di Giuseppe Fatati
Nutrizione artificiale
ed etica Molte malattie possono compromettere la capacità dell’individuo di alimentarsi in modo normale e sufficiente e, quindi, indurre una grave malnutrizione con un peggioramento dello stato di salute fino alla morte. In questi casi si deve ricorrere alla nutrizione artificiale che può essere eseguita attraverso un sondino nasogastrico (nutrizione enterale), se può essere usato il tratto digestivo, o somministrando nutrienti attraverso un accesso venoso (nutrizione artificiale). La Nutrizione Artificiale (NA) è un trattamento medico relativamente giovane; iniziato negli anni Sessanta con la Nutrizione Parenterale (NP), ha trovato, negli ultimi venti anni, applicazione e diffusione anche con la Nutrizione Enterale (NE), sia a livello ospedaliero che domiciliare. Gli enormi progressi clinici ottenuti e la continua evoluzione di una tecnica che è orientata alla sostituzione di funzione d’organo sempre più completa ed efficace, hanno anche determinato l’evidenziarsi di criticità che trovano soluzione solo se la NA viene attuata (indicazioni, programma nutrizionale e monitoraggio) da strutture specialistiche dedicate.
Ciononostante ancora oggi si discute troppo spesso se la NA vada considerata un atto medico o un intervento assistenziale obbligatorio: nel 2004 il caso di Terry Schiavo ha riempito le cronache internazionali e la sospensione della NA è stata decisa dai giudici. Terry Schiavo, la donna che per alcuni giorni aveva tenuto con il fiato sospeso l’America, è morta13 giorni dopo l’interruzione della nutrizione artificiale. Il caso singolo è servito e serve a far capire la necessità improrogabile di una riflessione più ampia sui processi che portano all’espletamento di un atto medico e sulla integrazione fra questi processi e la deontologia professionale.
É stato recentemente ribadito che nella tutela della salute, il medico ha un ruolo centrale e inconfondibile quale portatore di un processo in cui la cura è legata in modo inscindibile al rapporto di fiducia tra lo stesso medico e il paziente, che mantiene peraltro la propria centralità nel processo clinico assistenziale.
Il Codice Deontologico, oggi più che mai, si conferma quale carta costituzionale dei diritti e dei doveri della professione medica al fine di tutelare i cittadini. In un periodo in cui vi è la necessità di passare dalla medicina difensiva alla autonomia responsabile, è importante la conoscenza del Codice di Deontologia Medica che è ispirato alla consapevolezza del primato della Deontologia che consenta di liberare, o almeno alleviare, il medico da ansie contingenti nel quadro di una condizione professionale libera. Il Nutrizionista Clinico, nell’esercizio della propria professione, deve perseguire l’obiettivo dell’efficacia del proprio intervento alla luce degli indirizzi scientifici EBM senza smarrire i valori etici della propria professione. Non può quindi prescindere dal rispetto del Codice Deontologico in qualsiasi luogo svolga la propria attività al fine di mantenere un rapporto corretto con i cittadini. Per tale motivo l’ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) annoverando fra i Soci Medici un gran numero di operatori che quotidianamente attuano la NA, sia a livello ospedaliero che territoriale, al termine del convegno ”L’Etica in NA” ha ritenuto indispensabile rileggere alcuni articoli del nuovo Codice Deontologico Medico alla luce del percorso clinico assistenziale che va applicato in NA.
In collaborazione quindi con l’Ordine dei Medici della Provincia di Terni è stato elaborato un documento condiviso che prende in esame gli aspetti tecnico-scientifici ed etico-deontologici della nutrizione artificiale alla luce delle norme codicistiche, utilizzando la forma del commento breve agli articoli del codice Deontologico ritenuti fondamentali e più “calzanti” alla NA. Nei prossimi numeri saranno illustrati gli aspetti salienti del documento.
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