San Leucio per tre giorni
capitale mondiale della seta
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San Leucio per tre giorni
capitale mondiale della seta
Antonio ARRICALE
Grande successo per “Textile art innovation”,
l’evento ideato e promosso dall’Unione degli Industriali di Caserta riservato al settore tessile
La seta torna a casa e San Leucio diventa vetrina internazionale della tessitura d'arte. Per tre giorni, infatti, l'antica Colonia borbonica fondata nel 1789, l'utopia di Ferdinando IV, è tornata capitale dei preziosi manufatti. "San Leucio Textile art innovation", l'evento promosso e curato dall'Unione industriali di Caserta nell'ambito della misura 6.5 del Por Campania, è stata davvero un'iniziativa di marketing internazionale. Ma anche un evento culturale di grande spessore. La kermesse - non poteva essere altrimenti - si è svolta nella suggestiva cornice del complesso monumentale del Belvedere, a Caserta, dal 13 al 15 settembre scorso, richiamando operatori e giornalisti da tutto il mondo: Katya Inzoli, redattore di Casa International China; Junko Nakade, di WWD Japan (Woman's Wear Daily); Ann Marie Marano, di Fabrics & Furnishings International; Francis van de Walle, di Le Courrier du Meuble et de l'Habitat; Emilia Watanabe, di Fashion Tsushin e Fashion News Tv Network, giusto per citarne alcuni. Guadagnandosi, peraltro, anche un lungo servizio del Tg Economia della Rai, oltre che l'attenzione dei media nazionali e regionali. Protagonista della manifestazione, dunque, la seta, che in Terra di Lavoro può vantare un patrimonio di oltre due secoli di storia e tradizione. Un patrimonio cui ha alluso in maniera eloquente lo slogan individuato come leit motiv dell'evento: "where art meets business", ovvero dove l'arte incontra gli affari. «Non è certamente un caso che la kermesse si sia svolta nel sito scelto da Ferdinando IV di Borbone per stabilirvi nel 1789 la Colonia serica», spiega il presidente di Confindustria Caserta, Carlo Cicala, quinta generazione di imprenditori del settore. E proprio per sottolineare ulteriormente questo retaggio storico, ancora assai vivo e avvertito dagli imprenditori serici casertani che lo considerano - a ragione - un formidabile valore aggiunto nello scenario della competizione globale, nell'ambito della tre giorni è stata prevista anche l'inaugurazione del Museo della seta, ospitato nei locali del Belvedere. Per l'occasione, infatti, sono stati rimessi in funzione nove antichissimi telai, restaurati grazie al contributo delle aziende Tesseci e De Negri. Da qui la proposta, sempre avanzata dal presidente di Confindustria Caserta, di dare vita ad una fondazione per valorizzare e sostenere in maniera permanente la seta di San Leucio. «La fondazione - spiega Cicala - dovrebbe non solo provvedere alla gestione del Museo della seta appena inaugurato, ma anche svolgere attività di formazione. C'è bisogno, infatti, di nuove leve che vadano a sostituire quei vecchi artigiani che custodiscono i segreti della tradizione.
Ma c'è anche bisogno di nuove figure professionali che conoscano i mercati stranieri, per incrementare il processo di espansione internazionale». Una dimostrazione, un esempio concreto di quella professionalità da non disperdere, è offerta con la messa in funzione di alcuni dei nove telai di epoca borbonica che costituiscono un patrimonio del museo e la tessitura di damaschi e broccati. «Oggi - afferma Cicala - tutte le aziende del territorio si sono dotate ormai delle nuove tecnologie, che consentono di produrre con molta più facilità e velocità, ma che non sono in grado di eguagliare i risultati qualitativi della tessitura artigianale. Per rendere l'idea con gli antichi telai manuali era possibile inserire anche 30 colori diversi in 5 centimetri di seta. Quei tessuti così pregiati sono praticamente scomparsi.
Ma sono certo che troverebbero mercato, soprattutto nel segmento più elevato. Attraverso la fondazione si potrebbe sperimentare una nuova produzione di nicchia». E il presidente della sezione Tessili dell'Unione industriali, Gustavo De Negri, delegato alla organizzazione della manifestazione, sottolinea l'importanza di apprendere i segreti della tessitura con gli antichi telai in legno, anche se ormai scomparsi dalle aziende: «È un po' come la conoscenza del latino - spiega - , non lo si parla quotidianamente, ma se lo si conosce si possiede un italiano migliore». Ma al di là degli affari, elemento cruciale della manifestazione - che, peraltro, nell'ambito di una serata di gala ha previsto anche un defilée dello stilista Bencivenga, che ha interpretato in chiave moderna preziosi tessuti serici - è stato sicuramente il lancio del marchio d'origine (Silk quality, San Leucio Textile) identificativo delle aziende del territorio. «La seta di San Leucio - ricorda Cicala - rappresenta un punto di riferimento per la fascia alta del mercato dell'arredamento per interni: ville, palazzi, ambasciate, grandi alberghi, navi di lusso. Gli attuali mercati di sbocco sono i Paesi del Nord Europa (in particolare Francia, Germania e Regno Unito), gli Stati Uniti, il Giappone, e gli Emirati Arabi. Mercati che vanno consolidati e ai quali si spera di aggiungerne altri interessanti come Cina e Sud America. Il nostro obiettivo, oltre ad identificare le aziende con il patrimonio storico del territorio, è quello di offrire maggiori garanzie di qualità ai consumatori. L'adesione al marchio comporterà infatti la rigorosa osservanza di un codice regolamentare che un apposito comitato istituito presso Confindustria Caserta sta elaborando».
Silk quality, primo passo verso un marchio di tutela
Cinque propositi, altrettanti impegni da rispettare alla lettera. La "Carta per la creazione di un marchio di tutela delle sete di San leucio" è stata presentata in occasione della prima giornata della kermesse con i buyers di tutto il mondo. Il primo atto di quello che in tempi non lunghi dovrebbe trasformarsi in un vero e proprio consorzio. Le aziende che hanno aderito al progetto si sono ritrovate al fianco del presidente di Confindustria Caserta, Carlo Cicala, e del presidente della sezione tessili Gustavo De Negri accanto al totem sul quale campeggiava il logo del futuro marchio. "Silk quality", seta di qualità, le parole chiave. Questi i punti fondamentali della "Carta".
«Dichiarare il marchio quale strumento essenziale per la salvaguardia del prodotto italiano e leuciano e del consumatore finale: esso potrà essere utilizzato esclusivamente dalle aziende che hanno sede legale e/o presenza del principale insediamento produttivo nell'ambito del distretto serico leuciano; rispettare nella produzione e nella lavorazione indicatori di eccellenza quali l'origine, la salute (del cliente-consumatore), l'ambiente e la qualità; accettare formalmente le regole fissate e condivise da un codice, dal manuale del logo e dal contratto individuale per l'utilizzo del marchio; riconoscere il valore dell'associativismo imprenditoriale di qualità mediante il quale attuare iniziative comuni quali la ricerca e il coordinamento dei finanziamenti pubblici e privati, sentito il Comitato promotore; e infine, affidare allo stesso modo l'attività per il rilascio dell'autorizzazione all'utilizzo del marchio alle imprese in possesso dei requisiti previsti». |
La Real Colonia, storia di un’utopia
San Leucio viene ufficialmente battezzata "Real Colonia" nel 1789, quando Ferdinando IV di Borbone promulga il "Codice delle leggi" che regola in modo innovativo la vita ed il lavoro della comunità leuciana. Un esempio di socialismo "ante litteram". Pari diritti per i coloni: scompare la differenza tra uomini e donne nelle successioni ereditarie, il guadagno è proporzionale al merito. Per il resto tutti uguali anche nel vestire. Tutti vanno a scuola. L'istruzione è obbligatoria dai sei anni in poi. Aboliti i testamenti, gli averi vanno ai parenti o al Monte degli Orfani. Parte dei compensi va versato alla Cassa della Carità destinata agli invalidi, vecchi e malati. Vengono abolite le doti per le figlie e vi è divieto assoluto dei genitori di interferire negli affari di cuore dei figli. Un'unica limitazione: si sposa solo chi è bravo a lavorar la seta. C'è un arte da difendere e tramandare. Il cittadino si sente parte attiva di una comunità di uguali e al tempo stesso è il protagonista essenziale del processo di produzione. Nasce Ferdinandopoli, "l'utopia" di una città ideale in cui dare attuazione a riforme sociali, introducendovi la manifattura della seta nell'intera filiera: dalla coltivazione del gelso al prodotto finito. Ogni gruppo familiare, alloggiato nelle abitazioni a schiera, è dotato di telai per la lavorazione a cottimo. In seguito tutte le lavorazioni vengono riunite in un nuovo opificio. Accanto alle maestranze locali sono impiegati artigiani genovesi, francesi, messinesi e piemontesi. Con l'Unità d'Italia l'opificio passa al demanio e l'attività produttiva viene data in concessione.
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Le aziende che hanno
animato la rassegna
Al progetto "San Leucio textile art innovation", ideato e promosso da Confindustria Caserta, ha aderito anche Confartigianato Caserta, che vi ha partecipato con una propria rappresentanza di imprese. Di seguito tutte le aziende che hanno partecipato alla rassegna internazionale.
1) Alois è - di Casapulla Anna Maria
2) Annamaria Alois sas
3) Antico opificio serico De Negri spa
4) Bottega Terraquea
5) Cardone passamanerie srl
6) Centro tessile meridionale srl
7) Fratelli Bologna e Marcaccio srl
8) Giuseppe De Negri & C. srl
9) Gustavo De Negri & Zama srl
10) Manifattura tessile Boccia sas
11) Nova srl
12) Quaredo srl
13) Real Sito sas
14) San Leucio Passamanerie srl
15) Tappezzeria Callido Antonio
16) Tappezzeria e tendaggio Kiria
17) Terre Blu snc
18) Cornici e…
19) Tesseci srl
20) Vestar srl |
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