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  Dicembre 2012

Articoli n° 06
LUGLIO 2008
 


SICUREZZA - Home Page
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Gli ambienti ludico-ricreativi:
la sicurezza non È un “gioco”

fare sicurezza
la testimonianza di agc flat glass italia a salerno


fare sicurezza
la testimonianza di agc flat glass italia a salerno


Un primo passo verso la giusta direzione è riuscire ad evitare
tutte quelle distrazioni che causano i piccoli incidenti quotidiani

Davide Curzio
Responsabile Risorse Umane,
Servizi Tecnici ed Engineering
AGC Flat Glass Italia - Salerno

davide.curzio@eu.agc-flatglass.com


In un clima dove si contano quasi 4 morti bianche al giorno, ci sono delle realtà a Salerno che possono essere un “benchmarck” su come si fa sicurezza. Ma “come si fa sicurezza?”.
Questa domanda è sempre posta con la sottintesa speranza che la risposta sia riconducibile ad una “soluzione definitiva”, applicabile dovunque, comunque e, soprattutto, accettabile da tutti.
La reale risposta è, invece, solo una: la sicurezza non si fa, ma si vive e si costruisce giorno dopo giorno.
Nel 1984 in California, nella piccola cittadina di Fresno, un gruppo di tecnici salernitani fu invitato in uno stabilimento di produzione di vetro float preso come “campione” per costruire quello che oggi è il float AGC Flat Glass Italia di Fuorni a Salerno.
Con il passare degli anni si è notato che il “campione” in esame non era solo tecnologico, ma era un campione di full immersion in atmosfera protetta dove si respirava sicurezza, si mangiava sicurezza, si parlava di sicurezza. Tutto iniziava con la sicurezza. La sicurezza entrava in famiglia, in auto tutti indossavano la cintura di sicurezza per proteggere se stessi e gli altri e non per timore di una sanzione. Ancora, come fare in caso di incendio o di terremoto, utili consigli su come usare gas ed elettricità consapevolmente e, per finire, educazione alla raccolta differenziata contenuta nel DNA del feto prima ancora di nascere! Quindi la assoluta coscienza della cura dell’ambiente.
Ecco come la sicurezza diventa uguale all’aria che respiriamo, entrando a far parte dei comportamenti naturali e quotidiani. Tutti, proprio tutti, ne sono consapevoli senza sconti, né sforzi, senza impegno, né avvertimenti e paura.
Ciò non esclude errori: tutto è perfettibile, è migliorabile, ma il gradino è indubbiamente più elevato. Partendo quindi da un livello più alto, iniziamo a dare una prima risposta.
Come si fa sicurezza? Vivendo, consapevolmente, comportamenti sicuri.
Non servono decreti, contro-decreti attuativi e non, ma solo ed esclusivamente regole chiare, leggi precise e persone che le applichino consapevolmente, e non burocraticamente come spesso accade.
Esiste un sottile passaggio, tutto mentale, tra obbligo e abitudine.
Quella che va combattuto e ridotto a zero è infatti la fatica dell’obbligo, e quindi riuscire a trasformare il tutto in abitudine e non in routine.

Best practices? Certo, ma che nascono sempre da un DNA, da un’atmosfera protetta.

1. I corsi di formazione e informazione che teniamo in fabbrica, (circa 700 ore nel 2007 su di una popolazione di circa 150 addetti, e dove non si escludono le ditte esterne), sono svolti da personale interno o da tutors esterni con la diretta supervisione di personale interno.
La legge prescrive che il personale deve essere formato e informato, ma non basta solo applicare la legge. La formazione e l’informazione devono essere un momento di confronto, di cultura, di consapevolezza delle problematiche e delle possibili e realistiche soluzioni. È inutile che formiamo, informiamo e poi dotiamo di comode scarpe di stoffa leggere uno scalatore alpinista!
Una delle chiavi deve essere ed è una responsabile formazione e informazione. E questo dipende dal datore di lavoro.
Uno strumento utile è senz’altro la tecnica della verifica dell’apprendimento, un momento di applicazioni pratiche che garantisca un aumentato apprendimento. In conclusione, è importante quindi creare “un’atmosfera protetta”.
Un esempio? Alla fine del 2005, l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Salerno, insieme con il dipartimento di ingegneria elettrica dell’Università degli Studi di Salerno, ha organizzato dei corsi per responsabili del servizio di protezione e prevenzione, figura prevista dal Testo Unico: perché non farli laddove c’è un’atmosfera protetta? Il nostro stabilimento è diventato un riferimento e sede permanente dei corsi!

2. Di riunioni periodiche, obbligatorie una all’anno, ne facciamo una al mese.
A queste, oltre agli attori obbligatori - Datore di Lavoro, RSPP, RLS, Medico Competente - partecipano tutti i responsabili interni e quelli dei cosiddetti fornitori di attività interne. Le riunioni si aprono affrontando tutte le problematiche evidenziate durante specifici audits svolti quindicinalmente dal RSPP e da un responsabile interno scelto a turno.
Un’altra pratica interessante e da valutare come “best practices” è quella di esaminare tutti gli incidenti accaduti nel gruppo, quelli della concorrenza se ne veniamo a conoscenza e quelli che avvengono in altre realtà industriali, domandandosi: “poteva accadere a noi?” Se sì, come fare per evitarlo? È il cosiddetto “esempio” cattivo da non seguire. Anche in questo caso il coinvolgimento delle persone è fondamentale; ascoltare, spiegare, facilitare il loro compito. Poi ci sono le idee, il brainstorming: guai a smorzarlo, prezioso averlo, dannoso sopprimerlo, catastrofico non facilitarlo.

3. Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), punto dolente di una pessima abitudine tutta italiana. Spesso consideriamo i DPI come un obbligo e come tali sono malvisti: utilizzare una protezione perché «se passa il capo fa storie» è il modo peggiore per intendere i DPI. Oppure, «dai, sbrighiamoci, non perdiamo tempo, tanto che cosa può succedere!»: fatale!
I DPI devono entrare nella logica di funzionamento del sistema. Infatti, se la logica relazione tra Esistenza del Rischio - Abbattimento del Rischio - Rischio residuo - Uso dei DPI - Azzeramento del rischio - non entra bene nella testa di tutti, responsabili compresi, tutto è superfluo.
Best pactices anche in questo caso: facciamo scegliere i DPI a chi li usa!

4. Innovazione. Parola alla moda che vuol dire tutto e niente: una vera Innovazione è come una vera Sicurezza. Anche in questo caso diventa innovativo non solo il cosiddetto miglioramento, ma anche tutto ciò che può essere ricondotto a facilitare, semplificare, spesso chiarire un’attività. L’innovazione è anche una delle chiavi di convincimento, di responsabilizzazione, di credibilità in ambito Sicurezza. Infatti la maggior parte degli infortuni accade per tre principali ragioni: lavori e attività ripetitive; lavori e attività di cui ci si sente sicuri; distrazioni e leggerezze. Pensiamo a chiedere alla line, alla base, come fare per innovare e migliorare il proprio lavoro, per renderlo più semplice e meno faticoso. Il risultato è ottenere un interessamento attivo da parte di chi opera e spezzare quindi i tre punti precedenti.

5. Piramide di Einrich degli infortuni. Forse come storia è vecchia, ma vale la pena ripeterla in quanto sottintende uno stile comportamentale. La piramide che costruiamo è formata da una base di cinque sfere che hanno come numero il 5. Su queste troviamo quattro sfere che hanno come numero il 4, poi tre fino all’ultima che ha come numero 1.
L’ultima sfera è purtroppo ciò che non vorremmo mai accadesse, ma in Italia continuano a ritmo incessante ad essercene 4 al giorno; parliamo degli infortuni mortali. La loro base è formata da infortuni gravissimi, meno gravi, poco gravi e poi le nostre cinque sfere che hanno come numero il 5. Troviamo il modo di non far crescere la piramide, eliminiamo le sfere numerate col numero 5. Quali sono? Tutte le piccole distrazioni che portano a quei piccoli, apparentemente insignificanti incidenti quotidiani.

Infine, ci sono i risultati: tutti devono certamente assumere le conoscenze necessarie, leggi, procedure e quant’altro, ma hanno l’obbligo, etico, di fare ogni cosa con l’obiettivo primario di lasciare, a tutti i lavoratori, la possibilità di tornare a casa dopo il lavoro nelle stesse condizioni in cui erano prima, anzi, arricchiti di nuove e positive esperienze nonché di conoscenze che possano assicurare un’elevata qualità della vita in totale sicurezza.

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