SanitÀ e rifiuti:
Campania bocciata
Andrea PRETE
Alla fine si arriverà a quello che non avremmo voluto: una politica "lacrime e sangue" per spazzare via tutta quella zavorra che pesa nelle tasche dei cittadini
Iegli ultimi mesi la Campania è ritornata a fare parlare di sé per i suoi mali endemici e irreversibili. Problemi come la legalità e la sicurezza hanno restituito un'immagine con la quale tanta parte della politica si era illusa di non dovere fare più i conti. Per non parlare delle due piaghe storiche: sanità e rifiuti. Si è avvertita la sensazione di trovarsi di fronte ad uno studente universitario che si vanta di avere superato tanti esami complementari omettendo di essere stato bocciato in due prove fondamentali. Appunto, la sanità e i rifiuti.
Il deficit della sanità pubblica è davvero paradossale. L'eccesso di sprechi è il contraltare di una qualità del servizio pessima. Tanto è vero che migliaia di campani sono costretti ad andare fuori regione per ricevere diagnosi e cure adeguate. Le tonnellate di rifiuti che giacciono nelle strade della Campania confermano che non si è stati capaci di pianificare e di costruire gli impianti necessari che in altre realtà funzionano bene da anni. Per non parlare dei milioni di euro sprecati dalle strutture commissariali che non hanno risolto nulla.
É su questi aspetti che non mi è parso di cogliere autocritica da parte degli amministratori regionali. Anzi, ci si è rifugiati nella rivendicazione di ulteriori fondi, di maggiori risorse, che pure sono necessarie. Se da una parte la Lombardia chiede più poteri decisionali, dall'altra in Campania si persevera nella domanda di aggiuntivi aiuti finanziari. Quello che manca è la capacità di uscire da una stagnazione di potere che ha prodotto modelli di gestione della cosa pubblica molto discutibili.
All'ombra del Vesuvio si è cristallizzato un modo di "interpretare" le istituzioni che ha portato la Campania ben lontano dall'Europa. Quando nelle strade di Napoli, ma anche di altri centri non secondari, la popolazione attacca le forze dell'ordine per difendere i malviventi, è evidente che siamo in presenza di fenomeni degenerativi profondi. Agli industriali non interessa chi è il manovratore, ma la destinazione certa e sicura. Non è una questione di schieramenti o di "visione politica" di destra, di centro o di sinistra. É in gioco il futuro della Campania e delle nostre comunità. Ed è in gioco il valore sociale dell'impresa. Una pubblica amministrazione inefficiente è un danno per i cittadini ed un ulteriore costo per gli imprenditori. Una macchina burocratica che rallenta i procedimenti e non si assume le proprie responsabilità è un freno allo sviluppo.
Il fatto è che viviamo e lavoriamo in una regione dove l’addizionale Irap è massima e il costo della benzina è il più caro d’Italia. è chiaro a questo punto che, al di là degli imprenditori “autoctoni”, nessuno viene ad investire in Campania perché manca il reale “appeal” del territorio. Altro che piani strategici di sviluppo, strumenti di programmazione e piani industriali: la Campania non è attrattiva perché non sono state create le convenienze per favorire l'arrivo di nuovi capitali.
Bisogna prendere atto che questo modo di governare non ha funzionato. Alla fine si arriverà a quello che non avremmo voluto: una politica "lacrime e sangue" che dovrà spazzare via tutta quella zavorra che pesa nelle tasche dei cittadini. A cominciare dal numero esorbitante di dipendenti della pubblica amministrazione, peraltro spesso inefficienti.
Il richiamo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai numerosi serbatoi clientelari è un monito da tenere bene a mente. Stiamo vivendo una lenta agonia perché si preferisce rimandare scelte drastiche ed impopolari, che però potrebbero dare quella scossa che abbiamo più volte auspicato.
Ma chissà se nelle ovattate stanze del potere il messaggio sia mai arrivato.
Presidente Confindustria Salerno |