TRASPORTI
Le problematiche del trasporto pubblico locale su gomma
Risorse finanziarie esigue, pagamenti in ritardo, costi di gestione salati compromettono la salute delle aziende del settore
Simone SPINOSA
Tra i servizi pubblici essenziali, sicuramente il trasporto collettivo occupa un posto di primo piano e rappresenta un settore economico di grande rilevanza sociale.
Però, nonostante la centralità del ruolo svolto, continua a restare la "Cenerentola" di ogni politica industriale.
Gravi, ataviche problematiche investono il trasporto pubblico a livello nazionale ed ancor più a livello locale.
In particolare, in Campania, il tasto dolente è rappresentato dalle risorse finanziarie. Per quanto attiene al trasporto su gomma, lamentiamo il mancato conguaglio dei contributi ex lege regionale n. 16/83, in relazione agli anni 2000, 2001 e 2002, nonché il mancato adeguamento del corrispettivo dei contratti di servizio, sulla base del tasso di inflazione, a partire dal 2003. Tra l'altro, il suddetto corrispettivo era stato calcolato sui consuntivi dell'anno 1999. Sebbene la Giunta regionale della Campania abbia con decreto dirigenziale (n. 528 del 17/11/2005) acclarato un tasso del 13,9% a partire dal 1° marzo 2000 fino alla data del provvedimento, restiamo ancora in attesa.
Non dimentichiamo, poi, l'aumento di uno dei fondamentali costi che sopportiamo, vale a dire quello relativo al prezzo del gasolio, che incide di circa il 20% sui costi generali di gestione. Negli ultimi anni, i costi di trazione hanno registrato una crescita di gran lunga superiore ai tassi di inflazione programmata ed agli stessi indici ISTAT. Dal 2000 ad oggi, il costo del gasolio è aumentato di circa il 40%. In più, nella nostra regione, la partecipazione al Consorzio Unico Campania si è rilevata in generale poco conveniente, dati i riflessi negativi sugli equilibri finanziari delle singole imprese, dovuti alla contrazione dei proventi da traffico sulle relazioni comuni. Anche laddove lo Stato è intervenuto con risorse finanziarie, la Regione è stata poco solerte nel rimettere alle aziende i relativi trasferimenti. Si pensi che le provvidenze della legge n. 204/95, per le quali la Regione Campania ha, già da settembre 2005, ricevuto i relativi trasferimenti, sono giunte a noi soltanto nel mese di giugno 2006. Si registrano ritardi anche nel pagamento delle risorse per la copertura dei costi derivanti dal rinnovo del CCNL Autoferrotranviari per i bienni 2002-2003 e 2004-2005 (questi ultimi, tra l'altro, non sono stati ancora quantificati). Tutto ciò è causa di una erosione dei contributi/corrispettivi di circa il 20% rispetto ai valori determinati nel contratto ponte. La conseguente grave intollerabile crisi economico finanziaria, che affligge le aziende del settore, compromette la solvibilità delle stesse, mettendo a rischio la regolarità dei pagamenti dei contributi previdenziali, delle retribuzioni e delle rimesse ai fornitori.
La situazione viene ulteriormente aggravata dalla ben nota delibera della Giunta regionale, relativa al piano autobus, che va a depauperare ulteriormente i patrimoni aziendali, con la conseguente difficoltà di reperimento di risorse finanziarie da credito ordinario. Anche lo strumento del contratto ponte, originariamente previsto soltanto per un anno, è da ritenersi ormai del tutto inadeguato. Si presenta, inoltre, in contrasto con il Decreto Legislativo n. 422/97 ed anche con i più generali principi comunitari, in materia di obblighi inerenti la nozione di servizio pubblico.
A poco servono i soliti provvedimenti tampone che frenano, soltanto a breve termine, la criticità del settore.
Il trasporto pubblico locale deve essere oggetto di una radicale riforma, che gli riconosca il ruolo e la valenza strategica che merita. Occorrono serie misure a carattere fiscale, quale, ad esempio, la riduzione o magari l'esclusione della fiscalità sul gasolio ad uso professionale, la riduzione o l'esclusione dall'IRAP dei contributi a ripiano dei disavanzi o dei corrispettivi derivanti dai contratti di servizio. Pensiamo anche eventualmente a politiche tariffarie mirate.
Non basta certo liberalizzare il settore per ottenere un miglioramento del servizio, in termini di efficienza e di qualità. Se si vuole che ci siano imprenditori che investano in questo settore e che investano bene, nel senso che garantiscano degli standard ottimali di sicurezza, di qualità e di modernità, bisogna anche saper sostenere questi operatori coraggiosi, attraverso politiche industriali serie e programmi, a medio e lungo termine, che garantiscano a queste persone delle certezze.
Presidente Anav Campania |