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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2007
 


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SPORT

PiÙ vicino
lo stadio del futuro

Idee innovative e cambio di passo culturale perchè il gioco continui ad essere diletto

di R. Venerando

Allarme violenza e degrado negli impianti sportivi italiani: una soluzione possibile c’è e porta il nome dell’architetto torinese Gino Zavanella. Vediamo nel dettaglio quali saranno le caratteristiche progettuali dello “stadio che verrà”.

Ripensare gli stadi italiani, obsoleti e poco sicuri. Architetto ci spiega cosa ha in mente quando dice che lo stadio deve trasformarsi in agorà?
Partiamo da una semplice considerazione. Oggi l'Italia è buon ultima in Europa nella classifica degli impianti sportivi e in particolare degli stadi, con un altro dato veramente allarmante e non trascurabile: il crollo degli spettatori.
Per una rilettura della progettualità degli impianti sportivi italiani sarà necessario partire da un drastico cambio di cultura e mentalità, puntando su idee assolutamente innovative.
Mentre all'estero costruiscono stadi come se fossero case, in Italia operiamo con tempi di biblica lunghezza e di incertezza disarmante. Si pensi all'Inghilterra, dove vengono demoliti e ricostruiti templi sacri come Wembley, Highbury e Anfield senza troppi problemi.
All'estero una legislazione migliore e più elastica contribuisce a fornire più certezze e più stimoli ad investire e, di conseguenza, i fatturati sono migliori.
Lo stadio non deve più essere concepito come una sorta di ghetto, in cui tutto, compresa l'architettura, è pensato in funzione della sicurezza e dei divieti, con il pericolo di preparare terreno fertile per ulteriore violenza. Al contrario deve trasformarsi in agorà, in luogo di incontri, con un'architettura che aspiri alla bellezza e all'armonia, in modo che lo stadio non sia una forzatura sull'urbanistica cittadina, ma una qualificazione e un'occasione di cultura. Non possiamo più pensare di utilizzare una volta ogni quindici giorni una megastruttura con una notevole valenza sia economica che di impatto ambientale. Utilizziamola tutti i giorni della settimana, fornendola di varie funzioni e rendendola così interessante anche dal punto di vista della redditività. In accordo con le Amministrazioni comunali, possiamo così risolvere alcuni problemi delle città: zone commerciali, alberghi, ristoranti, cinema, aree ludiche, fitness, medicina sportiva, solo per fare alcuni esempi.
Per arrivare a questo è necessario privatizzare gli stadi, dandoli alle società di calcio, facendoli diventare remunerativi, patrimonializzando così le società stesse.


Cosa occorre perché questa idea progettuale passi dalla potenza all'atto?
É necessario convincere innanzitutto i nostri politici. Questo è un fatto legislativo. Si decida che la linea è quella di privatizzare gli stadi. Che non servano dieci anni per avere la concessione per demolire strutture obsolete per la loro attuale funzione e quindi ricostruire. Vale come paragone quello che ho ricordato prima riguardo all'Inghilterra e le iniziative che stanno avvenendo in questo periodo in Spagna (18 nuovi stadi).


Quali sarebbero i vantaggi per le società e quali invece per i tifosi?
Stadi moderni a livello europeo, veramente multifunzionali e con una redditività importante che non si fermi solo all'incasso della biglietteria.
Massimo confort, ottima visibilità, servizi al tifoso di buona qualità garantiti dalla società di calcio stessa, questo deve essere l'obiettivo finale. I bilanci non dovranno più dipendere solo dai risultati, ma dalla qualità delle scelte e dei servizi forniti. Solo così ci potranno essere sicure prospettive di crescita.

Per concludere, una curiosità. Quanto le è servito essere uno sportivo nel suo lavoro di architetto?
è stato determinante per la formazione del carattere, perchè mi ha fatto imparare ad allenarmi alle sfide difficili, ma anche per la formazione professionale dove il mio “essere sportivo” viene fuori nell’attitudine al controllo e verifica del progetto. É da lì che è incominciata la mia marcia verso la progettazione di una impiantistica sportiva futuribile.

Chi È Gino Zavanella

Nato a Torino il 7 novembre 1944, attualmente vive tra Roma, Torino e Viareggio.
Ha studiato architettura e urbanistica a Firenze laureandosi nel 1969 con il professor Spadolini. Ha frequentato i corsi di maestri come gli architetti Savioli e Ricci, con i quali ha collaborato dopo la laurea. Iscritto all'ordine degli Architetti dal 1970, ha fondato lo Studio GAU nei primi anni '70, collaborando dal 1976 con l'architetto Alessandro Valenti.
Tra i suoi lavori più celebri “Sportilia-cittadella dello sport”, uno dei primi complessi sportivi polifunzionali in Italia, il centro di allenamento della Juventus, lo stadio Euganeo di Padova, lo Stadio di Salò (BS), il palazzetto dello sport di Fossano (CN).
È componente della Commissione Impianti Sportivi della Lega Calcio dal 1998 e componente della Commissione Impianti Sportivi della F.I.G.C. dal 1999.

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