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La Filiera bufalina stretta tra crisi
e ambizioni di sviluppo
Generoso Nappa È il nuovo presidente
delle aziende grafiche
Imprese immobiliari, la federazione casertana
aderisce al sistema confindustriale
di Antonio Arricale
La Filiera bufalina stretta tra crisi
e ambizioni di sviluppo
Con la costituzione del raggruppamento di imprese il Patto Formativo Locale
muove il primo passo formale, ma le nubi sul settore non mancano
Le nubi di crisi che si addensano minacciose sul comparto bufalino richiedono, assieme ad una decisa e non più procrastinabile politica di rientro dall’emergenza ambientale, non solo una decisa azione di contrasto da parte degli operatori del comparto, ma anche l’intervento delle istituzioni. Insomma, se da una parte appare sicuramente necessario intervenire con azioni imprenditoriali tese ad innovare e qualificare la filiera produttiva; dall’altra, la dichiarazione dello stato di crisi del settore (che peraltro è diretta conseguenza non della congiuntura economica, ma della scellerata gestione delle politiche ambientali di questi anni ultimi tre lustri) potrebbe aprire la strada a misure di ristoro ormai invocate da tutti gli imprenditori per non soccombere.
Ed è appunto in queste due direzioni che all’interno del sistema associativo industriale casertano si stanno disegnando, già da alcuni mesi, strategie e prefigurando interventi a favore del comparto. E così, se nella prima direzione va registrato il primo atto formale di avvio del patto formativo locale delle filiera bufalina, con la costituzione appunto del raggruppamento temporaneo dei soggetti promotori; contemporaneamente non manca l’accorato appello rivolto alle istituzioni per fronteggiare la crisi.
Ma procediamo per ordine. Dunque, il 15 febbraio scorso Confindustria Caserta (soggetto capofila dell’iniziativa), Comune di Caserta, Provincia di Caserta, Seconda Università di Napoli e Consorzio di Tutela mozzarella di bufala dop hanno dato vita al raggruppamento temporaneo dei soggetti promotori con il quale ha preso formalmente il via il Patto formativo locale della filiera bufalina. L’atto notarile è stato sottoscritto dal presidente della sezione Alimentari, Bruno Cortese, dal sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti, dal direttore generale della Provincia Alessandro Diana, dal professore Paolo Vincenzo Pedone e dal presidente del Consorzio Vito Rubino.
«Si tratta di un’occasione importante per il nostro territorio - ha sottolineato Bruno Cortese - da parte delle istituzioni locali politiche, scientifiche ed economiche è la migliore risposta possibile per rilanciare il comparto che sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia». «Con questa iniziativa Confindustria Caserta - ha aggiunto il presidente della sezione Alimentari - assume un atto di responsabilità che è sicuramente gravoso, ma che perciò ha anche il sapore di una difficile sfida che si può e si deve assolutamente vincere. Aggiungo, che proprio sulla scorta di questa consapevolezza, Confindustria Caserta ha studiato un articolato programma di intervento a favore del comparto, che passa necessariamente anche attraverso la promozione di un contatto di programma specifico già sottoposto all’attenzione della Regione. É appena il caso di ricordare, infatti, che quello della filiera bufalina resta uno dei più significativi comparti del tessuto produttivo di Terra di Lavoro e, più in generale, della Campania».
E che ciò sia vero è confermato da uno sguardo alle cifre della filiera. In provincia di Caserta si alleva il 50,6% dell’intero patrimonio bufalino nazionale: 172.314 capi distribuiti in circa 2.500 allevamenti, i quali, va detto, fanno registrare una produttività annua di 2086 litri di latte per bufala, pari a 140, 9 milioni di litri. Un fiume di latte che oltre 250 aziende di trasformazione, in condizioni di ordinaria amministrazione, ricavano circa 35 milioni di kg di mozzarella di bufala dop. Infine, nel comparto si stimano complessivamente 25mila addetti impegnati e un fatturato totale che supera i 500 miliardi di euro all’anno. Insomma, per dirla con Giuseppe Mandara, presidente della nutrita sezione Lattiero-casearia di Confindustria Caserta, «si tratta di una piccola Fiat che, al pari dell’industria torinese, non può essere abbandonata al suo destino, peraltro per colpe non sue, ma richiede la giusta attenzione da parte delle istituzioni».
Mandara, infatti, nei giorni scorsi ha invocato, senza mezzi termini e con urgenza, lo stato di crisi del comparto. E, in questo senso, i segnali sono inequivocabili, come ha detto: «crollo dei prodotti derivati e aumento notevole dei livelli di stoccaggio del latte inutilizzato. Una miscela esplosiva per il settore lattiero-caseario, da sempre fiore all’occhiello dell’economia di Terra di Lavoro, ma che da alcuni mesi ormai appare stretto nella morsa di una drammatica crisi che non ha precedenti, legata - come tutti sanno - all’emergenza rifiuti. Crisi su cui soffiano, evidentemente, in maniera non proprio disinteressata anche i grandi gruppi lattiero caseari del nord del Paese ed Europei. Ma questo è un altro discorso».
Per intanto, dicono gli industriali del settore, l’intervento più urgente da fare è appunto quello di prendere atto dello stato di crisi del comparto. Soluzione drammatica, certo, su cui convergono - è il caso di dire - non soltanto i rappresentanti delle aziende lattiero-casearie e agro-alimentari associate a Confindustria Caserta, ma anche e soprattutto alla Confartigianato provinciale e al Consorzio tutela mozzarella di bufala dop. Dunque, le unità produttive più piccole e anche più fragili, le cui sorti cominciano seriamente ad essere compromesse. La richiesta dello stato di crisi, dunque, è stata formalizzata nel corso di un’assemblea aperta alle altre associazioni datoriali presenti sul territorio, cui ha partecipato anche un rappresentante dell’assessorato all’Agricoltura e alle Attività produttive della Regione Campania.
«Ad oggi - ha argomentato Mandara - con il calo vertiginoso a percentuali che oscillano dal 40 al 60% dei prodotti finiti derivati dal latte di bufala, il livello di stoccaggio del latte inutilizzato è giunto ormai ad un livello davvero preoccupante». Secondo il presidente delle industrie casearie casertane, infatti, nel mese di febbraio i magazzini frigoriferi autorizzati al congelamento e allo stoccaggio hanno segnalato giacenze pari a 40 milioni di litri di latte, con il conseguente crollo dei prezzi sia ai danni dei produttori che dei prodotti finiti. «La situazione è divenuta ormai insostenibile e non soltanto per le piccole imprese», ha più volte sottolineato. «Bisogna intervenire e subito», ha sostenuto e ribadito Mandara. «Ricordo a noi tutti che in passato, in emergenze analoghe, il governo non è stato a guardare ma è intervenuto ritirando il latte in eccesso per evitare l’ingorgo delle materie prime». Il grido di dolore, come si diceva, è stato all’unisono sia da parte degli industriali e sia degli artigiani del comparto. «É in gioco - ha detto il presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala dop, Vito Rubino - la stessa sopravvivenza del settore».
«L’intervento delle Istituzioni non solo è auspicabile, ma ormai urgente», ha rinforzato Salvatore Bellopede, presidente della Confartigianato di Terra di Lavoro.
La speranza è che qualcuno, in alto, ascolti.
“Buffalo Tour”, 4 aziende casertane
propongono alla Bit un viaggio
alla scoperta del territorio e dei suoi sapori
Promuovere il territorio attraverso una sua identificazione forte con l’animale principe di Terra di Lavoro e cioè il bufalo. È questa l’idea che sta alla base del “Buffalo Tour”, un prodotto-pacchetto turistico ideato e promosso da quattro aziende associate a Confindustria Caserta: Caserta Incoming By Reggia Travel, Hotel H2C, Ristorante Le Colonne e Fattorie Garofalo.
«Si tratta di un progetto ambizioso - spiega Francesco Marzano, past president della sezione Turismo di Confindustria Caserta - che tende a trasformare in punto di forza la specificità territoriale di un comparto che, a causa della negativa contingenza ambientale, sta pagando più di tutti gli effetti negativi di una pubblicistica spesso approssimativa o comunque non neutrale».
Il pacchetto “Buffalo Tour” è stato presentato alla recente edizione della Bit (Borsa internazionale del Turismo) di Milano, dove ha catalizzato grande attenzione da parte degli addetti ai lavori, essendo peraltro anche presente con un corner dedicato alla provincia di Caserta alla Festa del Gruppo Ventaglio. In particolare, i delegati del “Buffalo Tour” hanno partecipato al workshop Bit BuyItaly per incontrare i principali buyer internazionali e verificare il loro interesse alla commercializzazione del prodotto “turismo enogastronomico Campania”.
In questo senso, la presenza di Caserta Incoming By Reggia Travel alla manifestazione si è rivelata assolutamente strategica, visto che i buyer che hanno partecipato alla precedente edizione di BuyItaly hanno identificato - fonti statistiche della Bit - proprio la motivazione culturale come predominante per i viaggi in Italia e accresciuto le loro richieste per le destinazioni italiane di interesse enogastronomico (+8,4%) e naturalistico (+36%).
«La presenza al workshop BuyItaly - ha confermato Marzano - ha consentito di non perdere l’opportunità di offrire visibilità ai territori campani che sull’enogastronomia stanno puntando tutte le carte per lo sviluppo di nuovi e più consistenti flussi turistici. Una visibilità che è ancora più importante in questo particolare momento in cui i territori regionali sono stati alla ribalta sui principali quotidiani internazionali per i noti accadimenti legati alla gestione dei rifiuti». Ma ecco, in concreto, in cosa consiste il Buffalo Tour, che prevede due proposte: il “Buffalo One day” e il “Buffalo Week end”.
Il primo, al costo individuale di 43 euro, prevede la visita guidata degli allevamenti delle Fattorie Garofalo, la degustazione al caseificio con illustrazione delle fasi di produzione della mozzarella, un aperitivo (racconto guidato dei prodotti di Terra di Lavoro) e il Buffalo Menù presso il ristorante Le Colonne (con degustazione del famoso Brasato di bufalo al Falerno). Infine, la visita guidata dei Quartieri Operai e del Belvedere di San Leucio.
Il secondo, invece, al costo di 90 euro, si articola su due giorni, sabato e domenica, e prevede oltre alle tappe come sopra, il pernottamento presso l’Hotel 4 stelle H2C, e il dopo cena con “Percorsi di Luce” nella Reggia di Caserta.
Da segnalare, peraltro, anche un’altra iniziativa turistica proposta sempre da Caserta Incoming by Reggia Travel incentrata sull’appeal di un altro prodotto locale di eccellenza: le sete di San Leucio. Il progetto, frutto della collaborazione tra le sezioni Turismo e Tessile di Confindustria Caserta, si chiama “The silk bus”. In pratica i visitatori della Reggia che lo vorranno, con un supplemento di 7 euro, potranno utilizzare un apposito bus con guida bilingue per visitare San Leucio e il Belvedere e fare shopping negli show room della seta.
«Gli operatori saranno invitati sul nostro territorio attraverso un educational tour il 6 aprile 2008 e sarà un’occasione unica per promuovere Caserta e la sua provincia in una logica che esalti congiuntamente gli itinerari gastronomici e quelli culturali», aggiunge Marzano.
«Questa sarà anche l’occasione - aggiunge Raffaele Garofalo, titolare di Fattorie Garofalo e presidente nazionale degli Allevatori della specie bufalina - per far toccare con mano agli operatori del settore l’incongruenza del luogo comune che vuole associati all’emergenza rifiuti i prodotti tipici di Terra di Lavoro, in primis la mozzarella di bufala dop. L’emergenza rifiuti, infatti, è un fenomeno che interessa i centri urbani, non certamente le nostre meravigliose campagne». |
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