Parigi,
capitale delle avanguardie
Stefano Castelli Gattinara
Architetto
Parigi non è solo la classica meta per un week-end in due, ma è anche uno dei luoghi privilegiati per chi cerca divertimento, storia e arte. Capitale delle avanguardie, Parigi è una commistione di stili in cui lo slancio poderoso ed eterno del gotico si accosta alla fragilità artistica dei ritrattisti di strada; dove il ferro, l'acciaio, il vetro e le resine plastiche si contrappongono alla solidità degli edifici che hanno segnato la storia.
Parigi è una città in continua evoluzione, attenta a quelle che sono le esigenze dei suoi cittadini, capace di rinnovarsi come poche altre, focolaio di un'architettura di grande pregio alimentata da tanti talenti internazionali che in essa trovano le condizioni ideali per crescere. Tra grandi rivoluzioni urbanistiche e sociali, Parigi ha saputo risolvere i problemi che le si presentavano in modo convincente e originale. Tanti sono gli uomini che hanno contribuito alla sua crescita, a cominciare da politici illuminati che hanno visto nella figura dell'architetto un elemento indispensabile all'evoluzione delle forme e delle funzioni della città che, in continua espansione, ha l'impellente bisogno di previsioni di crescita decennali.
Negli ultimi decenni sono stati significativi i cambiamenti voluti prima dal presidente Giscard d'Estaing (1974-1981) e poi da Mitterand (1981-1995). Alle Halles, Valery Giscard d'Estaing ridusse il numero di costruzioni volute da Pompidou (suo predecessore cui si deve il Museo di Arte Moderna che porta il suo nome, progettato dagli architetti Piano e Rogers) e vi aggiunse un grande giardino; volle inoltre trasformare la stazione di Orsay in un museo (progettato dall'italiana Gae Aulenti), riorganizzare il parco della Villette e, per favorire i rapporti tra il mondo islamico e quello occidentale fondò, insieme a 22 paesi arabi, l'Istituto del Mondo Arabo, progettato dall'architetto Jean Nouvel e completato nel 1987 (Insitute du Monde Arabe, quai Saint Bernard).
Parigi deve a Mitterand la riqualificazione della Defense che, a partire dal 1958 quando fu progettata, per molti anni era rimasta solo un quartiere di affari periferico.
La progettazione fu affidata, dopo un concorso per il prolungamento dell'asse storico di Parigi - dal Louvre alla place de la Concorde, all'Arco di trionfo - all'architetto danese Johan Otto von Spreckelsen. Si tratta di una città costruita su due livelli: quello inferiore per i mezzi di trasporto (al di sotto c'è il nodo ferroviario più importante d'Europa, linee ferroviaria e metropolitana) e quello superiore completamente pedonale. Sull'enorme piazzale (l'Esplanade) si affacciano una trentina di grattacieli che quotidianamente ospitano 140mila impiegati. La struttura più caratterizzante è quella della Grande Arche che ospita l'Arca della Fratellanza, dedicata ai Diritti dell'Uomo. Rappresenta una gigantesca cornice: l'Arco è un cubo quasi perfetto, svuotato al centro (altezza di 110 m, larghezza di 112 m e profondità di 108 m). All'esterno è ricoperto in marmo bianco di Carrara, in granito grigio e in vetro. I lavori di costruzione furono iniziati nel 1983 e l'Arco fu inaugurato nel 1989, nel bicentenario della Rivoluzione francese.
Dello stesso periodo, è il controverso progetto della piramide del Louvre: un'enorme piramide composta da 673 vetri e alta 21,65 m, destinata a sorgere nel cortile del Louvre.
L'impegnativo compito fu affidato all'architetto Ieoh Ming Pei. L'idea fu quella di realizzare uno spazio nuovo, destinato all'accoglienza del pubblico del Louvre, che fosse espressione dell'architettura d'avanguardia e che consentisse al tempo stesso una armoniosa convivenza con l'antico museo. Oggi si sta già pensando ad un adeguamento della struttura, in quanto non è più in grado di offrire adeguati spazi per ospitare i milioni di turisti che giungono da tutto il mondo per ammirare il famoso museo e le sue preziose collezioni.
All'uscita della piramide del Louvre, dopo aver percorso tutto il giardino Tuileries in direzione Place de la Concorde, vale la pena fermarsi al Musée de l'Orangerie, se non altro per ammirare nelle sale ovali il ciclo delle Ninfee di Claude Monet ora illuminate da luce naturale. Infatti il museo ha riaperto nel 2006 dopo 6 anni di ristrutturazione. Il piano interrato ospita la collezione di opere post-impressioniste del famoso mercante d'arte Paul Guillaume.
Al rinnovamento architettonico si affianca l'abbellimento e riqualificazione urbana delle aree verdi: in particolare il progetto della Villette. Attualmente il parco si estende su 55 ettari e comprende la Cité des Sciences et de l'Industrie, la cité de la Musique, la Geode (con un grande schermo cinematografico), il teatro Zenith (sala per concerti pop), il Cineaxe (dove le poltrone si muovono con l'azione del film) e diversi luoghi di interesse per i bambini. Il Parco della Villette è il risultato di un grande concorso internazionale di progettazione cui parteciparono i più grandi architetti contemporanei; vincitore fu l'architetto Bernard Tschumi cui si deve il disegno generale del parco con le “folies”, i padiglioni in metallo rosso disseminati ovunque.
Più centrale e meno esteso (13 ettari) è il parco André Citroen - ultimato nel 1992 - che sorge sul lungosenna, nel quindicesimo arrondissement, non lontano dalla Torre Eiffel, nel luogo dove un tempo erano situate parte delle fabbriche della Citroen. Anch'esso è il risultato di un concorso di idee indetto dal Comune di Parigi, di cui due risultarono le équipes di professionisti associati selezionate al concorso internazionale dall'Atelier parigino di urbanistica: la prima costituita dall'architetto Jean Paul Viguier e dal paesaggista Alain Provost, la seconda dall'architetto Patrick Berger e dal paesaggista e agronomo Gilles Clément.
Anche se un po' "fuori mano” vale la pena di raggiungere la Cité Universitaire ed entrare nel padiglione svizzero ed in quello brasiliano entrambe progettati da Le Corbusier, rispettivamente nel 1930/32 e nel 1957/59. I due edifici sono facilmente raggiungibili grazie alla linea metropolitana e ferroviaria che permette di spostarsi agevolmente e raggiungere tutti i punti della città.
Per concludere il tour dedicato a Le Corbusier non si può non andare a Poissy, dove a 20 Km di distanza da Parigi, su una collina sorge villa Savoye. Una delle opere più celebri di Le Corbusier, realizzata tra il 1929 e il 1931, è diventata monumento storico nel 1965. Dopo anni di abbandono la villa è stata restaurata e dal 1997 è ormai aperta al pubblico. In questa costruzione, Le Corbusier applica i suoi 5 punti (i pilotis, il tetto-giardino, la pianta libera, la facciata libera e la finestra a nastro). Inoltre la costruzione riflette altri suoi parametri progettuali: i legami con la pittura purista, la coesistenza di forme “libere” e geometriche, l'architettura dei percorsi, il rapporto con l'ambiente naturale. Tornando al centro di Parigi e recandosi in rue de Pont-Neuf, all'ultimo piano del Kenzo's main office, con un'affascinante copertura in vetro curvato, si può cenare al “Kong”, un ristorante dove Philippe Starck ha creato un'ambientazione moderna e raffinata, rivisitando ad hoc alcuni suoi celebri prodotti, quali le sedie di Kartell e le lampade da tavolo di Flos.
Il Kong è stato inaugurato da un anno e ha un'atmosfera a metà strada tra lusso e design. Una scalinata fluorescente conduce a questo paradiso. Appena varcata la soglia si rimane sedotti dalla cura dei dettagli e dal gusto.
La cupola trasparente ha un effetto scenografico magistrale. Fuori, i tetti di Parigi, la vista del Pont-Neuf, lo scorrere della vita giù in strada oltre i vetri. Si rimane incantati a guardare il sole che illumina le finestre e le tipiche mansarde sorseggiando un delizioso aperitivo. Il menu è un connubio perfetto di cucina francese e giapponese. Accolti dal direttore Gérald Collet e dallo stimatissimo chef Richard Pommies si può solo essere viziati. I prezzi sono ragionevoli considerando il livello del locale e l'alta qualità della cucina. Se un pranzo al “Kong” è indimenticabile, una cena al calar della sera acquista un sapore romantico e di gran classe. Quando i colori del tramonto irradiano la loro delicata aurea tra le curve e le trasparenze del ristorante, la città fuori lentamente si trasforma. La “ville lumiere” diviene intrigante, sensuale, calda. E da quassù il suo magnetismo assume il ruolo di fascinazione. |