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A Napoli il turista È europeo e fa da sÉ
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di Antonietta Sanseviero
A Napoli il turista È europeo e fa da sÉ
Uno studio traccia l’identikit di chi viaggia nel capoluogo campano
Diego Guida
É europeo, ottiene informazioni sulla destinazione tramite il passaparola, organizza il viaggio con il metodo “fai da te”, resta in città in media cinque giorni e lamenta la presenza di sporcizia e di traffico. É l’identikit del turista in visita a Napoli e provincia secondo l’indagine contenuta nel volume “La Risorsa Turismo”, presentato lo scorso lunedì 21 gennaio presso la Camera di Commercio di Napoli.
L’indagine, finanziata dalla Camera di Commercio provinciale e realizzata dall’Unione Industriali di Napoli, attraverso il suo Centro Studi, è stata condotta su un campione di turisti che hanno visitato Napoli a maggio 2007 e hanno soggiornato per almeno una notte in città o in provincia.
I visitatori della città partenopea sono in prevalenza europei (47,2%): il 23,1% proviene dalla Francia, il 18,9% dalla Germania, il 17,8% dalla Gran Bretagna e il 14,5% dalla Spagna. I turisti italiani rappresentano il 38,7% del campione. Provengono principalmente dal Lazio per il 14,7%, dalla Lombardia per il 13,5% e dalla Toscana per il 10%. Seguono poi il Piemonte con il 7%, la Sicilia con il 6,6% e la Puglia con il 5,6%. Bassa la percentuale dei visitatori extraeuropei (14,1%), che giungono in gran parte dal continente americano. Infatti il 51,8% è statunitense, mentre il 16,9% ha cittadinanza canadese. Sempre più numerosi anche i giapponesi, pari al 10,3%. Il motivo principale del viaggio è rappresentato, per il 64,2% degli intervistati, da un interesse specifico per la città. Le attrazioni di maggior interesse sono i monumenti e le chiese, visitati dal 76,8% dei turisti. Seguono i siti archeologici (58,9%), i musei e le pinacoteche (51,5%). Altro dato interessante è che il 49,3% dei visitatori organizza il viaggio e il soggiorno con il metodo “fai da te”. Sempre meno turisti si rivolgono alle agenzie di viaggio (26,3%) e ai tour operator (19,5%). Osservando poi la distribuzione per nazionalità, emerge che gli italiani preferiscono maggiormente il “fai da te” (57,3%) rispetto agli stranieri (44,2%). Se le prenotazioni avvengono principalmente (47,1%) ancora attraverso l’utilizzo di un operatore (agenzia, tour operator, ecc), la modalità internet è utilizzata da quasi un terzo dei turisti (32%), con una leggera predominanza di quelli stranieri(34,7%). Frequente è anche il ricorso alle prenotazioni telefoniche, metodo utilizzato in particolar modo dagli italiani (21%). Oltre la metà dei visitatori ottiene informazioni sulla destinazione attraverso il passaparola. La città risulta quindi attraente (l’indagine è stata svolta prima dell’inasprirsi dell’emergenza rifiuti), malgrado sia ancora ai margini dei circuiti turistici nazionali e internazionali. Solo il 27,5% dei turisti, infatti, giunge a Napoli dopo essersi rivolto alle agenzie per avere delle informazioni.
Dall’indagine emerge, altresì, che le strutture alberghiere sono scelte dal 63,9% dei turisti, mentre il restante 36,1% opta per strutture extra-alberghiere, tra le quali il bed and breakfast.
Pienamente soddisfatto della ricchezza di monumenti, di siti archeologici e naturali del territorio partenopeo è il 62,2% dei visitatori. Non solo. Il 47,5% degli intervistati associa a Napoli la parola cultura. Ciò significa che sta scomparendo dall’immaginario collettivo del turista una Napoli legata a ”pizza, mare e mandolino”. Tra i termini negativi associati al capoluogo campano vi sono la sporcizia (39,4%) e il traffico (26,1%). La criminalità preoccupa solo il 17,2% degli intervistati.
All’incontro di presentazione del volume sono intervenuti il Segretario Generale della Camera di Commercio di Napoli, Antonio Vinci, il Consigliere incaricato al Centro Studi dell’Unione Industriali di Napoli, Diego Guida, l’Ordinario di Statistica presso la Facoltà di Economia dell’Università Federico II, Roberta Siciliano, il Presidente della Sezione Turismo dell’Unione Industriali di Napoli, Teresa Naldi, il Docente di Statistica Sociale presso la Facoltà di Economia dell’Università Federico II, Massimo Aria. |