ARCHIVIO COSTOZERO

 
Cerca nel sito



Vai al numero in corso


  Dicembre 2012

Articoli n° 8
ottobre 2006
 


Parliamo di - Home Page
stampa l'articolo stampa l'articolo

Riforma delle professioni: l’Italia guardi all’Europa e al mercato


Francesco CITARELLA

Sonora bocciatura per il nostro Paese da parte dell’Istituto di studi avanzati di Vienna in quanto ad apertura alla concorrenza

La riforma delle professioni rientra nel novero degli interventi diretti ad un rilancio della competitività italiana. Il nostro sistema è vittima di un processo di autocelebrazione, che passa attraverso gli Ordini professionali, che non trova pari in Europa. In Italia si fa fatica ad applicare alle attività intellettuali la nozione di impresa, ormai pienamente accolta a livello comunitario. Attenzione: impresa e mercato non significano liberalizzazione selvaggia, ma solo necessità che ogni atto e fatto sia giustificato e proporzionato all'interesse pubblico. D'altra parte è lo stesso mercato a condannare l'attuale ordinamento delle professioni. In Italia, i costi per servizi professionali che gravano sui bilanci aziendali ammontano al 9% dei costi complessivi contro una media del 6%. La competitività delle nostre imprese subisce così evidenti danni. Uno studio comparato sulle professioni regolamentate svolto per conto della Commissione Ue dall'Istituto di studi avanzati di Vienna, pubblicato nel gennaio del 2003, assegna all'Italia, insieme all'Austria e al Lussemburgo, i voti peggiori quanto ad apertura alla concorrenza.
L'economia della conoscenza è dunque sempre più avviata verso un concetto di imprenditorialità e produttività del sapere. É proprio questa nuova logica negli ultimi anni, nei paesi industrializzati, ha consentito al ramo dei servizi professionali di registrare significativi tassi di espansione e un crescente grado di internazionalizzazione, con un aumento considerevole dell'incidenza sia sul prodotto interno che sull'occupazione complessiva. Noi affrontiamo un gap storico: nel nostro Paese l'attività intellettuale come risorsa è stata scoperta tardi, poiché il sistema produttivo si è fondato per almeno tre decenni sul lavoro manuale, paradigmatico delle condizioni e delle regole della grande impresa e del lavoro dipendente standard. Le professioni intellettuali sono state collocate in una enclave protetta e il loro controllo è stato affidato ad organismi pubblici (gli Ordini) chiamati a definirne le dimensioni e i meccanismi per l'accesso. Negli anni Ottanta, tale meccanismo non ha retto più per effetto dell'aumento progressivo della domanda di nuovi saperi che ha rafforzato la tendenza espansiva del settore terziario, nel quale sono stati riscontrati alcuni mutamenti: i bisogni, i modelli di consumo e il potere di acquisto del consumatore hanno cessato di essere indifferenziati perché sempre più personalizzati; il cliente è diventato parte attiva del processo di sviluppo; un numero crescente di aziende ha indirizzato alle categorie professionali una domanda di servizi sempre più specializzati; l'ingresso di operatori stranieri ha comportato un ridimensionamento della porzione di mercato disponibile per i professionisti nazionali. Il sistema professionale non può prescindere dallo scenario di sintesi descritto, ma anzi deve costituire la dorsale portante del tessuto connettivo economico. L'evoluzione rapida del mercato richiede un professionista esperto e moderno, che sappia collegare la propria specializzazione a quella di altri e che fornisca all'occorrenza servizi interdisciplinari. Mi si consenta di non limitare tale visione a una mera appartenenza ad un Ordine professionale. I due vantaggi più significativi sono, infatti, competenze distintive e capacità relazionali, costituite da quattro elementi di base: saperi, creatività/innovazione, autonomia e indipendenza. Appare evidente come i fattori di accelerazione della competizione impongano ai professionisti di superare quegli impedimenti che ostacolano la loro capacità di confrontarsi su un mercato aperto, cogliendo appieno le occasioni che si stanno delineando grazie al fermento istituzionale e ad una fluidità nell'aggregazione del consenso sugli obiettivi e sugli strumenti della riforma.
Questa tesi è suffragata dall'orientamento dell'Ue. Basti pensare alla direttiva 2005/36/CE in tema di "Riconoscimento delle qualifiche professionali" approvato dal Parlamento europeo nel giugno 2005 o ai recenti orientamenti internazionali in tema di "Libera circolazione dei servizi". L'Europa è sempre più vicina ad un sistema di perfetta mobilità dei professionisti e l'Italia non può giungere a questo storico appuntamento con l'ennesimo ritardo. Un punto dolente del nostro sistema è quello relativo alle professioni non regolamentate. Il Cnel nel "V Rapporto di monitoraggio sulle professioni non regolamentate" dell'aprile 2005, ha censito ben 155 attività, distribuite in 7 categorie: arti, scienze, tecniche, comunicazione d'impresa, medicina non convenzionale, servizi all'impresa, sanità. Siamo in presenza di un’elevata concentrazione di capacità competitività che merita di essere riconosciuta. Probabilmente il profilo occupazione può fornire un’idea più chiara della "valenza" del settore in questione. Secondo le stime ufficiali del Cnel, il settore dei servizi professionali rappresenta un universo di circa 5 milioni di persone, appartenenti a professioni regolamentate e non. In questo mondo variegato convivono professionisti autonomi e dipendenti, e centinaia di tipologie di contratti di lavoro. Per quanto concerne i livelli di reddito, tra gli autonomi, accanto ad una fascia non maggioritaria di lavoro sicuro e ad alto reddito, vi è una larga maggioranza di lavoratori con livelli medio alti di istruzione, con rapporti atipici e precari, redditi bassi e saltuari, che vivono in zone grigie dove i diritti individuali sono spesso deboli o assenti. La forza economica e competitiva di questa interessante fetta di mercato professionale è rappresentata da una costante attività di formazione continua, diretta ad un aggiornamento di saperi e conoscenze in base all'evoluzione di economia e mercato. Appare dunque rilevante e urgente il riconoscimento delle nuove professioni e delle loro associazioni. Non appare semplice "scendere" nel merito organizzativo che il nostro sistema potrebbe adottare. Sull'argomento delle professioni si scontrano tre diverse filosofie: la prima è di chi ritiene che le professioni siano delle imprese e che il meccanismo della concorrenza vada agevolato, riducendo il ruolo delle Associazioni e degli Ordini. La seconda, maggiormente moderata, inserisce il problema delle professioni all'interno della logica della regolamentazione del mercato del lavoro. Vi è infine una terza cultura, che attribuisce importanza alla concorrenza, alla dinamica di impresa, alla regolamentazione del tipo di lavoro, e ritiene fondamentale la qualità delle prestazioni, così da confermare la realtà degli Ordini.
Emerge allora la necessità di costruire una forma di regolamentazione e di rappresentanza combinata, che sia in grado di rispondere alle nuove modalità con cui tendono ad aggregarsi e ad operare le attività intellettuali, secondo articolazioni diverse da quelle previste nel nostro ordinamento e in linea con i modelli europei. Pertanto, è possibile ipotizzare la costruzione di un nuovo modello di regolamentazione delle professioni intellettuali, che preveda un sistema duale fondato, da un lato, su attività da proteggere, poiché ad esse corrisponde un interesse pubblico primario talmente rilevante da giustificare la tutela della categoria e l'obbligo di iscrizione per l'esercizio professionale (Ordini), dall'altro, su funzioni esercitate in una configurazione di mercato ad aperta concorrenza, dove l'interesse dell'utenza viene salvaguardato mediante un sistema di certificazione della qualità (Associazioni). Questa struttura da un lato liberalizza in maniera ragionata e ricolloca in modo più funzionale nell'ordinamento il segmento delle tradizionali professioni liberali, dall'altro, prende in considerazione quelle emergenti e le rende trasparenti, mediaante una regolamentazione su base concorrenziale che mantiene libero l'accesso all'esercizio delle attività e offre al consumatore e alla committenza punti di riferimento certi (Associazioni certificate) rispetto alla forte domanda di qualità dei servizi.

Presidente AIEGEOPAT
www.aie.geopat.it

Download PDF
Costozero: scarica la rivista in formato .pdf
Ottobre - 2.050 Mb
 

Cheap oakleys sunglassesReplica Watcheswholesale soccer jerseyswholesale jerseysnike free 3.0nike free runautocadtrx suspension trainingbuy backlinks
Direzione e Redazione: Assindustria Salerno Service s.r.l.
Via Madonna di Fatima 194 - 84129 Salerno - Tel. (++39) 089.335408 - Fax (++39) 089.5223007
Partita Iva 03971170653 - redazione@costozero.it