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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNAIO 2007
 


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Le isole produttive campane prenderanno il largo?

L’intervista a Andrea Cozzolino - Con il PASER si avrÀ una maggiore certezza dei tempi

L’intervista a Massimo Lo Cicero - Senza innovazione si esce dal mercato

L’intervista a Giuseppe Di Milia - Non solo tessile a Calitri

L’intervista a Cosimo Callisto - Un destino ancora in forse per i distretti

L’intervista a Carlo Cicala - Necessaria una nuova forma di governance

L’intervista a Luigi Giamundo - Puntiamo sulla politica di marchio

L’intervista a Lorenzo Guarnaccia - Uscire dal monoprodotto si deve

Un destino ancora in forse per i distretti

 Cosimo CALLISTO
Presidente Distretto industriale S. Marco dei Cavoti

Presidente, in virtù della Sua esperienza a capo del distretto di San Marco dei Cavoti, quali prospettive crede avranno i poli produttivi in Campania?
Quella del distretto industriale di San Marco dei Cavoti, è stata un'esperienza interessante. Per la prima volta si sono trovati a dialogare sullo stesso tavolo Imprese, Sindacati, Comuni, Camere di Commercio e Provincia. Compito originario del distretto, come di tutti i distretti, era quello di definire con i soggetti facente parte del tavolo, un programma di distretto. In realtà l'urgenza delle scadenze comunitarie ha finito per "utilizzare" i Comitati con il solo obiettivo di proporre il Progetto Integrato Territoriale. Di fatto i Comitati sono divenuti Tavoli di Concertazione dei PIT abbandonando ogni altra possibile attività autonoma. Questo ruolo non ruolo del Comitato, ha origine da una delibera, non chiara, di costituzione degli stessi che non intesta al Comitato nessun progetto di distretto essendo questi riservati ai soli soggetti che hanno presentato le proposte, oppure agli eventuali soggetti attuatori (imprese, comuni, consorzi). Questa decisione ha lasciato al Comitato il solo compito politico di "raccogliere" progetti e di presentarli alla Regione, sminuendo il ruolo del Comitato che nell'incertezza della funzione ha preferito dare vita ad una sorta di associazione senza scopo di lucro.
Tuttavia, pur con queste difficoltà, l'esperienza dei Comitati ha favorito la maturazione dell'idea di distretto ed ha consentito finalmente una comunicabilità fra enti e rappresentanze sociali.
Oggi, finalmente, si è data attuazione alle progettazioni inserite nel PIT. Esso non ha certo la presunzione di risolvere tutti i problemi del settore, ma di mettere in campo tutti gli strumenti utili per riconquistare spazi di mercato, consolidare strutture imprenditoriali e livelli occupazionali, confrontarsi con le sfide dell'innovazione tecnologica, della costruzione di reti di imprese, dell'investimento sulle competenze professionali e manageriali e sulla qualità dei prodotti. L'uscita dei bandi è coincisa, tuttavia, con un quadro congiunturale tangibilmente difficile. La crisi ha scavato in profondità nei numeri (fatturato, redditività, addetti...), ma anche e soprattutto sulle "aspettative", sugli "schemi" con cui i soggetti della "comunità distrettuale" - gli imprenditori, le realtà istituzionali, le famiglie, - si confrontano, programmano le loro scelte, investono sul futuro.
Questa crisi sembra aver ulteriormente eroso il terreno di una visione condivisa dei veri problemi e del futuro del distretto ed aver spinto al livello di guardia incertezza e disorientamento. D'altra parte l'impegno "esterno", nonostante i grandi sforzi profusi e nonostante le sue buone ragioni, non è apparso e non appare in grado di produrre sostanziali risultati, almeno nell'immediato. Questi tre anni hanno lasciato, sul profilo del distretto, i solchi dei passaggi strutturali. Proprio questa fase di difficoltà coincide, oggi, con il non ruolo del Comitato. Il patrimonio di "comunicabilità" che il Comitato era riuscito a costruire sul territorio sembra disperso. Il Comitato di fatto oggi non ha più un ruolo ma quello che è più interessante comprendere è se distretti hanno ancora un senso per la politica regionale.

La scheda
Distretto tessile di San Marco dei Cavoti
imprese: 60 (ca)
La realtà tessile sannita nasce intorno al 1970, quando due imprenditori cominciano a produrre capi di abbigliamento per conto dell'azienda molisana Pantem, che distribuiva, tra l'altro, il marchio "Pop 84" noto negli anni '80. L'iniziativa ebbe successo e, fino al '90, fu "imitata" da altri imprenditori che avviarono un'attività tessile, spesso a conduzione familiare, in ogni caso per conto terzi. La poca specializzazione, la grande disponibilità di manodopera locale e i costi relativamente bassi per mettere in piedi l'attività in proprio, furono determinanti per la riuscita delle imprese. Attualmente l'area comprende 16 comuni, complessivamente 38.000 abitanti, ma la concentrazione primaria è il bacino del Fortore-Tammaro che fa capo a San Marco dei Cavoti, dove si registra ben l'80% del totale delle attività industriali. Le imprese, in media di 20 addetti con una alta percentuale di donne, lavorano quasi tutte ancora per conto terzi, occupandosi solo di quelle fasi del ciclo produttivo (taglio e cucito) meno qualificate. Oggi sul distretto spirano venti di crisi dovuti alla sempre più massiccia delocalizzazione della produzione e all'aumento del costo del lavoro e dei prodotti.


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