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Le strutture reticolari spaziali
tra architettura e tecnologia
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Le strutture reticolari spaziali
tra architettura e tecnologia
Francesca I. ARRICALE
Vestrut ha brevettato un sistema
che risolve brillantemente il problema
di solai con campate a grandi luci
Nel campo delle costruzioni risolvono brillantemente il problema delle grandi luci (coperture senza pilastri, per intenderci), offrono un felice impatto estetico, sono sicuramente più competitive - per la realizzazione di campate oltre i 30 metri - rispetto all'utilizzo dell'acciaio tradizionale o al legno lamellare. Si tratta delle strutture reticolari spaziali, il cui campo applicativo, appunto nelle costruzioni, è stato al centro di un convegno che si è svolto presso Confindustria Caserta con la collaborazione dell'Ordine degli ingegneri di Caserta e dell'Ordine degli architetti.
Un convegno ("Le strutture reticolari spaziali in acciaio tra architettura e tecnologia") che è stato però anche l'occasione per fornire ai numerosi tecnici intervenuti il contributo di studiosi e, soprattutto, l'esperienza di una dinamica e innovativa azienda casertana (Vestrut srl) specializzata appunto nella progettazione, produzione, commercializzazione e montaggio di strutture reticolari spaziali in acciaio realizzate con propri brevetti (Cubetto e Vestrut).
I lavori sono stati introdotti dal presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Caserta, Gianluigi Traettino (che ha fatto gli onori di casa in rappresentanza del presidente Carlo Cicala) e analizzati, in tutte le pieghe tecniche, da Vittorio Severino, presidente dell'Ordine ingegneri, Roberto Rossano in rappresentanza dell'Ordine architetti, Ettore Ventrella, Mariano Nuzzo ed Enrico Rossetti della Vestrut srl e dal docente universitario Federico Mazzolani, che è tra i maggiori studiosi italiani di queste tecniche. Il quale, peraltro, con encomiabile sintesi, per i non addetti ai lavori ha dato la definizione più appropriata delle strutture reticolari: «Si tratta di sistemi che risolvono i problemi delle grandi luce in modo innovativo, economico e efficace», ha detto.
Un concetto, quello dell'innovazione, sottolineato con particolare evidenza da Gianluigi Traettino, per il quale «l'interazione tra ricerca e impresa, in una parola, l'innovazione, è la strada obbligata non soltanto per rilanciare l'economia, ma anche per vincere la sfida dell'internazionalizzazione verso cui tutte le imprese devono giocoforza protendere».
Innovazione che, nel caso del brevetto Vestrut - come ha spiegato Ventrella - può sintetizzarsi in tre caratteristiche: dal punto vista statico, presenta una chiusura a cerniera; tutte le aste (8 o 12 a seconda delle soluzioni) sono giuntate con un unico perno centrale (caratteristica che si traduce in rapidità di montaggio); le aste sono regolabili anche in opera. Caratteristiche queste, che consentono di arrivare a superfici di luce fino a cento metri (si pensi alle coperture di palestre e di impianti sportivi in genere); che offrono, dal punto dei vista estetico, una purezza di geometria nelle forme; e, particolare non trascurabile - come si è detto - nel caso di realizzazione di superfici oltre i 30 metri, consentono di abbattere notevolmente i costi, rispetto ai materiali tradizionali impiegati normalmente per la realizzazione di campate uniche. Insomma, c'è più di un motivo di orgoglio per la Vestrut srl, una giovane ma dinamica azienda dell'area Asi di Marcianise, che fattura poco meno di un paio di milioni di euro (la compagine societaria è composta da Pietro Iannone che detiene il 51% delle quote, Ettore Ventrella 29% e Francesco Piccirillo 20%), ma che ha già firmato grandi opere: l'aerostazione passeggeri di Malpensa, per esempio, e la Stazione marittima di Bari. E non intende, evidentemente, fermarsi.
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