infrastrutture,
il tempo È ormai scaduto.
È IL MOMENTO DELLA RESPONSABILITà
Agostino Gallozzi
Presidente Confindustria Salerno
È tutto il Paese a chiedere autostrade migliori, aggiornamenti profondi a una rete stradale sostanzialmente ferma agli anni '60 e investimenti in ferrovie, per tacere l'inadeguatezza delle infrastrutture ambientali per il trattamento dell'acqua e, soprattutto, dei rifiuti. Ma nella graduatoria delle carenze - o del fabbisogno se si preferisce un'immagine meno negativa - il Mezzogiorno viene decisamente prima di altri. Le differenze in generale tra il Mezzogiorno e il resto d’Italia si registrano soprattutto su rete autostradale, energia, sanità, strutture culturali e per lo smaltimento dei rifiuti. Numerosi sono i progetti e i cantieri in corso che fanno sperare in un cambiamento di marcia ma non possono essere considerati risolutori dei gravi problemi strutturali della nostra regione e sostanzialmente insufficienti.
Per tre ragioni. La prima è che questi investimenti non completano l'assetto dell'offerta di mobilità. Occorre continuità di pianificazione per rendere certi i tempi dei lavori e conoscere con quali altri cantieri procedere dopo. è necessaria la traduzione delle opere in servizi di mobilità: quanti treni, quale capacità veicolare, quali tariffe? Urgono impegni per l'utilizzo ottimale di strade e ferrovie. Senza nuovo “materiale rotabile” per pendolari e imprese a cosa potranno essere destinati i binari lasciati liberi dall'Alta velocità? La seconda questione è quella inerente le risorse pubbliche. Dire che occorrono capitali privati rischia di diventare un “alibi”. Terzo punto. Le procedure autorizzative restano ridondanti e producono tempi lunghissimi. Le strutture pubbliche chiamate a pronunciarsi sui progetti sono spesso deresponsabilizzate rispetto al traguardo finale. Se la risposta dalle commissioni è chiedere sempre integrazioni ai progetti (spesso poco pertinenti), vuol dire che ancora non abbiamo capito che il tempo è ormai scaduto. Un esempio per tutti è il porto commerciale di Salerno. Lo scalo risulta di fatto l’unica “porta di accesso” ai mercati internazionali non solo per le imprese della nostra provincia, ma anche per quelle di altre importanti aree limitrofe. Come la maggior parte dei porti italiani e del Mezzogiorno in particolare sconta gravi ritardi sotto il profilo del riadeguamento infrastrutturale. Gli operatori ritengono assolutamente urgenti i lavori di adeguamento dello scalo. Una vera e propria emergenza è quella del dragaggio dei fondali per consentire l’attracco non solo alle navi impiegate sulle rotte transoceaniche, ma anche alle navi di ultima generazione impegnate nei servizi di linea mediterranei ed europei. Il lunghissimo intervallo che intercorre tra l’elaborazione e l’approvazione di ogni variante di piano regolatore portuale spesso comporta che lo strumento di pianificazione, nel momento in cui entra in vigore, non sia più efficace. Sarebbe auspicabile la modifica della normativa in vigore in modo che almeno le trasformazioni infrastrutturali previste all’interno del perimetro dei porti esistenti possano essere realizzate senza dover applicare la procedura di variante ai piani regolatori portuali, affidandone la competenza alle Autorità Portuali.
In questo contesto è evidente che il Mezzogiorno continuerà ad accusare ritardi e l’Italia sarà sempre di più un Paese a due velocità. Quanto tempo dovrà ancora scorrere per prendere atto che è il momento della responsabilità?
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