TUTTO IN UN WEEKEND
a cura di R. VENERANDO
In principio era il mito. La storia di Napoli, che abbraccia l'intero arco di 25 secoli in cui si succedono dominazioni e popoli (Greci, Romani, Angioini, Svevi, Spagnoli e Francesi), ha inizio con la sirena Partenope, che cerca la morte come rimedio per non essere riuscita ad ammaliare Ulisse con il suo canto e appoda sullo scoglio di Megaride, primigenia matrice della futura Neapolis.
Fuori del mito, per la sua posizione strategica, per l'incantevole sua natura e per il suo clima melodico, Napoli è stata da sempre territorio di conquista. Il nome della città deriva da “Neapolis” attribuito dai primi coloni greci nel VII secolo a.C.. In epoca romana, dal IV secolo a.C., fu la residenza preferita degli imperatori, prima di divenire teatro della lotta tra Goti e Bizantini. Successivamente divenne capitale di un ducato autonomo (763-1139), cui seguirono le dominazioni sveva e angioina.
Con le guerre tra Francia e Spagna, la città attraversò un periodo oscuro durato fino al 1707. In seguito, intorno ai primi anni del 1800, Napoli fu retta dai Borboni, ma l'idea dell'unità nazionale coinvolse la popolazione che accolse Garibaldi il 7 settembre 1860, che con il suo arrivo sancì l'annessione della città all'Italia.
Epicureismo e religiosità, folclore e tradizione si mescolano alle pendici del Vesuvio, in una città ricca di un'arte che parla lingue diverse, che racconta di misteri e di miracoli, che inventa, riscopre, trasforma.
Nel momento in cui ci si allontana dalla città, ci si sente pervasi da una sensazione di malinconia.
Poeti e scrittori, film e canzoni classiche napoletane (tra cui la nota “Munastero e Santa Chiara”), italiane e americane, parlano di un mal d'africa partenopeo: la napolitudine, la “smania di tornare" a Napoli, città dolce come una lirica.
Piazza del Plebiscito
È l'emblema della straordinaria capacità della città di rinnovarsi. Un tempo barbaramente utilizzata come parcheggio per le auto, fortunatamente fu rivalutata e restituita alla città nei primi anni '90.
La piazza, che deve il suo nome al plebiscito con cui il Regno delle Due Sicilie decise di aderire all'Unità di Italia nel 1860, è circondata da quattro edifici: il Palazzo Reale, la basilica di San Francesco di Paola, e i due edifici simmetrici della Prefettura e del Palazzo di Salerno.
Il Palazzo Reale (in basso a sinistra) risale ai primi del '600, quando i viceré spagnoli affidarono il progetto di una reggia elegante che potesse ospitare la corte e i sovrani nel corso dei loro viaggi in città a Domenico Fontana; successivi ampliamenti si ebbero nel '700 e nell'800. Dal 1600 al 1946 il Palazzo Reale è stato sede del potere monarchico a Napoli e nell'Italia meridionale, con i viceré spagnoli e austriaci, i Borbone e, infine, i Savoia.
Dal 1919 ospita il Museo dell'Appartamento Storico e la Biblioteca Nazionale.
La basilica di San Francesco (in alto a sinistra) fu costruita invece tra il 1816 e il 1836.
Galleria Umberto I
Poco distante da Piazza Plebiscito c'è la stupenda galleria Umberto I, costruita nel clima di rinnovamento urbano in seguito all'epidemia di colera e alla legge speciale del 1885.
Il progetto è di Emanuele Rocco, poi modificato da Ernesto Di Mauro e da Antonio Curri. Nel 1890 furono inaugurati sia il Salone Margherita, destinato a diventare il più famoso cafe-chantant di Napoli, sia la Galleria, anche se i lavori non erano terminati.
L'architettura coniuga sapientemente i prospetti neorinascimentali con la bella copertura vetrata con struttura in ferro.
Castel dell’Ovo
«E così come si vuole che chi abbia visto uno spettro non possa più ritrovare l’allegria,
si potrebbe dire all’opposto che mio padre non poté mai essere del tutto infelice,
perché il suo pensiero tornava sempre a Napoli».
Johann Wolfgang Goethe
Il castello sorge sull'isolotto di Megaride, unito alla terraferma da un sottile istmo, dove sbarcarono i cumani nel VII secolo a.C. per fondare il primo nucleo di Palepoli, la futura Napoli.
Nel I secolo a.C. sotto i romani vi fu edificata la sontuosa villa di Lucio Licinio Lucullo, che in tempi più oscuri per l'Impero - metà del V secolo - fortificata da Valentiniano III, ospitò l’ultimo Imperatore di Roma, Romolo Augusto, nel 476. L'intero complesso fu raso al suolo intorno al X secolo dagli stessi napoletani per evitare che la fortezza venisse usata dai Saraceni come base per l'invasione della città.
Il castello venne ricostruito, poi, dai Normanni nel XII secolo, ma in seguito all'edificazione di Castel Nuovo (nella foto a sinistra) fu usato sempre più raramente.
Il re Carlo I d'Angiò spostò infatti a Castel Nuovo la corte, limitandosi a trasferire al Castel dell'Ovo il Tribunale della Camera regia e l'Erario di Stato. Sotto la dominazione aragonese il castello fu ristrutturato, assumendo da allora la conformazione attuale.
Oggi è annesso allo storico rione di Santa Lucia ed è interamente visitabile.
Nelle grandi sale si svolgono mostre, convegni e manifestazioni. Alla sua base sorge il porticciolo turistico del “Borgo Marinari”, animato da ristoranti e bar, sede storica di alcuni tra i più prestigiosi circoli nautici napoletani.
Castel Nuovo (Maschio Angioino)
L'imponente fortezza, iniziata nel 1279 da Carlo I d'Angiò ma riedificata sotto gli Aragonesi, ha una pianta trapezoidale circondata da un fossato, dove poggiano gli alti basamenti delle cinque torri cilindriche.
Eretto per celebrare l'ingresso trionfale in città di Alfonso d'Aragona nel 1443, è uno dei più alti esempi di scultura rinascimentale nel Sud Italia. All'interno del Maschio Angioino - sito nella famosa Piazza Municipio - si trovano la cappella Palatina, che ancora conserva l'aspetto originario, e la splendida sala dei Baroni.
Nei mesi estivi il castello ospita importanti manifestazioni musicali e teatrali.
Il Centro storico di Napoli
«Veder Napoli, come noi
la vedemmo al primo albore, molto in alto
sul fianco del Vesuvio,
è veder un quadro
di mirabile bellezza».
Mark Twain
Il Centro storico di Napoli ha una pianta a scacchiera divisa da tre assi viari, i “decumani”, tagliati ad angolo retto da vie dette “cardini”.
Qui si affolla e si concentra la Napoli di ieri, con le sue botteghe di orefici, i negozi di strumenti musicali, le librerie, l'Università Federiciana, i vicoli, che si rincorrono tra un monumento e l'altro, tutti di impareggiabile bellezza.
Del centro storico, la Piazza del Gesù Nuovo è un simbolo. Attraversata dalla famosissima Spaccanapoli (via che divide in due la città), è sede di monumenti celebri: le chiese di Santa Chiara e del Gesù Nuovo, e la guglia dell'Immacolata, che svetta al centro della piazza, eretta tra il 1747 ed il 1750 su commissione dell'Ordine Gesuita.
La guglia, decorata da sculture marmoree di Matteo Bottiglieri e Francesco Pagano, è sormontata da una statua in rame dorato dell'Immacolata.L'interno della chiesa del Gesù Nuovo, invece, è un tripudio di marmi, stucchi e affreschi, con opere di Francesco Solimena, Luca Giordano e Massimo Stanzione.
Proprio di fronte la chiesa del Gesù Nuovo, c'è il Monastero di Santa Chiara, costruito nel 1310 da Roberto d'Angiò in stile gotico provenzale e trasformato con decorazioni barocche a metà del '700. Danneggiata dai bombardamenti nel 1943, fu successivamente restaurata nelle forme asciutte dello stile originario.
Celeberrimi i suoi tre chiostri: il Chiostro delle Clarisse, quello dei Frati Minori e il Chiostro di Servizio. Il Chiostro delle Clarisse fu completamente trasformato da Domenico Antonio Vaccaro che mantenne la struttura gotica ridisegnando solo il giardino rustico decorato da preziose riggiole maiolicate, ricollocate dopo la Seconda guerra mondiale, di Giuseppe e Donato Massa. |