di Raffaella VENERANDO Finanziaria 2008
Per il Sud interventi ridotti al lumicino
Non scatta ancora l’ora del rilancio economico per il Mezzogiorno
È legge. Dopo tre mesi di tensioni e discussioni, lo scorso 21 dicembre il Senato ha dato il via libera alla Finanziaria 2008 - pubblicata successivamente in Gazzetta Ufficiale - e al ddl collegato sul welfare.
Il prossimo passo da fare ora sarebbe spettato ai ministeri e alla Presidenza del Consiglio dei ministri che avrebbero dovuto predisporre 202 provvedimenti attuativi.
La legge Finanziaria 2008 si è appesantita nel cammino parlamentare passando da 97 a 151 articoli nel corso del primo esame al Senato, per raggiungere i 3 articoli e 1193 commi con i tre maxiemendamenti del Governo.
Quella che era stata accolta dagli oppositori come il canto del cigno del Governo Prodi – i recenti risvolti politici l’hanno confermato – è un coacervo di misure eterogenee rivolte a famiglie e imprese.
Sono previsti, infatti, interventi sociali; finanziamenti alle infrastrutture (fondi anche per la metropolitana di Napoli e un piano alternativo di mobilità coincidente con l'apertura dei cantieri della Salerno-Reggio-Calabria); interventi a sostegno dell'adempimento dell'obbligo scolastico, interventi di riqualificazione del patrimonio storico artistico; nuove norme più severe per le Regioni che non riusciranno a riportare in pareggio i conti della spesa sanitaria; disposizioni per incentivare la tv digitale, l'edilizia residenziale pubblica e il rifinanziamento di impegni internazionali per la pace e lo sviluppo. Il testo prevede anche bonus per le famiglie nell’acquisto della prima casa, sconti per l’affitto rivolti alle famiglie a basso reddito (per i redditi fino a 15.493,71 il bonus sarà di 300 euro, di 150 euro invece per chi non supera i 30.987,41) e ai giovani tra i venti e trenta anni e ulteriori agevolazioni per le famiglie con almeno quattro figli.
Ma è sul fronte delle imprese che, nelle pieghe della Finanziaria, si profilano alcune importanti novità, rispetto alle quali il giudizio si divide.
Partiamo dalle note che si possono definire, a prima vista, positive.
Dal primo gennaio di quest'anno, ad esempio, l'aliquota Ires (Imposta sul reddito delle società) passa dall'attuale 33 al 27,5% ma, al contempo, è allargata la base imponibile su cui essa viene calcolata, grazie al meccanismo degli ammortamenti anticipati e alla riduzione della deducibilità degli interessi passivi.
Pur essendo apprezzabile la riduzione - richiesta fortemente dalla stessa Confindustria - di ben 5 punti e mezzo percentuali dell’aliquota Ires, il beneficio si riduce ai minimi termini se, a ben guardare, la stessa Finanziaria prevede misure cosiddette “compensative” di tale riduzione (limitazione alla deducibilità degli interessi passivi, eliminazione della possibilità di effettuare ammortamenti anticipati e/o accelerati, revisione delle regole di deducibilità dei canoni leasing, soppressione delle deduzioni extracontabili, eccetera). Per le imprese meridionali poi il beneficio è veramente ridotto a poca cosa se si considera il limite di deducibilità degli interessi passivi nell’importo massimo del 30% del risultato della gestione caratteristica.
L'imposta sulle attività produttive (Irap), invece, cala dello 0,35% passando dal 4,25 al 3,9%, riduzione che in Campania vale poco se si considera che nella nostra regione anche quest’anno le aziende sono costrette loro malgrado a pagare l’imposta regionale di un punto percentuale in più rispetto al resto del Paese. Chissà se poi andrà meglio in futuro, considerato che si è deciso – sempre con la finanziaria 2008 - di rendere l’Irap un'imposta completamente regionale sia sul fronte degli incassi che su quello dei versamenti (questo però a partire solo dall’anno prossimo).
Sul punto è opportuno fare anche una precisazione ulteriore.
Le prime stime, infatti, dimostrano che la riduzione dell’Irap non sarà un beneficio a vantaggio di tutte le imprese in quanto a guadagnare dall'abbattimento dell'aliquota Irap saranno quelle aziende capaci di ottenere un risultato operativo alquanto elevato avendo in organico pochi dipendenti; le imprese che, invece, avranno un risultato operativo discreto ma molti dipendenti all’attivo vedranno aumentare il proprio carico fiscale.
Per quanto riguarda, invece, il pacchetto di misure che interessa in maniera dedicata il Mezzogiorno, proviamo a capire se tali provvedimenti riusciranno a rilanciare l’economia del Sud e a far superare la fase di stallo degli investimenti.
Alcune misure di certo potrebbero avere delle ricadute positive e aiutare in concreto il sistema delle imprese meridionali.
Un esempio su tutti l’introduzione del credito d’imposta per gli incrementi occupazionali (art. 1, commi 539 a 548), che, nello specifico, prevede per quelle imprese situate al Sud Italia che nel 2008 impiegheranno giovani con contratti a tempo indeterminato la concessione, nel triennio 2008-2010, di un credito d'imposta pari a 333 euro mensili per ogni lavoratore assunto e 416 euro per ogni lavoratrice.
Grazie a questo provvedimento potrebbero esserci 40-50 mila nuove assunzioni: il condizionale è d’obbligo considerato che la misura per divenire operativa deve ancora ottenere l’approvazione di Bruxelles.
Incassa un giudizio positivo da parte del sistema delle imprese anche il finanziamento mensile (della durata di sei mesi) di 400 euro per favorire lo stage di 30mila neolaureati al Sud. Alle imprese che assumono verrà quindi assegnato un bonus di 3.000 euro.
Altro giudizio favorevole è quello sul regime di esenzioni fiscali e contributive introdotto con l’attivazione delle zone franche urbane (art. 2, commi 561 a 563) che permetterà alcune forme di fiscalità compensativa. In proposito però vale la pena ricordare come questi provvedimenti, già previsti dalla Finanziaria scorsa, siano stati reintrodotti nella legge attuale ma formalmente rinviati a specifiche deliberazioni del Cipe. Sarà infatti il Comitato interministeriale ad individuare le aree interessate.
Il punto è che quella che doveva essere una misura ad esclusivo vantaggio delle aree degradate del Mezzogiorno, è nei fatti un provvedimento esteso a tutta Italia. L’estensione del provvedimento se da un lato è giudicabile come una buona scelta perché senz’altro ne facilita l’ammissibilità e di rimando l’autorizzazione in sede europea, dall’altro genera non poche perplessità circa la dotazione finanziaria, alquanto esigua (100 miliardi per il biennio 2008-2009) se si considera il numero elevato dei territori potenzialmente interessati.
Sulle agevolazioni fiscali invece comincia ad esserci qualche serio bagliore di luce. Lo scorso 24 gennaio infatti la Commissione Europea ha approvato il regime di aiuto del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno. In particolare, è stata riconosciuta l’ammissibilità agli investimenti realizzati a partire dal primo gennaio 2007. Ora, quindi, è necessario un intervento legislativo che modifichi la disposizione prevista nella Finanziaria 2008, che aveva rinviato la validità dell’aiuto al primo gennaio 2008, e che ripristini la dotazione finanziaria prevista, pari a 350 milioni di euro. Perché il bonus sia poi realmente operativo occorrerà la sua pubblicazione nella Circolare dell’Agenzia delle Entrate contenente le disposizioni attuative.
Vedremo.
Insomma, della politica industriale per il Sud anche questa volta rimane un abbozzo che riduce al lumicino gli interventi realmente decisivi e che, con buona probabilità, finirà con l’incidere debolmente sullo sviluppo del Mezzogiorno.
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