di Raffaella VENERANDO
L'interVISTA - Morandini: «La capitalizzazione
delle pmi È necessaria per ripartire» - Giuseppe Morandini
L'intervISTA - Le imprese restano
il “fondamentale” del Paese - VINCENZO BOCCIA
L'intervISTA - l’integrazione tra le economie
contro l’onda d’urto della crisi - STEFANO GATTI
L'intervENTO -crollo della finanza:
effetti e rimedi per le imprese - DI MARCO FIORENTINO
Morandini: «La capitalizzazione
delle pmi È necessaria per ripartire»
Giuseppe Morandini
Presidente
Piccola Industria
di Confindustria
Presidente, la crisi dei mercati finanziari ha contagiato l’economia reale. Cosa bisogna aspettarsi?
Non ho buone notizie: ci aspetta un anno difficilissimo. Lo scenario che abbiamo di fronte si prospetta critico. Stiamo pagando gli effetti del più grande azzardo finanziario della storia, nato negli Stati Uniti, ma velocemente globalizzato, che ha contaminato tutti. E questo è il dato col quale dobbiamo confrontarci. Il Centro Studi Confindustria, a metà ottobre, ha dovuto rivedere al ribasso le previsioni di crescita per il 2009 elaborate solo un mese prima: il Prodotto Interno Lordo italiano, dal +0,4 per cento stimato a settembre, scenderà a -0,5 per cento. La sindrome da recessione, non è più solo sindrome, è reale. È fondamentale mettere il sistema imprenditoriale nelle condizioni di non perdere fiducia. Dobbiamo limitare il più possibile i danni senza frenare troppo la macchina e per farlo è necessario che tutti gli attori politici ed economici, sia a livello nazionale che internazionale, cooperino per soluzioni concrete che permettano all’economia reale di non smarrire la rotta.
Le difficoltà di accesso al credito sono reali per la piccola e media impresa? C’è il rischio di un’ulteriore stretta creditizia?
Guardi, si è appena concluso il X Forum Piccola Industria di Bologna. Dal tradizionale televoto effettuato su un campione di 350 imprenditori, del migliaio presenti, è emerso che rispetto a solo un anno fa, quando a preoccupare erano il petrolio, i prezzi delle materie prime e l’andamento dei tassi di cambio, oggi l’allarme è il credito: per quasi la metà degli industriali interpellati, i principali elementi di rischio per il 2009 sono l’accesso al credito e i costi dei finanziamenti.
La criticità più forte avvertita nel rapporto con le banche è per la richiesta di maggiori garanzie per la concessione dei fidi e l’aumento degli spread praticati sui crediti.
Ho detto a Bologna che il futuro delle imprese, in particolare quelle della nostra dimensione, è strettamente legato alle scelte che farà il mondo bancario. Come Confindustria ci siamo già mossi: è andato bene il primo incontro a Milano, lo scorso 17 ottobre, con i vertici dei principali istituti bancari del paese; e quello di fine ottobre, è stato allargato a tutte le province italiane mettendo sedute insieme le associazioni industriali e il sistema bancario locale, per monitorare con continuità e in termini reali gli eventuali problemi legati all’erogazione del credito. In questo, potremo contare anche su Federconfidi, che potrebbe essere discriminante in questo momento di particolare difficoltà e sarà altrettanto fondamentale collaborare con Abi per promuovere un pacchetto di richieste finalizzate a rendere più consistente la capitalizzazione delle piccole imprese.
Cosa chiede la Piccola Industria al Governo?
Al Governo, sempre da Bologna, abbiamo detto una cosa chiara: siamo il paese europeo che ha il più alto numero di pmi manifatturiere, eppure non abbiamo mai avuto politiche economiche costruite a misura di piccola impresa. È ora di muoversi: noi siamo le gambe che possono permettere a questo paese non solo di reggersi in piedi, ma di mettersi a correre.
Dobbiamo migliorare la capitalizzazione delle pmi. È vero: allora due cose. Metteteci in condizione di rivalutare a un’aliquota agevolata, non superiore al 2 per cento, gli immobili strumentali all’attività produttiva. E poi, introduciamo una tassazione agevolata per gli utili che rimangono in azienda sotto forma di riserva o di aumento di capitale. Per migliorare invece la liquidità, dovremmo poter versare l’Iva sull’incassato e non più sul fatturato e compensare il dare/avere con l’Erario superando la soglia, ormai assolutamente inadeguata, dei 516mila euro.
Cominciamo a mandare segnali chiari e operativi di questo tipo e vedrete che si riparte... |