Question Time
con Il Sindaco Vincenzo De Luca
Il Presidente di Confindustria Salerno
incontra i nuovi associati nel “Welcome Day”
Finanziaria 2008, pochi e ancora
tutti da verificare i benefit per il Sud
Proiezioni per il settore
delle costruzioni nel 2008
Finanziaria 2008, pochi e ancora
tutti da verificare i benefit per il Sud
Quattro sono le misure potenzialmente capaci di fungere
da stimolo per l’economia del mezzogiorno
Alessandro Sacrestano
Direttivo Giovani Imprenditori
Confindustria Salerno
alessandro.sacrestano@progettoarcadia.com
La naturale attitudine di un meridionale che si rispetti, quando si parla di politiche di sviluppo del territorio, è quella di vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto.
Sarà, forse, per questa fisiologica tendenza a sentirci discriminati – alla quale io stesso non mi sottraggo - che il giudizio sulla legge Finanziaria per il 2008 (l. n. 244/07), segnatamente alle misure dettate per il rilancio del Mezzogiorno, non può essere pienamente positivo.
Tuttavia, per non incorrere nel facile retaggio vittimista, è necessario anche che i coni d’ombra di questa manovra, da più parti indicata come orientata al rilancio delle imprese, siano messi “in luce”.
Partiamo, in ogni caso, dalle note positive.
La Finanziaria dispone, in particolare, almeno quattro misure potenzialmente in grado di fungere da leva economica per il Mezzogiorno:
- la riproposizione del bonus investimenti (art. 1, commi 284 e 285);
- l’introduzione del credito d’imposta per gli incrementi occupazionali (art. 1, commi 539 a 548);
- le esenzioni fiscali nelle zone franche urbane (art. 2, commi 561 a 563);
- la riduzione delle aliquote fiscali (art. 1, commi 33 e 50).
Nel complesso, ognuna di tali disposizioni presenta elementi di interesse, realmente propedeutici ad uno sviluppo del territorio, ma non bastano. Si pensi alla riduzione delle aliquote fiscali (che, per inciso, sono applicabili all’intero territorio nazionale e, quindi, svincolate da una vera e propria politica per il Mezzogiorno). Pur essendo apprezzabile la riduzione (come, del resto chiesto dalla stessa Confindustria) di ben 5 punti e mezzo percentuali dell’aliquota Ires, il beneficio si riduce ai minimi termini se, per converso, la stessa Finanziaria dispensa misure cosiddette “compensative” di tale riduzione (limitazione alla deducibilità degli interessi passivi, eliminazione della possibilità di effettuare ammortamenti anticipati e/o accelerati, revisione delle regole di deducibilità dei canoni leasing, soppressione delle deduzioni extracontabili, ecc.).
Basterebbe pensare alla sola disposizione che limita la deducibilità degli interessi passivi (di qualsiasi natura) nell’importo massimo del 30% del risultato della gestione caratteristica, per accorgersi che le imprese meridionali (storicamente caratterizzate da un forte indebitamento) avranno più da perderci che da guadagnare dalla riforma introdotta.
Quanto all’Irap, la riduzione dello 0,35% (sic!) non fa certo passare la desolazione per il fatto che in Campania, per esempio, anche quest’anno le imprese saranno costrette (non certo per colpe proprie) a pagare l’imposta regionale di un punto (sic!) percentuale in più rispetto a quelle situate nelle altre aree del Paese.
Sulle agevolazioni fiscali vale un discorso a parte. Sul bonus investimenti è meglio stendere un velo pietoso. Dopo la follia legislativa che ha investito l’incentivo negli ultimi sei anni (c’è ancora chi sta fruendo col contagocce - 6% annuo - l’agevolazione sugli investimenti realizzati nel lontano 2001) che ha contribuito sensibilmente alla valanga di revoche del beneficio, saranno rimaste in poche le imprese ad avere fiducia dello strumento in parola. Seppure fosse diversamente, inoltre, non può tacersi che il credito d’imposta sugli investimenti era già presente (inutilmente) nella Finanziaria dello scorso anno e che, allo stato, il nostro Governo ancora non ha risolto i dubbi sostanziali mossi sul bonus da Bruxelles, tant’è che ad oggi lo stesso non è ancora operativo.
Resta da vedere l’impatto che avrà sull’occupazione la reintroduzione del credito d’imposta sugli incrementi occupazionali che, in ogni caso, è sempre in attesa del placet comunitario.
Perplessità, infine, sorgono a proposito delle disposizioni sulle zone franche urbane, l’unica vera misura che assomiglia all’idea di fiscalità di vantaggio realmente necessaria al nostro territorio. I provvedimenti, infatti, derivano anch’essi dalla Finanziaria scorsa, sono riproposti in quella corrente e vengono rimandati ad apposite deliberazioni del Cipe per l’individuazione delle aree interessate. Insomma, se qualcosa ci sarà, resta ancora tutto da verificare. Forse è per questo che il bicchiere è mezzo vuoto.
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