il livello di soddisfazione espresso dai cittadini in merito al trasporto pubblico. Ciò vale per le principali città italiane in generale e per Napoli e Palermo in particolare, dove «una persona su tre dichiara di essere per nulla soddisfatta del trasporto pubblico cittadino». Sempre dal citato dossier di Legambiente arriva una ulteriore conferma di come l’utilizzo del trasporto pubblico fatichi a migliorare, con buona pace dell’emergenza inquinamento. E anche da questo punto di vista, non è che Napoli si distingua in positivo. Di fatto, l’utilizzo dei mezzi pubblici sembra essere ancora un’optional nel nostro Paese: tra le grandi città, Roma registra il valore più alto seguita da Milano (entrambe sopra i 400 viaggi per abitante annui), mentre Napoli e Torino rimangono decisamente staccate, entrambe sotto i 200 viaggi pro capite annui.
Ulteriori spunti di riflessione li fornisce l’analisi della Fondazione Civicum che nello studiare il trasporto pubblico a Milano, Napoli, Roma e Torino dal punto di vista della qualità della vita, ha tracciato altrettanti stili e approcci completamente differenti tra loro, facendoci solo immaginare come potrebbero essere le nostre città se di questi modelli si riuscisse a trovare una sintesi fondendo magicamente i rispettivi aspetti positivi. La Fondazione, in particolare, evidenzia che chi vuole una città efficiente e produttiva, in cui le risorse sono usate razionalmente per assicurare trasporti frequenti e puntuali, sceglierebbe Milano, dove il servizio costa al Comune mediamente 9 centesimi per passeggero, la metà di Torino, un quarto di Roma, un settimo di Napoli. Dove la produttività dei dipendenti è del 50% superiore a Roma e Torino e tripla rispetto a Napoli. Dove i passeggeri per dipendente sono sensibilmente superiori a tutto il resto d’Italia. Dove quasi il 98% delle corse non supera i 10 minuti di ritardo. Chi invece vede nel trasporto pubblico un “diritto gratuito” per tutti e giudica il servizio dal prezzo del biglietto, dovrebbe orientarsi su Napoli, dove il biglietto giornaliero costa meno che in tutto il resto d’Italia e viene “addebitato” ai passeggeri solo il 18% dei costi complessivi, contro il 53% di Milano o il 45% di Torino.
Ancora, se qualcuno volesse privilegiare il comfort e la comodità, dovrebbe scegliere Torino, dove tutte le stazioni metropolitane sono dotate di ascensore, e l’aria condizionata è in dotazione a tutte le vetture metropolitane e al 75% dei mezzi di superficie. Chi infine è abituato a cercare le occasioni, scegliendo luoghi che verranno valorizzati in futuro, punterebbe su Roma, la città che ha investito maggiormente (quasi 200 euro per abitante nel solo 2006, secondo Civicum), che ha il maggior tasso di rinnovo del parco veicoli e che è l’unica delle quattro città dove è aumentato il numero dei veicoli disponibili. Non a caso, Roma è la città che ha visto crescere maggiormente i passeggeri del trasporto pubblico locale.
Problemi irrisolvibili per Napoli, obiettivi troppo ambiziosi? Non lo pensiamo, a condizione di riscontrare un nuovo approccio nella gestione dei servizi pubblici, capace anche di tenere in maggior considerazione il punto di vista dei cittadini.
Di certo, sono tanti gli spunti di riflessione per la neonata Consulta regionale della mobilità, prevista dalla Legge Regionale del 28 marzo 2002 n. 3 “Riforma del Trasporto Pubblico Locale e Sistemi di Mobilità della Regione Campania”, ma di fatto congelata fino a gennaio 2008 quando si è riunita per la prima volta in seguito alle pressioni di un Coordinamento costituito da Acu, Acusp, Assoutenti, Cittadinanzattiva e Fiaba Campania. Da allora solo un paio di riunioni, è ora di cambiare marcia. Buon lavoro.
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