L’Architettura per i bambini: progettiamola con i loro occhi
Stefano castelli
gattinara
La scuola come mezzo di formazione
e comunicazione. Spazi adeguati per migliori rendimenti
«Con una bambina l'altro giorno abbiamo raccolto un fiore di campo e ci siamo messi ad osservarlo: la forma dei petali, come sono legati insieme, la sezione del gambo, la sensazione di vellutato, le sfumature di colore. Solo dopo aver "scoperto" tutto ciò, siamo stati capaci di disegnarlo; e dopo aver disegnato ciò che esiste, siamo più capaci di progettare ciò che ancora non c'è». Questa frase, estratta da un'intervista al designer Bruno Munari, ho deciso di metterla all'inizio di questo articolo affinché possa essere strumento di lettura, sia per noi progettisti, sia per noi fruitori. Dal mondo dell'infanzia abbiamo molte cose da apprendere, studiare, applicare. Da questo mondo spesso ci giungono insegnamenti "involontari", dati solo dall'ingenuità, dalla mente libera da canoni sociali. Noi, adulti, cosa restituiamo a questi insegnamenti? Spesso, anzi quasi sempre, cerchiamo di imporre i tempi, i modi, i luoghi studiati e idonei alla nostra mente di "adulti"costringendo i bambini ad adeguarvisi. Questo accade più o meno con tutto il mondo dell'architettura dedicata ai bambini, ma, in particolare, con l'edificio scolastico. La scuola, dopo la propria casa, è il luogo dove il bambino si forma e trascorre gran parte del suo tempo. Oggi, ancora di più, la scuola si sostituisce all'ambiente familiare, per lunghi periodi della giornata. I bambini mangiano, si riposano, studiano e giocano in un "tempo lungo" che giornalmente copre fino alle nove ore.
L'abitare la scuola non ha avuto, sinora, nel nostro Paese, l'attenzione che il tema meriterebbe. L'emergenza continua del processo incalzante di scolarizzazione ha fatto sì che le scuole fossero, spesso e volentieri, ospitate in strutture non dedicate, quali conventi, ex fabbriche, edifici destinati ad appartamenti. Gli stessi edifici nati come scuole vere e proprie, per difetto d'origine o per degrado successivo, sono tuttora caratterizzati da strutture inadeguate ai bisogni della vita scolastica. Sarebbe opportuno che l'architettura diventasse un mezzo di comunicazione adatto all'insegnamento. L'architettura "scolastica" dovrebbe comunicare con un linguaggio fatto di colori, forme, luci e ombre, pieni e vuoti. La sola disposizione dei banchi, ad esempio, può mutare la percezione dell'ambiente aula: basta poco per rendersi conto che file di banchi allineati di fronte a una cattedra insegnano qualcosa di molto diverso da tavoli rotondi inseriti in un ambiente senza spigoli. Inoltre partendo da quanto sostenuto da ricerche effettuate da pedagogisti, si è riscontrato che il rendimento scolastico migliora fino al 18% negli studenti che frequentano aule ben illuminate dalla luce del sole, rispetto a quelli che frequentano aule con illuminazione artificiale; particolare attenzione quindi andrebbe posta all'illuminazione. Rumore, aerazione, colore delle pareti: tutto sembra influire sulla capacità di assimilare ed elaborare informazioni, concentrarsi, prestare attenzione e ricordare le cose apprese. «Lo spazio architettonico è una metafora dello spazio mentale», spiega Jader Tolja, medico che studia le influenze reciproche fra mente corpo e spazio, «linee ortogonali, angoli retti, la ripetitività modulare, sono tutte scelte che si collegano alla nostra intelligenza logico-razionale che corrisponde all'emisfero sinistro del cervello. Un'architettura più organica, più random, casuale, fatta di linee morbide, tavoli rotondi, spazi vuoti, permette al contrario attività che sviluppano qualità sottocorticali, come intuizione e creatività».
All'estremo opposto dell'architettura scolastica tradizionale, si colloca l'architettura "organica" delle scuole Waldorf. In queste, l'ingresso è posizionato rigorosamente ad est, in modo che i bambini, in estate come in inverno, arrivando a scuola possano trovare una zona molto luminosa. La forma delle aule e i colori alle pareti cambiano a seconda dell'età: dalle aule rotonde, per i più piccoli, a quelle squadrate e simmetriche per i più grandi; e, nell'insieme, le aule sono distribuite in modo da creare un patio.
In Italia un esempio di come l'architettura possa assumere un ruolo pedagogico è dato dal centro didattico "Pantarei" a Passignano sul Trasimeno (Perugia). Si tratta di un centro di educazione ambientale realizzato attraverso un radicale recupero ecologico, e diventato un cantiere permanente di studio e sperimentazione. Al Pantarei si apprende l'educazione ambientale attraverso l'esperienza diretta: è il luogo stesso a far in modo che l'esperienza dell'abitare venga vissuta in maniera diversa. Camminando nel centro è possibile toccare e vedere i materiali che compongono muri, solai e tetti, osservare il ciclo dell'acqua o il funzionamento dei pannelli solari. Pantarei è un esempio concreto di ciò che significa sviluppo sostenibile, con un intento non solo divulgativo e di sensibilizzazione, ma anche di trasmissione di competenze, dimostrando come sia possibile contribuire in prima persona alla costruzione dei propri spazi. Altro esempio internazionale, degno di citazione, è l'intervento progettato dallo studio londinese Future Systems riguardanti la progettazione di aule all'interno di due scuole britanniche (due realizzate all'interno della Meadlands Primary School e due all'interno della Grey Court Secondary School a Richmond). Quest'intervento, primo esempio di un progetto pilota da potere realizzare su grande scala, prevede la realizzazione di aule di superficie di 100 mq progettate per accogliere ognuna al massimo trenta alunni, più aule "satellite" poste all'esterno nel giardino della scuola; per questo le unità sono completamente autonome, possiedono infatti i servizi igienici e tutto il materiale necessario a svolgere l'attività didattica. All'interno tavoli e sedie sono interamente colorati e il soffitto presenta dei "fori" che permettono di regolare il passaggio della luce e dell'aria. Le aule hanno l'aspetto di capsule comunicanti con l'esterno tramite una vetrata che, aprendosi, permette al giardino di diventare un prolungamento naturale dell'aula stessa. Per la decorazione dell'involucro delle aule-capsule sono stati scelti dei soggetti provenienti da disegni dei bambini della stessa scuola.
*Architetto - studio-architettura@castelli-gattinara.it
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