Incentivi alle imprese:
passa la nuova legge regionale
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di essere legittimate
di Raffaella VENERANDO
Le imprese chiedono
di essere legittimate
Dottor Boccia, un suo giudizio sulla legge regionale di riordino degli incentivi alle imprese.
Sostanzialmente mi sembra possa definirsi un provvedimento dalle buone potenzialità, che potrebbe sopperire il malcontento per il limite di plafond per l'utilizzo del credito di imposta per i nuovi investimenti previsto nella finanziaria per il 2008. C'è solo un aspetto, relativo all'iter di approvazione della legge regionale, che mi preoccupa. Se la Commissione Europea tarda nell'approvazione della Carta degli aiuti a finalità regionale 2007-2013, di rimando anche i benefici contemplati nella legge regionale sugli incentivi alle imprese subiranno un ritardo nell'avvio.
Salvatore Bragantini, ex Commissario della Consob, ritiene che il nanismo delle imprese abbia ripercussioni sui bassi livelli di produttività. Non crede che sarebbe utile qualche forma di incentivo regionale alla fusione o all'acquisizione delle imprese?
Pur trovando condivisibile la prospettiva secondo cui il futuro dovrà essere fatto di alleanze, di fusioni, di parteneriati economici tesi a creare un sistema di alleanze più forte tra imprese, non sono così convinto che il nanismo imprenditoriale italiano pesi in maniera tanto forte sulla scarsa produttività. La propensione “a fare sistema” risiede nella cultura dell'imprenditore e dell'impresa, e non c'è, di certo, strumento che tenga. La bassa produttività non dipende dalla incapacità di fare fusioni o acquisizioni di impresa, ma nei vincoli cui il sistema produttivo italiano è soggetto e che costringono le stesse imprese a non potere fare il salto verso la media dimensione, come invece accade altrove. Il prerequisito fondamentale per emergere e competere rimane l'attrattività di un territorio. Il nostro sconta i ritardi ormai noti: malaburocrazia, eccessiva pressione fiscale, gap infrastrutturale.
Le imprese del nostro Paese hanno bisogno di essere legittimate: questa la reale esigenza. Mi viene in mente, a tale proposito, una massima di un mio docente universitario: «nessuno meglio del privato riesce a tutelare se stesso». Se realmente avessimo le convenienze per fare impresa bene, noi imprenditori non saremmo così stupidi da andare contro i nostri interessi.
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