L’importanza della
formazione manageriale
Al via il Catalogo
Offerta Formativa
L’importanza della
formazione manageriale
Il circuito formativo va allargato
per diffondere metodologie innovative
a tutti i livelli operativi e dirigenziali
Vittorio PARAVIA
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno-SDOA
Vice Presidente ASFOR
Le ultime ricerche ASFOR - Associazione Italiana per la Formazione Manageriale - hanno evidenziato una crescente valutazione positiva da parte delle aziende sull'importanza della formazione manageriale per il miglioramento della qualità di dirigenti e imprenditori; più in generale per la competitività del sistema Italia. A margine di questa valutazione però sono emersi dati interessanti soprattutto se consideriamo la realtà produttiva e imprenditoriale del Meridione. Si avverte una forte necessità di allargare il più possibile il circuito formativo alle PMI, che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo nazionale, alle imprese del Sud e alla P.A. al fine di diffondere modelli e metodologie innovative a tutti i livelli operativi e dirigenziali e consentire un più facile dialogo tra culture dirigenti, spesso diverse per formazione e obiettivi.
In secondo luogo, si avverte la necessità di focalizzare i temi della formazione nelle aree strategiche di sviluppo competitivo come l'internazionalizzazione collegata alla capacità di comprendere e fronteggiare in time to market le prospettive e i vincoli della globalizzazione e l'abilità manageriale a gestire i cambiamenti e l'innovazione non solo tecnologica.
Come rispondere, soprattutto al Sud, a tutto questo? Il nanismo delle imprese, nei nostri territori, ha un'accezione non solo dimensionale ma purtroppo anche sostanziale, che evidenzia spesso incapacità di stare al passo con i tempi e di crescere in un contesto competitivo, evoluto e libero da forme assistenziali protette e monopoli di fatto. Gli strumenti messi in campo recentemente, come i fondi interprofessionali, non riescono ancora a realizzare gli obiettivi attesi perché le imprese hanno maturato accantonamenti minimi e insufficienti a supportare finanziariamente validi programmi di formazione. L'unica alternativa, in mancanza di fonti pubbliche di sostegno aggiuntive, è l'investimento privato e l'organizzazione sui territori di forme consortili tra imprese per creare laddove non esistano o sostenere soggetti locali con competenze specifiche in grado di monitorare i fabbisogni formativi delle imprese e di realizzare interventi mirati di qualità. L'esperienza del Catalogo formativo realizzata da Confindustria Salerno è un passo importante e costituisce una buona pratica difficilmente riscontrabile in altri contesti locali, ma è altrettanto vero che “lo strumento catalogo” può rappresentare solo il passo intermedio per iniziare a selezionare i bisogni delle imprese, la qualità e l'affidabilità dell'offerta. Lo step successivo per rispondere compiutamente al problema è l'effettivo coinvolgimento delle imprese stesse nella gestione strategica e finanziaria di un soggetto specializzato che costituisca il nodo formativo di una rete imprenditoriale con funzioni ed obiettivi che riproducano in forma diffusa e partecipata il modello vincente della Corporate University.
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