Incentivi alle imprese:
passa la nuova legge regionale
L'INTERVISTA A ANTONIO BASSOLINO
L’INTERVISTA A Ettore Artioli - PiÙ attenzione
per il Mezzogiorno
L’INTERVISTA A VINCENZO BOCCIA - Le imprese chiedono
di essere legittimate
di Raffaella VENERANDO
PiÙ attenzione
per il Mezzogiorno
Dottor Artioli, cosa ne pensa del nuovo sistema di incentivi alle imprese approvato lo scorso ottobre dal Consiglio Regionale campano?
Mi sembra una novità molto importante, che avvia una semplificazione degli strumenti da lungo tempo attesa dalle imprese campane. L'aspetto più interessante da sottolineare riguarda la forte riduzione del numero delle leggi di incentivazione, che passano da oltre 40 a solo 4 grandi tipologie.
Un secondo aspetto importante riguarda le modalità utilizzate: si fa un ampio uso di forme automatiche di sostegno (come il credito d'imposta per gli investimenti e quello per l'occupazione) che riducono gli spazi di discrezionalità della politica e dell'amministrazione, riservando gli strumenti negoziali ai grandi investimenti e quelli valutativi ad investimenti in cui la qualità del progetto deve essere l'aspetto qualificante, in particolare quelli rivolti all'innovazione.
Nel momento in cui, a livello centrale, si fa fatica a promuovere una efficace politica industriale, soprattutto rivolta a colmare i divari che ancora separano il Mezzogiorno dal resto del Paese, credo che con iniziative come quella della Regione Campania si possa effettivamente intraprendere la strada del protagonismo delle regioni in materia di sviluppo economico, ruolo che già da diversi anni la legge gli assegna ma che fino ad oggi ha molto stentato ad affermarsi.
C'è solo da augurarsi che i disciplinari attuativi dei vari regimi vengano al più presto predisposti, attraverso il confronto con chi rappresenta gli interessi delle imprese, al fine di renderli quanto prima operativi e quanto più possibile aderenti alle aspettative del tessuto produttivo locale.
Quali le priorità per ridare slancio al Mezzogiorno?
Secondo i dati del recente Check-Up che Confindustria elabora periodicamente assieme all'IPI, il Mezzogiorno si presenta oggi come la più ampia area in ritardo d'Europa (se si fa eccezione per Bulgaria e Romania). Secondo lo studio, i divari interessano trasversalmente tutti i settori dell'economia e della società. É difficile perciò dire quali possano essere le priorità per il rilancio del Sud. Se tuttavia, dal punto di vista delle imprese, la priorità assoluta deve essere quella della ripresa degli investimenti, è necessario lavorare per creare e consolidare un ambiente favorevole all'attività d'impresa.
Questo significa fondamentalmente 5 cose:
- una pubblica amministrazione più snella, più efficiente, più trasparente, soprattutto più attenta alle esigenze ed ai tempi delle imprese;
- un fisco equo nel prelievo e favorevole agli investimenti, in cui non si scarichino sulle imprese i costi delle inefficienze della pubblica amministrazione, come nel caso delle addizionali IRAP;
- una presenza meno asfissiante dell'attore pubblico nell'economia, con la miriade di società nate negli ultimi anni che non solo generano servizi insufficienti con un costo alto per la collettività, ma sottraggono al tempo stesso spazi e opportunità alle imprese private, comprimendo le opportunità di sviluppo;
- infrastrutture moderne e funzionanti, nei trasporti, nelle comunicazioni, nei servizi di base;
- uno Stato presente e visibile, che contrasti con forte determinazione la criminalità.
La manovra finanziaria per il 2008 dimentica ancora una volta il Sud?
Mentre in termini generali la legge finanziaria contiene importanti aspetti positivi in favore delle imprese, a cominciare dal taglio dell'Ires e dell'Irap, per il Mezzogiorno si può considerare una piccola occasione perduta: si potevano infatti veicolare risorse su scelte dall'impatto immediato per il Sud con cui creare un piccolo choc positivo a sostegno delle imprese meridionali.
Viceversa, la Finanziaria fa registrare dei passi indietro rispetto alla priorità che il Mezzogiorno aveva avuto lo scorso anno, anche grazie alla pressione delle parti economiche e sociali che concordemente avevano avanzato proprie proposte per riavviare lo sviluppo nelle regioni meridionali. Cosicché quella che doveva essere una grande priorità nazionale viene pian piano ridimensionata: il Credito d'imposta per gli investimenti viene sottoposto ad una limitazione alla fruizione per problemi di cassa; le Zone Franche Urbane vengono estese a tutto il Paese ma senza aggiungere nuovi stanziamenti; i fondi derivanti da rinunce e revoche della Legge 488 non vengono destinati (come sarebbe stato logico attendersi) a nuovi investimenti nelle aree sottoutilizzate ma alle finalità più disparate; il Fondo Aree sottoutilizzate subisce diverse piccole limature. Si tratta di tanti piccoli segnali che mostrano l'assoluta necessità ed urgenza di riportare il problema Mezzogiorno sotto i riflettori, per evitare di farlo tornare nel silenzio di cui parlò il Presidente Montezemolo quasi 4 anni fa.
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